Screzi tra Biden e Zelensky, che, sentendosi tradito dall’amico americano. è forse tentato di gettare l’Ucraina nelle braccia dell’Ue. Ma Bruxelles non ha certo da offrirgli quel che lui si aspetta da Washington: armi che possano rovesciare le sorti della battaglia del Donbass, che volge male. Al massimo, Ursula von del Leyen, presidente della Commissione europea, gli propina parole solidali e promesse che sanno di marinaio.
L’inedita incrinatura tra i presidenti Usa Joe Biden e ucraino Volodymyr Zelenskìy nasce da una delle tante frasi ‘malandrine’ di ‘Sleepy Joe’, che non si capisce bene se gli sfuggono o se le vuole davvero dire.
Parlando a Los Angeles, a margine del Vertice delle Americhe, un mezzo flop, con tante assenze, Biden dice che Zelensky “non volle ascoltare” gli avvertimenti Usa prima dell’invasione russa dell’Ucraina. “Lo so che molti pensavano che stessi esagerando”, spiega Biden, “ma io sapevo che avevamo le informazioni” giuste: “Non c’era alcun dubbio” che il presidente russo Vladimir Putin “avrebbe superatola frontiera”. “Zelensky non volle ascoltare, così come molte altre persone. Ma, alla fine, Putin lo fece”.
La critica a Zelensky, che non si sa bene che cosa potesse fare per dissuadere Putin dall’invadere, è accompagnata, e in un certo senso addolcita, da un’intemerata contro Putin, che “cerca di cancellare non solo la nazione ucraina, ma anche la sua cultura”, perché considera Kiev la “culla della Madre Russia”.
La reazione di Zelensky, complici le 10 ore di fuso orario tra California e Ucraina, è immediata. Fa spiegare dal suo portavoce Sergei Nikiforov che l’Ucraina chiese all’Occidente sanzioni preventive contro la Russia prima che scattasse l’invasione, ma non fu ascoltata.
Nikiforov ricorda che Zelensky ebbe tre o quattro conversazioni telefoniche con Biden: i due leader si scambiarono opinioni e valutazioni sulla minaccia d’invasione russa. “Le sanzioni preventive dovevano spingere la Russia a ritirare le truppe dai confini e servire a ridurre la tensione. Furono, piuttosto, i nostri partner che ‘non vollero sentirci'”. Il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak è più acido: “Se avessimo cominciato a ricevere armi pesanti a gennaio, la situazione sarebbe ben diversa”.
Chi invece pare stare a sentire l’Ucraina è la Commissione europea. A Kiev per la seconda volta, von der Leyen afferma che “il Paese era sul giusto binario” verso l’adesione all’Unione già prima della guerra, ha una democrazia parlamentare solida e un’amministrazione funzionante ed è altamente digitalizzato … Ci sono ancora riforme da fare contro la corruzione e per attrarre investitori”, ma “apprezziamo gli enormi sforzi fatti”.
Prova ne sia che in settimana la Commissione dovrebbe dare parere favorevole al riconoscimento dello statuto di candidato all’Ucraina, su cui poi dovranno pronunciarsi il Consiglio dei Ministri dell’Ue e il Consiglio europeo, forse già nella prossima riunione, entro fine mese. Il riconoscimento è un passaggio del percorso di adesione che rischia di durare anni, anche molti anni.
“Questo è un momento decisivo non solo per l’Ucraina ma per tutto il continente europeo: la Russia vuole dividere e indebolire l’Ue, l’Europa è il suo obiettivo”, dice Zelensky, sottolineando che Kiev “attende un responso positivo” sulla candidatura ucraina “dal Vertice europeo che si preannuncia storico”.
Ma il presidente ucraino ha anche rivolto precise richieste all’Occidente e agli europei: “la guerra continua e noi abbiamo bisogno di una settimo pacchetto di sanzioni Ue. Vanno bloccate le attività di tutte le banche russe, senza distinzioni e in particolare della Gazprombank”. Zelensky ha anche sostenuto che “L’Ucraina può esportare energia ai Paesi europei”, mentre la Russia, bloccando l’export di grano, rischia di affamare il mondo.
Chi non tradisce le attese dell’Ucraina è la Polonia. I ministri degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e polacco Zbigniew Rau hanno discusso future consegne di armi pesanti all’Ucraina.
Attenta a non compromettersi sui tempi, von der Leyen dichiara: “Vogliamo creare una road map molto chiara sulla ricostruzione” dell’Ucraina, coniugando “investimenti e riforme”. La presidente, che ha pure visitato dei feriti al fronte, aggiunge: “Sono commossa e impressionata dalla resilienza del popolo ucraino. Continuano le battaglie cruente nel sud e nell’est ma è impressionante notare come gli ucraini difendano il loro Paese. E a Kiev vedo che la vita sta tornando alla normalità”,
Da Los Angeles, Biden aveva sostenuto che gli Stati Uniti “stanno lavorando con i partner europei per sbloccare il grano ucraino”. Ma sul terreno, nel Donbass, i russi mieono successi e avanzano, pur subendo talora rallentamenti.
I tentativi di Biden di ampliare l’alleanza anti-Russia si scontrano con la reticenza di molti Paesi che preferiscono restare neutrali, come India, Brasile, Israele e le nazioni del Golfo. Per sbloccare l’impasse, riferisce il New York Times, il presidente Usa ha incontrato al vertice delle Americhe Messias Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, che, prevenendo qualsiasi sua richiesta, ha subito precisato che il Brasile resta aperto a contribuire a mettere fine alla guerra ma, “data la dipendenza da certi attori stranieri, dobbiamo essere re cauti. Ho un Paese da gestire”. Biden tenta pure la carta dell’Arabia Saudita, con cui sarebbe pronto a ‘resettare’ i rapporti. E ha avuto poca fortuna con l’India, che ha da decenni una partnership strategica con Mosca e che ne dipende per i fertilizzanti e le forniture militari.