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Ucraina: punto, tre Vertici di fila non fanno una pace

Scritto per la Voce e il Tempo del 23/06/2022 uscito in data 26/06/2022 e, in diverse versioni, per il Corriere di Saluzzo del 23/06/2022, In Terris del 23/06/2022 https://www.interris.it/intervento/consiglio-ue-g7-vertice-nato-impegni-europei-draghi/ e il blog de Il Fatto Quotidiano del 23/06/2022 https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/23/guerra-in-ucraina-tre-vertici-di-fila-non-fanno-una-pace/6636710/

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Mentre la guerra in Ucraina prosegue, con i russi all’offensiva nel Donbass, si apre un nuovo fronte, commerciale e diplomatico, tra Mosca e l’Ue, nell’exclave di Kaliningrad. E l’Occidente si prepara a una settimana di tre Vertici consecutivi, Ue, G7 e Nato, che non faranno una pace.

Ricompattata, o almeno rattoppata, in Parlamento la sua maggioranza, che si sfrangia e si frantuma, ma resta unita nel sostegno al governo, il presidente del Consiglio Mario Draghi può affrontare senza – troppi – patemi interni il suo trittico di appuntamenti internazionali: il 23 e 24 giugno, Vertice europeo a Bruxelles; da domenica 26 a martedì 28, G7 al Castello di Elmau, in Baviera – è il 48o della serie: fra due anni, nel 2024, toccherà all’Italia ospitare il 50o -; e, infine, da martedì 28 a giovedì 30, Vertice della Nato a Madrid, nel 40o anniversario dell’adesione della Spagna all’Alleanza atlantica.

La guerra in Ucraina farà da minimo comune denominatore: se ne parlerà in tutte e tre le sedi, toni e accenti analoghi. E Draghi e il suo governo sono sostanzialmente allineati sulle posizioni europea e occidentale.

Sull’invasione dell’Ucraina, la sintonia è ampia nell’Unione europea come fra i Grandi e nella Nato: il tema è come uscire dal conflitto senza ‘remunerare’ Mosca per la sua aggressione e, nel contempo, sventando una ‘guerra del grano’ – letale al Terzo Mondo – e una ‘guerra dell’energia’ – letale a noi -.

La pace non è alle viste e non è neppure una priorità condivisa – c’è chi punta a logorare la Russia con una “guerra lunga” -. Draghi potrà, nelle varie sedi, riferire, insieme al presidente francese Macron e al cancelliere tedesco Scholz, della loro missione congiunta a Kiev la settimana scorsa.

La risoluzione approvata dal Parlamento italiano impegna, fra l’altro, il governo a “garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta dell’Onu – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell’Italia nell’ambito dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace”. C’è uno iato con il mantra Usa e Nato della ‘guerra lunga’ destinata a fiaccare la Russia e a indebolirla militarmente ed economicamente. Ma Draghi non avrà difficoltà a destreggiarsi tra le indicazioni del Parlamento e le conclusioni dei vari Vertici.

Ue: ok alla statuto di candidato all’Ucraina
Sul fronte ucraino, la decisione attesa al Vertice europeo, e di cui l’Italia è fautrice, è l’attribuzione all’Ucraina dello statuto di candidato all’adesione. Martedì 21, chiusa una riunione a Lussemburgo dei ministri degli Esteri dei 27, il ministro francese agli Affari europei Clément Beaune ha detto: “Abbiamo osservato un consenso totale sulla questione … Non si tratta di un’adesione immediata, sarà un percorso lungo: ecco perché l’idea della comunità politica europea: ne abbiamo discusso alcune possibili modalità ma sarebbe complementare, non alternativa alla piena membership”.

La comunità politica europea è una proposta francese: aperta da subito all’Ucraina, alla Moldavia e alla Georgia, ma anche ai Balcani occidentali, che sono da anni in lista da attesa, sarebbe una sorta di casa comune provvisoria, in attesa che il processo di adesione si perfezioni, con il suo corollario di riforme spesso difficili da realizzare – e impopolari da attuare e da digerire -.

Nella lettera di invito ai leader, il presidente dell’incontro Charles Michel scrive: “È il momento di riconoscere che il futuro di Ucraina, Moldova e Georgia è dentro l’Ue … Vi solleciterò a concedere lo statuto di candidato a Ucraina e Moldova … Parallelamente, continueremo a dare all’Ucraina forti risorse umanitarie e militari, sostegno economico e finanziario”.

La prospettiva europea dell’Ucraina è ormai “storia”, dice il capo della diplomazia Ue Josep Borrell: “Mosca dovrebbe prenderne nota”. Anche il presidente Usa Joe Biden considera “molto probabile” che l’Ucraina entri nell’Ue.

