Il giorno dopo i missili sul porto di Odessa, in Ucraina, la Russia cambia versione. Dopo averlo inizialmente negato, ammette d’essere responsabile dell’attacco, ma afferma di avere colpito obiettivi militari: “Abbiamo distrutto una nave da guerra ucraina e un deposito di missili Harpoon forniti dagli Usa”, afferma il portavoce del Ministero della Difesa di Mosca Igor Konashenkov.
I missili Kalibr a lungo raggio hanno centrato “un cantiere navale”, mettendo fuori uso le capacità di lavorazione dell’impianto di riparazione e ammodernamento della Marina ucraina. La portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova, parla di “un attacco ad alta precisione”.
Sabato, la Russia aveva negato al governo turco di avere condotto l’attacco al porto di Odessa, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vedeva nell’azione la conferma dell’inaffidabilità del Cremlino e dell’impossibilità di un’intesa con Mosca. Il porto di Odessa è cruciale per attuare l’accordo sull’export del grano ucraino siglato venerdì a Istanbul, con l’Onu e la Turchia mediatori e garanti.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken condanna l’attacco russo sul porto di Odessa e manifesta “dubbi sulla credibilità” del Cremlino: il bombardamento con missili “mette a repentaglio gli sforzi per fare pervenire” derrate alimentari a chi ne ha bisogno nel Mondo e getta un velo “sull’affidabilità della Russia”.
In visita al Cairo, il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov tenta un difficile recupero: assicura che la Russia manterrà i suoi impegni sull’export dei prodotti agricoli, a prescindere dalla revoca delle restrizioni applicate ai prodotti russi, e che le marine russa, turca “e di un terzo Paese” garantiranno la sicurezza delle navi cariche di grano nel Mar Nero. Ma poi aggiunge: “Aiuteremo gli ucraini a sbarazzarsi del regime di Zelensky”.
Kiev, dal canto suo, non mette in discussione l’intesa. Il ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov, che l’ha firmata, dice: “I preparativi per l’avvio dell’export agricolo continuano”.
Zelensky constata che la guerra, giunta al quinto mese, “non ha spezzato e non spezzerà l’Ucraina”: “Cinque mesi. Dopo otto anni. La guerra non ha fermato la vita nel nostro Paese e non lo farà. E di certo non ci renderà ostaggi dell’orrore che gli invasori hanno portato nel nostro Paese. Resisteremo. Proteggeremo ciò che è nostro. Vinceremo!”. Che la diplomazia abbia ancora spazi di manovra lo suggerisce una battuta di Papa Francesco, in volo per il Canada: “Si, vorrei andare a Kiev. Speriamo”.
I propositi ucraini sono bellicosi. Una fonte di Kherson afferma che la regione, nel Sud del Paese. sarà “definitivamente liberata” entro settembre. E l’intelligence britannica mega che i russi abbiamo esteso i loro obiettivi oltre il Donbass, come aveva affermato Lavrov mercoledì scorso: “L’offensiva russa di piccola scala è concentrata sull’asse di Bakhmut e fa minimi progressi”.
Anzi, l’esercito ucraino vanta una serie di successi e sostiene di stare “infliggendo perdite al nemico su tutti i fronti”, sottolineando il ruolo dell’artiglieria “fornita dall’Occidente”. Nel Lugansk, dove “nelle ultime settimane abbiamo colpito diversi depositi di munizioni e concentrazioni di invasori”, le forze russe si sarebbero ritirate da Verkhnokamianske: un distaccamento Omon (ex unità speciali anti-terrorismo della polizia russa) avrebbe perso 12 uomini e una caserma russa sarebbe stata distrutta a Kadiivka. Anche nel Donetsk, le azioni ucraine “impediscono al nemico di lanciare attacchi più concertati”. Con un drone, gli ucraini affermano di avere distrutto un tank russo e ucciso 15 “invasori”.
Sempre secondo fonti ucraine, i russi hanno ieri colpito in diverse località con missili e bombe: impossibile fornirne l’elenco completo. Lo stillicidio delle vittime civili è incessante: ieri, se ne conterebbero almeno cinque. Un uomo è morto vicino a Kharkiv: lavorava nei campi su un trattore, che è saltato su una mina
Esplosioni sono state udite a Melitopol, dove russi dicono di avere respinto attacco ucraino. E si conferma l’uccisione, fra i volontari che combattono con gli ucraini, di un canadese, uno svedese e un polacco, oltre che di due americani. I russi starebbero manipolando un’indagine sul bombardamento del teatro di Mariupol per addossarne la responsabilità agli ucraini.