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Ucraina: Ankara, spiragli di speranza; Severodonetsk, Zelensky pensa a ritirata

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 09/06/2022

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Dai colloqui di Ankara, viene uno spiraglio di speranza per una ripresa del negoziato tra Russia e Ucraina verso un ‘cessate il fuoco’. Lo indica il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, incontrando i giornalisti con il collega russo Serguiei Lavrov. I due sono cautamente ottimisti; ma l’eco di Kiev alle loro parole smorza le attese positive: la crisi mondiale del grano è effetto “dell’aggressione russa” e “non delle sanzioni anti-russe”.

Cavusoglu dice: “Abbiamo discusso di un meccanismo formato da Onu, Russia, Ucraina e Turchia” per creare corridoi per l’export del grano fuori dai porti ucraini. Lavrov conferma: “Siamo disponibili a lavorare per mettere in sicurezza l’uscita delle navi dai porti dell’Ucraina”.

La creazione di corridoi sicuri per consentire alle navi commerciali di trasportare grano ucraino attraverso il Mar Nero è stato il tema centrale dell’incontro tra Cavusoglu e Lavrov. Secondo Ankara, la “preparazione tecnica” dei corridoi sicuri “sarà completata prima possibile”; e Kiev sarebbe pronta a garantire il passaggio sicuro delle navi nelle acque minate.

Le parole su Twitter del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba rafforzano, però, l’incognita sull’atteggiamento ucraino: “Il percorso della Russia verso il tavolo dei negoziati passa per le sconfitte sul campo di battaglia. Mosca definisce ‘non seria’ la nostra richiesta di ritiro dietro le linee del 24 febbraio: vuol dire che resta concentrata sulla guerra, non sulla diplomazia”

Il porto di Berdyansk, occupato dai russi, è stato riaperto dopo lo sminamento: le prime navi, cariche di grano, potrebbero partirne in settimana. E i territori ucraini occupati dall’esercito russo nell’area di Zaporizhzhia starebbero già fornendo grano al Medio Oriente. L’Ucraina, però, denuncia il furto del suo grano da parte russa.

Parlando al Parlamento europeo, il presidente della Rada Ruslan Stefanchiuk afferma: “La Russia  dice di voler impedire una carestia globale, ma ruba le riserve di grano. Chi ha causato tanti danni dovrà risarcirli”.

Kuleba non si aspetta nulla di buono per l’Ucraina dal Vertice Nato di Madrid il 28 al 30 giugno, dove Kiev peraltro è stata invitata. “Non ho grandi aspettative, se non in un miracolo, … nemmeno per la sicurezza del Mar Nero”. Sul fronte dell’adesione di Finlandia e Svezia, l’Alleanza atlantica è ostaggio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui ci sono “terroristi” nel Parlamento di Stoccolma: ragion per cui Ankara continuerà ad opporsi all’ingresso nella Nato dei due Paesi.

Sul terreno, la Russia appare sempre più vicina a raggiungere il suo obiettivo, occupare il Donbass, il Sud-Est dell’Ucraina, terra di fabbriche e di miniere di carbone. Il fulcro dei combattimenti resta Severodonetsk, dove la posta in palio è alta: prendendola, il presidente russo Vladimir Putin centrerebbe uno dei suoi obiettivi; difendendola, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky proverebbe che la resistenza vince. Il New York Times scrive che Severodonetsk pone un dilemma a Zelensky: ritirarsi, concedendo ai russi un secondo importante successo simbolico, dopo la presa di Mariupol; oppure resistere, logorando però le sue forze ed esponendole a pesanti perdite.

“Nessuno si arrenderà a Severodonetsk”, dice il capo militare ucraino del Lugansk Sergiy Gaidai, secondo cui i russi vogliono occupare la città entro domani, il 10 giugno. “Ci sono battaglie feroci, stiamo combattendo per ogni centimetro … I russi non controllano la strada Lysychansk-Bakhmut, ma sparano pesantemente … Le truppe russe progettano di attraversare di nuovo il fiume per creare una testa di ponte per la loro offensiva”.

Invece, il governatore civile ucraino Serihy Haidai ipotizza che le truppe ucraine debbano “ritirarsi” da Severodonetsk, perché “non ha senso” rimanere nella città “che la Russia sta radendo al suolo”. Le truppe di Kiev controllerebbero ancora “la periferia”.

Immagini satellitari mostrano che due ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti russi in città e a Rubizhne. Sul tetto della struttura di Severodonetsk, c’era una grande croce rossa. A Rubizhne, oltre all’ospedale, sono stati rasi al suolo un’azienda farmaceutica e gli edifici circostanti.

Secondo Zelensky, “Oltre 31.000 militari russi sono già morti in Ucraina. Dal 24 febbraio, la Russia perde ogni giorno quasi 300 suoi soldati in una guerra completamente insensata … Verrà il giorno che le perdite, anche per la Russia, supereranno il limite consentito”.

Fonti dei servizi di sicurezza russi informano che oltre mille tra militari ucraini e mercenari stranieri che si erano arresi a Mariupol sono stati trasferiti in Russia per essere interrogati. E secondo fonti della comunità ebraica, il rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt è fuggito dalla Russia perché sottoposto a pressioni per sostenere l’invasione dell’Ucraina.

Il conflitto ucraino ha avuto riverberi retorici, ieri, a Strasburgo, al Parlamento europeo: Stefanchuk  ha chiesto ai deputati europei “un ‘Sì’ forte alla candidatura dell’Ucraina all’adesione”. La presidente dell’Assemblea Roberta Metsola lo ha genericamente rassicurato: “Non ci volteremo dall’altra parte e continueremo a sostenere l’Ucraina nel processo d’integrazione nell’Ue. Il suo posto è in Europa”. E la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen denuncia che “il cibo è ormai parte dell’arsenale del terrore del Cremlino”, ribadendo che le sanzioni europee non toccano i prodotti alimentari bloccati in Ucraina.

Per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, “l’Ucraina ha bisogno di 5 miliardi di euro al mese”: “L’Ue sarà leader della ricostruzione … Stiamo valutando se utilizzare i beni congelati agli oligarchi russi”.

Il ‘costo della guerra’ per l’economia mondiale è stato calcolato dall’Ocse: l’economia mondiale dovrebbe “rallentare fortemente” e la crescita del Pil mondiale dovrebbe essere del 3% nel 2022, contro il 4,5% previsto sei mesi or sono, e del 2,8% nel 2023. Quanto all’inflazione, le stime 2022 la danno al 9% nei Paesi Ocse, il doppio delle attese. In un rapporto, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nota che “l’impatto della guerra sulla sicurezza alimentare, l’energia e la finanza è sistemico, grave e sta accelerando”.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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