I leader dell’Ue si apprestano a riaffermare “il forte impegno a provvedere un ulteriore supporto militare per aiutare l’Ucraina nella sua azione di auto-difesa contro l’aggressione russa e di difesa dell’integrità e della sovranità territoriale”. Parole in sintonia con le indicazioni di Lussemburgo, dove i 27 – spiega Borrell – “hanno rinnovato l’impegno ad aiutare militarmente Kiev: la guerra continua, continuerà con un pesante fardello di vite umane ogni giorno … Dobbiamo sostenere l’Ucraina fin che serve, chiedendo però una tregua per esportare i cereali”.

Borrell pensa che, chiamando in causa l’Onu, la si potrà ottenere, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di “negoziati difficili per sbloccare i porti ucraini”. La trattativa proseguirà a Istanbul la prossima settimana con la mediazione della Turchia e dell’Onu: mallevadori in prima persona il presidente turco Erdogan e il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, dicono fonti di stampa turche. Obiettivo: aprire “entro un mese” corridoi navali sicuri e protetti.

Nelle conclusioni del Vertice, “l’Ue ribadisce il forte sostegno all’Ucraina per la sua resilienza economica, militare, sociale e finanziaria” e “richiama la Russia al ritiro immediato

e incondizionato di tutte le sue truppe dall’intero territorio ucraino secondo i confini internazionalmente riconosciuti”. L’Italia vuole ritagliarsi un posto di prima fila nella ricostruzione dell’Ucraina, come dimostrato dalla missione a Kiev di Confindustria lunedì 20.

All’ordine del giorno della Nato c’è un punto ancora aperto e su cui si continua a negoziare, ma che non chiama direttamente in causa l’Italia: l’ingresso nell’Alleanza di Finlandia e Svezia è blocccato dal veto della Turchia che contesta a Helsinki e soprattutto a Stoccolma l’asilo concesso a esponenti del Pkk, il Partito dei lavoratori curdo, considerato da Ankara un’organizzazione terroristica.

La questione dell’exclave di Kaliningrad e altre provocazioni
Un nuovo focolaio di tensione è scoppiato tra Ue e Russia per limitazioni del traffico commerciale verso l’exclave russa di Kaliningrad, un porto russo sul Baltico stretto tra Lituania e Polonia. Mosca, che invia nell’exclave uno dei suoi falchi, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, denuncia il blocco del transito delle merci e minaccia una risposta “seria”, che “avrà un impatto molto negativo sui cittadini della Lituania”.

E dopo l’ambasciatore di Vilnius il ministero degli Esteri russo convoca l’ambasciatore dell’Ue, Markus Ederer, cui contesta l’avallo europeo ai comportamenti lituani: la posizione di Bruxelles è che la Lituania si limita a mettere in atto le sanzioni alla Russia decise dall’Unione. Mosca lamenta che le restrizioni imposte dalla Lituania al transito dei treni merci da e per Kaliningrad si applicano ora anche ai camion: “Le merci possono essere trasportate solo via mare”, da un porto russo all’altro, senza passaggi di frontiera.

Borrell smentisce la versione russa: “Il passaggio di terra tra Kaliningrad e la Russia non è bloccato: passeggeri e beni che non sono sanzionati continuano a transitare, la Lituania non ha preso alcuna restrizione unilaterale, applica le sanzioni, il resto è propaganda”.

In un episodio non correlato, ma forse non casuale, un elicottero russo Mi-8 addetto alla protezione delle frontiere ha violato lo spazio aereo estone il 18 giugno. Il ministero degli Esteri di Tallin ammonisce l’ambasciatore russo: “L’Estonia considera l’incidente estremamente grave e deplorevole: provoca ulteriore tensione ed è del tutto inaccettabile”.

Il confronto tra Ue e Russia su Kaliningrad è il dato saliente di giorni intrisi di provocazioni russe ad ampio spettro. Il presidente Vladimir Putin definisce l’esercito russo “il più potente al Mondo” e avverte che, “vista la situazione attuale, può essere ulteriormente rafforzato”.

Infatti, annuncia che il Sarmat, super-missile balistico intercontinentale, capace di portare fino a 12 ogive nucleari, testato ad aprile, sarà operativo entro fine anno. Secondo il Ministero della Difesa russo, il vettore è capace di “penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura”: darà garanzie di sicurezza alla Russia “contro le attuali minacce” e “farà riflettere coloro che ci stanno minacciando”.

