La pace del grano dura meno di 24 ore. La mattina dopo la firma a Istanbul dell’accordo sull’export di cereali dai porti dell’Ucraina, quattro missili s’abbattono su Odessa, il maggiore scalo ucraino sul Mar Nero: due vengono intercettati, due cadono sulle installazioni commerciali, che la Russia s’era esplicitamente impegnata a non attaccare, al pari delle navi mercantili.
L’azione, di cui Mosca nega la responsabilità, secondo quanto dichiara il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, tra i firmatari dell’intesa, rischia di fare saltare il patto mediato da Onu e Turchia, prima ancora che inizi a essere attuato. L’accordo vuole garantire forniture alimentari a molti Paesi fra i più poveri al Mondo.
L’Ucraina accusa la Russia, che avrebbe utilizzato missili da crociera tipo Kalibr. Il porto di Odessa è cruciale per l’export di cereali. Fonti locali segnalano vittime, ma mancano al momento conferme. Fonti militari indicano che “i russi hanno colpito esattamente dove era immagazzinato il grano … Ecco quanto valgono le intese con un Paese terrorista”. Sarebbe stato danneggiato anche il Museo delle Belle Arti.
Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’azione dimostra che Mosca non vuole rispettare l’accordo sul grano: “E’ la prova che non importa cosa dica o prometta la Russia”, perché, poi, “trova il modo di non stare ai patti”. Per il ministro degli Esteri Dmitro Kuleba, il presidente russo Vladimir Putin “sputa in faccia” all’Onu e alla Turchia. Il Ministero degli Esteri di Kiev attribuisce alla Russia “la piena responsabilità” dell’eventuale fallimento dell’intesa. Il governo di Kiev aveva già espresso l’intenzione di mantenere attivi “percorsi alternativi” per l’export cerealicolo, su strada o su ferrovia.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha condannato senza mezzi termini l’attacco russo al porto di Odessa e sostiene che “la piena attuazione dell’accordo” siglato venerdì a Istanbul “è imperativa”.
La Turchia si è detta “preoccupata”: “Il fatto che un incidente del genere sia accaduto subito dopo l’accordo … ci allarma davvero”, dice il ministro Akar. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan conferma, però, l’impegno a mediare: “Siamo decisi a continuare gli sforzi diplomatici fino a che non ci sarà la pace tra Russia e Ucraina. Presto, speriamo di avere notizie incoraggianti dai colloqui e dai contatti a tutti i livelli, compresi i leader”.
L’ambasciatrice degli Usa in Ucraina Bridget Brink definisce “oltraggioso” l’attacco su Odessa. Ma Zelensky assicura che la guerra “non fermerà la vita in Ucraina”, mentre le first ladies di Lettonia e Lituania visitano Irpin e Bucha, luoghi simbolo delle atrocità commesse nel conflitto. Andando invece controcorrente rispetto a Ue e Nato, il premier ungherese Viktor Orban chiede all’Occidente di innescare il negoziato tra Kiev e Mosca.
Nel Donbass, dove si continua a combattere, sono morti due americani arruolatisi per l’Ucraina: lo conferma il Dipartimento di Stato Usa. L’identità dei due combattenti uccisi non è stata rivelata.
Fonti ucraine segnalano 13 missili russi su un aeroporto militare e un’infrastruttura ferroviaria nell’area di Kirovograd – tre le vittime, una decina i feriti – e ancora attacchi ed esplosioni a Sumy. Mykolaiv e Kharkiv, che sarà la sede del tribunale ucraino per i crimini di guerra commessi nell’invasione.