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Ucraina: Kiev, prima le armi, poi si tratta; ma il Pentagono si tiene i droni

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/06/2022

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L’Ucraina colloca a fine agosto la ripresa dei negoziati con la Russia, di fatto sospesi da fine marzo. Ma subordina il rilancio delle trattative alla fornitura delle armi che l’Occidente le ha promesso e, quindi, al miglioramento delle posizioni sul terreno, mentre le truppe di Mosca si mantengono all’offensiva in tutto il Donbass.

Uno dei negoziatori di Kiev, David Arahamiya, dice a Voice of America che i negoziati, fermi dall’incontro in Turchia il 29 marzo, potranno riprendere “dopo una serie in controffensive”, senza però offrire informazioni più dettagliate “per non condividere i piani con i russi”. Che ostentano sicurezza: “L’ Ucraina che conoscevamo, all’interno di quei confini, non c’è più. E non ci sarà più. Questo è ovvio”, dice la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

Ma sugli aiuti all’Ucraina, promessi e annunciati, Kiev non può fare pienamente conto. Ad esempio, il Pentagono fa sapere che quattro droni dotati di armamenti, la cui consegna era prevista a marzo, non saranno in realtà forniti: c’è il timore che cadano nelle mani deio russi, che potrebbero studiarne la tecnologia e approntare contromisure.

Secondo la Reuters, che svela i retroscena della decisione, l’obiezione alla fornitura, già approvata dalla Casa Bianca, è stata sollevata dagli esperti del Pentagono specializzati nell’evitare che tecnologia sofisticata cada in mano nemica.

La cessione all’Ucraina di quattro droni MQ-1C Gray Eagle armati con missili Hellfire e destinati ad essere impiegati contro i russi sui campi di battaglia è stata bloccata perché i radar e gli apparati di sorveglianza di cui sono dotati gli apparecchi possono creare un problema di sicurezza agli Usa, se intercettati da potenziali nemici.

Una decisione definitiva non è stata ancora presa: si valutano soluzioni alternative, tipo il collocare sui droni destinati all’Ucraina materiale meno sofisticato. Ogni MQ-1C Gray Eagle vale circa 10 milioni di dollari.

Contrastano con queste notizie quelle provenienti dalla Germania, che Kiev accusa di essere riluttante a fornirle armi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che le armi pesanti promesse dalla Germania all’Ucraina “arriveranno in tempo” per i combattimenti nel Donbass. Per Scholz, l’industria tedesca sta lavorando per garantire che le armi siano disponibili: la consegna, però, potrà avvenire solo dopo l’addestramento del personale ucraino all’uso dei vari sistemi.

Boris Johnson, il premier britannico, di ritorno a Londra dopo la sua seconda missione ucraina, conferma un sostegno “a lungo termine” al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nell’ottica della “lunga guerra” prospettata dalla Nato per fiaccare la Russia.

Ieri, Zelensky, ha visitato Mykolaiv, una città gravemente danneggiata nel conflitto, dove non era ancora stato dall’inizio dell’invasione. Mykolaiv, centro portuale che aveva quasi mezzo milione d’abitanti prima della guerra, è ancora sotto controllo ucraino, ma è vicina alla regione di Kherson occupata dai russi. Rimane un obiettivo di Mosca perché si trova sulla strada di Odessa, il porto più grande dell’Ucraina, dove, la scorsa notte, sono caduti missili lanciati da navi russe nel Mar Nero. Continuano i combattimenti nel Donbass e i russi stanno avanzando su Izyum, dove un raid ha ieri colpito un impianto chimico.

Intervistata da The Guardian, la first lady ucraina Olena Zelenska ha commentato le voci secondo cui lei sarebbe il principale obiettivo russo, dopo il marito: “Quando vedi i crimini dei russi, pensi che forse sono davvero capaci di tutto … Ho la sensazione di trovarmi in una realtà parallela…”.

Sarebbe vivo e nelle mani dei filorussi l‘ex sergente dell’esercito statunitense Alexander Drueke, andato in Ucraina a combattere contro l’invasione e di cui mancavano notizie da giorni, per cui lo si temeva morto o catturato. In un video che circola online Alexander si rivolge alla madre Lois: “Mamma, voglio solo farti sapere che sono vivo e che spero di tornare a casa al più presto”, dice, esprimendo il suo affetto per la madre e per il loro cane Diesel, ma senza rivelare dove si trova.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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