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Ucraina: firmata a Istanbul la ‘pace del grano’, spiraglio di pace

Scritto per Il fatto Quotidiano del 23/07/2022

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Alla vigilia del 150° giorno di guerra cruenta con decine di migliaia di combattenti caduti e migliaia di civili uccisi, c’è un accordo sull’export di grano ucraino dai porti sul Mar Nero. Ucraina e Russia lo firmano separatamente, Onu e Turchia ne sono i mediatori e i garanti. L’intesa, che sblocca milioni di tonnellate di cereali ammassate in silos, “è un faro nel Mar Nero”, dice Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan commenta: “Speriamo che l’accordo riapra uno spiraglio per la pace: questa guerra non avrà né vincitori né vinti; il vero sconfitto sarà il Mondo, perché l’effetto del conflitto si ripercuote su tutto il pianeta”.

All’atto della firma, Erdogan sale d’un gradino nella scala della retorica: “E’ una giornata storica. Siamo fieri del ruolo svolto in questa iniziativa che ha sventato la crisi alimentare mondiale. L’accordo di oggi riguarda tutte le nazioni del mondo, dall’Africa all’Asia: insieme stiamo evitando l’incubo della fame” globale. Da Washington, giunge il plauso degli Usa, con elogi a Gutierres ed Erdogan.

Nel sontuoso Palazzo Dolmabahce di Istanbul, Gutierres ed Erdogan erano seduti al centro d’un grande tavolo rettangolare ornato di fiori. Ai capi del tavolo, all’atto della sigla, si sono alternati il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu e il ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov. Era pure presente il ministro della difesa turco Hulusi Akar. La cerimionia è stata trasmessa in diretta dalla tv di Stato turca. Secondo l’AdnKronos, Shoigu e Kubrakov si sono stretti la mano, dopo la firma disgiunta.

Anche l’oligarca Roman Abramovich assisteva alla cerimonia di firma dell’accordo sul grano: come si vede nelle foto pubblicate dal Guardian, Abramovich era seduto nelle prime file di sedie. Si ignora quale ruolo l’ex presidente del Chelsea abbia avuto, ma fin dall’inizio del conflitto s’era parlato di sue possibili mediazioni: Abramovich è ebreo come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha molteplici nazionalità, israeliana, lituana e portoghese, oltre che russa.

In forza dell’accordo, un centro per coordinare l’esportazione del grano dall’Ucraina sarà istituito a Istanbul. Erdogan ha ricordato che l’intesa è frutto “d’un lungo percorso” avviato quasi quattro mesi or sono proprio a Istanbul: “Qui – ha aggiunto il leader turco -, avevamo visto i primi bagliori d’un accordo di pace, ma purtroppo quei bagliori si sono spenti”. Le speranze che si riaccendano ora sono flebili.

Dal punto di vista russo, il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov chiarisce, in una nota, che “l’obiettivo principale dell’accordo siglato è garantire le consegne trasparenti e regolari di cibo e fertilizzanti russi, comprese le materie prime per la loro produzione, ai mercati mondiali”. L’intesa, per Mosca, serve, in particolare, “ad eliminare gli ostacoli che gli Stati Uniti e l’Ue hanno creato nelle sfere della finanza, delle assicurazioni e della logistica, per garantire che questi prodotti siano specificamente esclusi dalle misure restrittive imposte contro il nostro Paese”. Di fatto, una spallata alle sanzioni.

D’altro canto, la Russia s’impegna a non profittare del fatto che gli ucraini accettano di sminare e riaprire i loro porti sul Mar Nero per trarre vantaggi militari. Shoigu nota: “La Russia si è assunta gli obblighi che sono chiaramente indicati in questo documento”

L’Ucraina promette una “risposta militare immediata” in caso di “provocazioni” russe. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba chiarisce che Kiev si fida dell’Onu e non della Russia: “L’Ucraina non si fida della Russia. Penso che nessuno abbia motivo di fidarsi della Russia. Diamo fiducia alle Nazioni Unite come forza trainante di questo accordo”.

L’effetto dell’intesa s’è subito sentito sui mercati, dove il presso del grano era in calo fin da ieri mattina, una volta dato l’annuncio della firma: le quotazioni del grano duro erano scese dell’1,39%, a 849,25 dollari per contratto da 5mila staia; quelle del grano tenero dell’1,61%, a 793,25 dollari. Più tardi, il prezzo del grano è tornato sui livelli pre-invasione: il grano duro giù del 2,32% a 841,25 dollari per contratto da 5mila staia; quello tenero del 2,64% a 784,5 dollari, praticamente le chiusure della settimana pre-conflitto.

Sul terreno, l’esercito ucraino ha colpito con un drone kamikaze postazioni russe vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, uccidendo almeno tre soldati e ferendone 12.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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