I leader russi restano molto aggressivi. Il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov nota che gli Usa “cercano di tenere la Russia ‘al suo posto’”: “Non ci riusciranno”. L’ex presidente Dmitry Medvedev ipotizza che l’Ue sparisca prima dell’adesione dell’Ucraina: “Gli ucraini saranno per decenni sotto verifica … La vera scadenza è la metà del secolo: non prima”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivelato che i due ‘mercenari’ Usa catturati in Ucraina possono essere condannati a morte per crimini di guerra nella auto-proclamata Repubblica popolare del Donetsk; e Mosca non intende interferire con la giustizia di un altro Paese. Alla MsNbc, Peskov ha sopiegato che i due statunitensi, in quanto ‘mercenari’, “non possono contare sulla protezione della Convenzione di Ginevra” sui prigionieri di guerra.

Nella stessa intervista, Peskov ha affermato che “quella in Ucraina sarà una crisi di lunga durata”: “Non ci fideremo mai più dell’Occidente”, che ha mostrato il suo vero volto verso la Russia. Rispondendo in un’altra occasione a domande di giornalisti, Peskov ha sottolineato che non c’è stato alcun tentativo dell’Ucraina “di proporre la ripresa dei colloqui con la Russia” dopo la visita a Kiev dei leader europei Macron, Scholz e Draghi.

L’Ucraina colloca a fine agosto la ripresa dei negoziati con la Russia, di fatto sospesi da fine marzo. Ma subordina il rilancio delle trattative alla fornitura delle armi che l’Occidente le ha promesso e, quindi, al miglioramento delle posizioni sul terreno.

A Kiev, dov’è stato in visita il segretario alla Giustizia Usa Merrick Garland per discutere come perseguire i “crimini di guerra” commessi dalla Russia, il presidente Zelensky chiede che “l’attenzione sull’Ucraina non s’affievolisca”: “Le forze di invasione russe continuano a bombardare le città ucraine, il che dimostra che la Russia è un male che può essere fermato solo sul campo di battaglia”. Zelensky insiste che “l’Ucraina ha bisogno di rifornimenti, viveri, armi ed equipaggiamenti moderni” e che vuole essere considerata dall’Ue “un partner alla pari”.

La consegna di armi all’Ucraina prosegue a ritmo inferiore ad annunci e promesse. L’Australia, ad esempio, ha fornito quattro messi corazzati M113AS4, caricati alla base di Amberley su un aereo ucraino Antonov AN-12: solo una frazione degli equipaggiamenti promessi, fra cui 14 M113AS4. E gli Stati Uniti stanno ancora valutando se spedire 4 droni MQ-1C Gray Eagle con missili Hellfire: sarebbe un danno se la loro tecnologia finisse in mani russe.

Gli sviluppi sul terreno
Kiev avverte che “la Russia è molto nervosa: ancora bombardamenti su Kharkiv – 15 le vittime, ndr – e Odessa, ancora tentativi di brutali azioni offensive nel Donbass”, specie nel Lugansk. I russi – dicono gli ucraini – stanno infliggendo “distruzioni catastrofiche” a Lysychansk, mentre si continua a combattere nella zona industriale di Severodonetsk. Gli ultimi giorni “sono state difficili” per l’esercito di Kiev, che ha perso villaggi sulla linea del fronte, dove “la pressione è continua”. E prosegue l’azione di ‘russificazione’ di Kherson, dove la televisione russa viene ora trasmessa e ricevuta su 24 canali in tutta la regione.

Per l’intelligence britannica, che spesso narra un altro film, l’Ucraina ha in gran parte neutralizzato la minaccia russa nel Mar Nero, utilizzando con successo i missili anti-nave Harpoon donati dall’Occidente. Il rapporto cita l’affondamento della Spasatel Vasily Bekh avvenuto venerdì scorso, mentre era in missione vicino all’Isola dei Serpenti. E l’Ucraina rivendica i raid dei giorni scorsi contro piattaforme di trivellazione russe nel Mar Nero, affermando di avere colpito “installazioni” militari.

l morale dei russi, secondo l’intelligence britannica, è basso, nonostante i successi nel Donbass. Un bollettino afferma: “Forze ucraine hanno forse disertato nelle ultime settimane, ma è probabile che il morale delle russe sia particolarmente instabile … Intere unità russe rifiutano gli ordini e ci sono scontri tra ufficiali e truppe … È probabile che in tutti i ranghi ci sia confusione sugli obiettivi del conflitto”.

I comandanti e decine di combattenti del reggimento Azov catturati a Mariupol, dopo la resa all’acciaieria Azovstal, sono attualmente detenuti nella prigione di Lefortovo a Mosca: vengono interrogati, in attesa di essere eventualmente rinviati a giudizio e processati per crimini di guerra.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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