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Ucraina: Johnson dissuade Zelensky, Putin tiene carte in mano

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/06/2022

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Se mai l’Ucraina fosse tentata di negoziare con la Russia, Boris Johnson è pronto a dissuaderla: indurre Kiev a un “cattivo compromesso”, a un accordo di pace imposto dalla Russia, sarebbe “ripugnante”; e l’Occidente non deve farlo. Se poi i prezzi in tempi di guerra salgono, è l’effetto “dell’aggressione all’Ucraina di Vladimir Putin“. Il premier britannico lo dice ad uso e consumo dell’opinione pubblica interna; ma le sue parole suscitano un’eco positiva a Washington e trovano terreno fertile a Kiev. A Mosca, il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov ribadisce che l’Occidente “deve rendersi conto che la connivenza con l’atteggiamento militarista di Kiev non porta nulla di buono”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo in video-conferenza alla ministeriale dell’Ocse, chiede che la Russia sia esclusa dalla FAO, l’agenzia dell’Onu per l’Alimentazione e l’Agricoltura, che ha sede a Roma. “Non si può discutere se prolungare l’adesione della Russia… Che posto potrebbe avervi?, se condanna alla carestia 400 milioni di persone, forse un miliardo?”.

Il giorno dopo i colloqui di Ankara sulla ‘diplomazia dei porti e del grano’, si respira meno ottimismo a Mosca e a Kiev. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dice che non è stato raggiunto alcun accordo sull’esportazione di carichi di grano ucraino attraverso il Mar Nero, nonostante la Turchia spinga per un’intesa che garantisca un passaggio sicuro al grano finora bloccato e possa alleviare la crisi alimentare globale.

Dal canto suo, parlando ai giovani imprenditori, il presidente russo Vladimir Putin li assicura che la Russia “non cadrà nella trappola dell’Urss, manterrà aperta la sua economia”: “La sfida che oggi ha di fronte il Paese è tornare e rafforzarsi”.

In un tweet, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres scrive: “L’invasione russa dell’Ucraina deve finire. Ma finché ciò non accadrà, abbiamo bisogno di azioni immediate: 1. Dobbiamo portare stabilità ai mercati alimentari ed energetici globali. 2. Abbiamo bisogno di rendere immediatamente disponibili risorse per aiutare i Paesi e le comunità più povere”.

Mentre la Nato prosegue le esercitazioni nel Baltico, il presidente polacco Andrzej Duda critica, sulla Bild, le prove di dialogo con Mosca avviate da Francia e Germania. E il presidente turco Tayyep Recep Erdogan cambia bersaglio, ma sceglie sempre un target nella Nato: dopo Svezia e Finlandia, che darebbero assistenza a terroristi curdi, se la prende con Washington per l’aiuto fornito alla Grecia: “Ci sono nove basi statunitensi, create lì. Contro chi sono state stabilite? Loro dicono ‘contro la Russia’. Noi non ne siamo sicuri”.

Sul terreno, continua la battaglia di Severodonetsk e i russi avanzano su Sloviansk, bombardano Kharkiv. Nelle parole di Zelensky, “Severodonetsk rimane l’epicentro dello scontro nel Donbass. Difendiamo le nostre posizioni e infliggiamo al nemico perdite significative. E’ una battaglia molto feroce, molto difficile, probabilmente una delle più difficili di questa guerra… Per molti aspetti, il destino del Donbass viene deciso lì”.

Il capo militare regionale ucraino del Lugansk Sergiy Gaidai sostiene di potere “ripulire Severodonetsk – dalla truppe russe, ndr – in due o tre giorni”, con armi a lungo raggio occidentali. Attualmente, però, l’esercito russo assalta con forza la zona industriale e rende impossibile evacuare quel che resta della popolazione.

L’impianto chimico Azot è stato bombardato per due volte nelle ultime 48 ore: vi si sono rifugiati circa 800 civili, 200 dipendenti e circa 600 residenti. Almeno due officine sono state colpite, tra cui una per la produzione di ammoniaca, ma non ci sono informazioni sulla sorte dei civili. Dentro l’impianto ci sarebbero anche alcune unità militari ucraine che, secondo i combattenti filorussi, sarebbero in fase d’arretramento.

Ieri, la corte suprema della autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk ha condannato a morte due mercenari britannici che combattevano con gli ucraini, Aiden Aslin, 28 anni, e Shaun Pinner, 48 anni, e uno marocchino, Saaudun Brahim. I condannati possono chiedere la grazia. Le famiglie dei due britannici, entrambi ex militari, denunciano il processo come uno. E sperano che “in futuro” essi possano essere oggetto di uno scambio di prigionieri.

Il governo Johnson si dichiara “profondamente preoccupato”: “Abbiamo ripetutamente detto che sono prigionieri di guerra: non vanno strumentalizzati a scopi politici ed hanno diritto all’immunità in base alla Convenzione di Ginevra”, commenta un portavoce di Downing Street. Liz Truss, titolare del Foreign Office, esprime “totale condanna” per la sentenza: “Sono prigionieri di guerra, imputati in un processo farsa che non ha assolutamente alcuna legittimità … Continueremo a fare tutto ciò che possiamo per sostenerli”.

Secondo un portale investigativo russo IStories, citato dal Moscow Times, nel mese di aprile sono state quasi 42mila le richieste di informazioni su soldati impegnati in Ucraina di cui mancano notizie rivolte al Cremlino da familiari ed amici. Si ignora, però, quante risposte siano state fornite. L’ultimo bilancio ufficiale delle perdite russe risale al 25 marzo – un mese di guerra – ed era di 1.351 soldati caduti.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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