Kiev guarda a Bruxelles, dove oggi si riuniscono i ministri della Difesa dei Paesi della cosiddetta ‘Lega per l’Ucraina’, i 30 della Nato e i loro partner occidentali e dove venerdì l’Unione europea deve decidere se riconoscere all’Ucraina lo status di candidata all’adesione. Fra i due appuntamenti, domani, potrebbe esserci la visita a Kiev, non ancora confermata, dei leader dei tre maggiori Paesi europei, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Mario Draghi.
In attesa che la diplomazia ottenga dei risultati, le condizioni nel Lugansk, sono “un vero inferno”, secondo il governatore della Regione Serhiy Gaidai: Severodonetsk ed altre località sono sottoposte a pesanti attacchi dall’artiglieria russa. “I bombardamenti sono così potenti che la gente non riesce più a resistere nei rifugi”, riferisce Gaidai, citato dalla Bbc.
Mosca annuncia l’apertura oggi di un corridoio umanitario per i civili rifugiati nell’impianto chimico Azot e torna a invitare i combattenti che ancora vi si trovano a fare uscire i civili e deporre le armi. Nei rifugi antiaerei dell’installazione industriale di Severodonetsk, “restano – dicono fonti ucraine – 540/560 civili”. Ieri, una settantina di civili sono stati evacuati da Lysychansk e da località intorno.
A Kherson, dove è iniziata da tempo la distribuzione agli abitanti di passaporti russi, i filorussi esprimono la convinzione che la città “è irrevocabilmente nella Federazione russa e non tornerà mai più ucraina: qui stiamo bene e ci sentiamo a casa”. Ma Kiev sta organizzando una controffensiva: truppe ucraine si sarebbero avvicinate a 18 km dalla località contesa.
Un’ennesima fossa comune con corpi di civili sarebbe stata rinvenuta nei dintorni di Bucha, vicino al villaggio di Myrotske: dentro, i corpi di sette civili, molti di loro con “le mani legate e ferite d’arma da fuoco nelle ginocchia”. Un comunicato afferma che i corpi, in corso di identificazione, presentano segni di tortura. E’ in corso un’indagine per crimini di guerra.
Il governo ucraino ripone molte attese nella riunione odierna della ‘Lega per l’Ucraina’ (o ‘gruppo di Ramstein’, dal nome della base aerea Nato in Germania in cui si riunì per la prima volta). Il capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, scrive su Twitter: “Ramstein3 dovrebbe essere il giorno in cui la comprensione dell’importanza della forza per trovare la pace e costruire un nuovo ordine mondiale sostituisca il desiderio di negoziare un compromesso con quanti ricorrono alla violenza: più armi pesanti e più training operativo per le forze armate ucraine”. E aggiunge “In hoc signo vinces”, citando il sogno di Costantino sulla bandiera ucraina. Kiev dice di avere finora ricevuto solo il 10% delle armi attese dall’Occidente.
Il presidente Zelensky è tornato a criticare la Germania, le cui consegne di armi all’Ucraina sono più lente di quanto Kiev vorrebbe e “inferiori alle possibilità”. E riafferma che Crimea e Donbass “sono e rimarranno dell’Ucraina”, pur dicendosi pronto a negoziati diretti con il presidente russo Vladimir Putin.
L’Ue smorza un po’ la attese di Kiev. Con la presidente Ursula von der Leyen in visita in Israele, Bruxelles precisa che “la Commissione europea ieri non ha deciso nulla” sullo status di candidata dell’Ucraina, ha solo avuto un dibattito orientativo”. Venerdì, l’Esecutivo dovrà raccomandare, o meno, al Consiglio europeo una decisione in tal senso.
Papa Francesco è ieri tornato a parlare della guerra, denunciando la presenza di una “superpotenza” che vuole imporre la sua volontà – un riferimento alla Russia -. “Il conflitto in Ucraina s’è aggiunto alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro è più complesso per il diretto intervento di una ‘superpotenza’, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e una volta ancora i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace”. Zelensky, ebreo, sollecita la Chiesa: “Come possono i cristiani rimanere in silenzio?”.
Mosca fa sapere di essere pronta a valutare l’avvio di un’inchiesta sui tre mercenari – due britannici – condannati a morte nella autoproclamata Repubblica di Donetsk, se Londra, che finora non s’è espressa, ne farà richiesta. Londra, però, dovrebbe prima contattare la Repubblica di Donetsk, che non riconosce.
Nel frattempo, la Russia, che denuncia la latitanza di informazioni dall’Ucraina sull’export di grano e/o altri beni, ha messo al bando altri 49 cittadini britannici, fra cui funzionari e giornalisti.
Il presidente Usa Joe Biden ha ufficializzato la missione che lo porterà al Vertice del G7 al castello di Elmau in Germania dal 26 al 28 giugno. La Casa Bianca ha pure annunciato la controversa visita dal 13 al 16 luglio in Israele e in Arabia Saudita, dove Biden incontrerà il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, il mandate dell’assassinio di Jamal Khashoggi. Il presidente Usa fa sapere di volere sollevare l’argomento, oltre che parlare di energia in relazione al conflitto in Ucraina.