HomeMondoUcraina: guerra in stallo, gli Zelensky in posa su Vogue

Ucraina: guerra in stallo, gli Zelensky in posa su Vogue

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/07/2022

-

Ucraina – Gli Zelensky su Vogue: Olena in copertina versione glamour, ma anche col cappotto lungo e un po’ svolazzante fra soldatesse in mimetica e residuati bellici; Volodymyr con la maglietta verde militare che è divenuta la sua divisa, abbracciato alla moglie o mentre le tiene la mano. Una didascalia dice: “E’ la donna che amo, ovviamente, ma è anche la mia più grande amica”. E la rivista sottolinea che la first lady ucraina, nel servizio fotografico, indossa creazioni ucraine (e giù l’elenco dei brands).

Lato contenuti, nel lungo servizio firmato da Rachel Donadio, già corrispondente da Roma del New York Times, oggi basata a Parigi, con le immagini di Annie Leibovitz, fotografa di fama mondiale, Olena ripete quanto detto nella missione americana: “Non abbiamo dubbi sulla nostra vittoria … Questi sono stati i mesi più orribili della mia vita e della vita di ogni ucraino … Non vediamo l’ora di vincere. Non abbiamo dubbi che prevarremo. E’ ciò che ci fa andare avanti”. Al Congresso, parlando da madre e da figlia, e non solo da first lady, Olena aveva mostrato le immagini di bambini ucraini uccisi dai razzi russi e aveva chiesto più armi per l’Ucraina.

Lato forma, l’uscita su Vogue ha innescato sui social un’ondata di commenti e di polemiche: critiche ma anche apprezzamenti – c’è chi scrive “Un ritratto del coraggio” -. Il politologo Ian Bremmer, fin qui elogiativo della strategia di comunicazione degli Zelensky, definisce, però, il servizio su Vogue “una pessima idea”: c’è chi osserva che un conflitto non è l’occasione di un photoshoot; e chi confronta le immagini degli Zelensky con quelle, molto più semplici e modeste, di Yvonne e Charles De Gaulle nel 1941. E c’è pure chi evoca le foto della Leibovitz a Mikhail Gorbaciov, versione ‘uomo immagine” di Louis Vuitton nel 2007 davanti a quello che fu il Muro di Berlino.

L’eco del servizio di Vogue sovrasta, mediaticamente, le notizie di giornata dai fronti del conflitto, dove si vive una fase di stallo. Zelensky critica da giorni l’Europa, che non mostra coraggio nelle sanzioni alla Russia, e ripete che le armi di precisione fornite dagli Usa stanno cambiando l’inerzia della guerra. Il servizio di Vogue può servire a rinfocolare l’interesse un po’ calante sull’Ucraina.

Mentre gli ucraini intensificano la controffensiva su Kherson, a Istanbul s’avvia il coordinamento sui corridoi sicuri nel Mar Nero per l’esportazione di grano dall’Ucraina. Alla cerimonia d’inaugurazione, era presente il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, uno dei firmatari dell’accordo di venerdì scorso: nel centro, allestito presso l’Università della Difesa nazionale turca, lavorano rappresentanti di Russia, Ucraina, Onu e Turchia.

Sempre ieri, come previsto, i porti ucraini sono “tornati a lavorare”, come scrive la Marina ucraina in vista di una ripresa dell’export di grano – il primo cargo è dato in partenza da Chornomorsk -. Ma da Mosca vengono avvisaglie di difficoltà: il vice-ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko dice che l’accordo potrebbe decadere “se gli ostacoli alle esportazioni agricole della Russia non saranno prontamente rimossi”. L’affermazione di Rudenko contraddice quanto detto al Cairo dal ministro Serguiei Lavrov. La questione sarà sicuramente affrontata nell’incontro tra i presidenti turco Recep Tayyep Erdogan e russo Vladimir Putin a Soci in Crimea il 5 agosto.

Ma c’è un’altra mina diplomatica su cui rischia di saltare la ‘pace del grano’ e forse tutto il contesto del conflitto ucraino: i presidenti Usa Joe Biden e cinese Xi Jinping si sentiranno oggi, nella loro prima conversazione telefonica in quattro mesi. Il colloquio cade in una fase di tensioni su Taiwan tra Washington e Pechino, riaccese dall’imminente visita nell’isola della presidente della Camera Usa Nancy Pelosi.

La prospettiva innesca un’escalation di mosse dall’una e dall’altra parte: il Pentagono potrebbe fare seguire l’aereo della Pelosi da caccia militari, nel timore di una provocazione cinese; ma l’iniziativa sarebbe di per sé accolta come una provocazione da Pechino. Nei giorni scorsi, il presidente Biden aveva preso le distanza dalla missione della Pelosi.

A Kherson, sono stati 36 i missili lanciati dall’esercito ucraino sul ponte Antonivskiy, sul Dnipro: è la via di rifornimento principale della città dalla Russia. Per le fonti filo-russe, “la maggior parte dei missili – gli Himars di produzione statunitense, ndr – è stata abbattuta, ma alcuni hanno centrato gli obiettivi”. Ironici i commenti ucraini: “Gli occupanti dovranno imparare a nuotare nel Dnipro. O dovrebbero lasciare Kherson finché è possibile”. Il traffico sul ponte è stato bloccato.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

Viva la Rai!

0
Il primo formale “incidente” del governo avviene a causa del canone Rai. Proprio quando - per la prima volta - tutto lo schieramento televisivo terrestre...

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...