HomeMondoSri Lanka: Cina frena, ma vuole comprarsi il Paese in crisi

Sri Lanka: Cina frena, ma vuole comprarsi il Paese in crisi

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La Cina pianta in Sri Lanka un’altra bandierina sulla ‘Via della Seta’, che non è solo un percorso commerciale, ma è anche una rete di influenza geo-politica. Trasformando in opportunità la crisi dello Sri Lanka, esplosa la scorsa settimana e giunta ieri a una svolta, Pechino annuncia d’essere pronta a collaborare con Colombo per una “gestione adeguata” del debito già contratto e ora impossibile da rimborsare, con il Paese in bancarotta.

Gli Stati Uniti, invece, si sono fin qui limitati a invitare le autorità locali a prestare attenzione “il più rapidamente possibile” al malcontento popolare testimoniato da proteste di massa nella capitale e altrove, coi palazzi del potere invasi dalla folla, incidenti, anche vittime. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken adombra la possibilità che la guerra in Ucraina abbia giocato un ruolo nella crisi.

Ieri, il premier dello Sri Lanka, Ranil Wickremesinghe, ha giurato come presidente ad interim, dopo che il Parlamento aveva accettato le dimissioni di Gotabaya Rajapaksa, presidente in fuga prima alle Maldive, poi a Singapore. Il Parlamento eleggerà il nuovo presidente il 20 luglio: le candidature saranno depositate entro martedì prossimo e i deputati voteranno il giorno successivo, fa sapere l’ufficio dello speaker dell’Assemblea Mahinda Yapa Abeywardana. Tutto si sta svolgendo secondo l’iter costituzionale.

Wickremesinghe, 73 anni, deve tamponare l’emergenza. Lo Sri Lanka, grande un quinto dell’Italia e con quasi 22 milioni di abitanti, è uno dei Paesi più densamente popolati al Mondo: il reddito medio per abitante è inferiore ai 4 mila dollari l’anno; il Paese è al 72o posto nella classifica del benessere dell’Onu.

La disponibilità cinese è stata espressa dal portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin: dopo lo stop di Colombo ai rimborsi del debito estero, “le istituzioni finanziarie cinesi hanno subito preso l’iniziativa di negoziare una gestione adeguata del debito legato alla Cina, per aiutare lo Sri Lanka”. Pechino “è disposta a collaborare coi Paesi interessati e le istituzioni finanziarie internazionali” e intende avere “un ruolo attivo contro il peso del debito e a favore di uno sviluppo sostenibile”.

La Cina è già presente nello Sri Lanka, a partire dalla gestione dei ponti. Ma la mossa ora fatta pare quasi preludere a un ‘acquisto’ del Paese, il cui presidente Rajapaksa, prima dell’insurrezione, aveva già chiesto al presidente russo Vladimir Putin un aiuto per l’import d’energia e carburante, nel pieno della peggiore crisi economica dall’indipendenza del Paese dalla Gran Bretagna nel 1948.

Il premier ora presidente ad interim Wickremesinghe aveva già ammesso la bancarotta dello Stato, mentre la popolazione protestava per l’inflazione galoppante, i blackout e la carenza di carburante, avendo governo esaurito la valuta estera per importare beni vitali. C’è il timore che la recessione continui fino al 2023 – il Pil calerà del 7% quest’anno -, con gravi carenze di cibo, carburante e medicinali. I colloqui con il Fondo monetario internazionale mirano a un piano di ristrutturazione del debito con i creditori entro agosto.

La Cina interviene a sostegno dello Sri Lanka nonostante che, nel secondo trimestre 2022, il suo Pil segni una crescita di appena lo 0,4%, il dato peggiore dal – 6,8% di inizio 2020, a inizio pandemia. Goldman Sachs declassa la stima di crescita per il 2022 dal 4 al 3,3%. Sono scenari complicati verso il XX congresso del Partito comunista di fine anno.

Nel cointesto globale, Pechino non rivela quanto gas stia acquistando dalla Russia: un riserbo forse dettato dal desiderio di non irritare Washington.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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