In una giornata senza sviluppi sostanziali né sul fronte militare né su quello diplomatico, Russia e Ucraina parlano i linguaggi dell’intolleranza e dell’irriducibilità. Il presidente Volodymyr Zelenksy avverte che la pace si farà solo dopo il ritorno del suo Paese all’integrità territoriale e invita la Cina ad “usare la sua influenza sulla Russia per porre fine a questa guerra”.
“Quanto accade – dice Zelensky, intervistato dal Financial Times – può portare alla Terza Guerra Mondiale”: evitarla “dovrebbe essere una priorità per tutti i leader”. Ma non è per nulla probabile che Pechino raccolga l’input di Kiev. L’Ucraina litiga pure con l’Aiea, l’Agenzia dell’Onu con sede a Vienna per l’energia atomica, vietando a una delegazione di andare alla centrale di Zaporozhzhia occupata dai russi: Kiev teme che una missione dell’Aiea legittimi la presenza dei russi
A Mosca, l’aria non è più accomodante che a Kiev. Anzi, questa volta Dmitry Medvedev s’è forse lasciato prendere la mano, stile ‘leone da tastiera’: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post … sono così duri. La risposta è che li odio – i nemici della Russia, o gli Occidentali, ndr -. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”. E pensare che l’ex presidente russo, sia pure come prestanome di Vladimir Putin, di cui è pure stato premier, aveva fama di colomba in un mondo di falchi.
I toni aspri dell’attuale ‘numero due’ del Consiglio per la Sicurezza nazionale – il ‘numero uno’ è sempre Putin – sono in sintonia con l’irritazione moscovita per gli ultimi sviluppi dell’invasione dell’Ucraina, i missili a medio raggio ceduti a Kiev da Washington e Londra e il divieto di viaggio in Serbia imposto al ministro degli Esteri Serguiei Lavrov. Media russi vicini al regime si fanno beffe degli sforzi diplomatici europei e anche dell’invito del presidente francese Emmanuel Macron a non umiliare la Russia.
In questo clima, la Duma, il parlamento russo, vota l’uscita di Mosca dalla Corte europea dei diritti dell’uomo dopo oltre 20 anni come membro del Consiglio d’Europa – che ha nel frattempo sospeso la membership della Russia -. La Duma ha approvato due misure: con la prima, la Russia si sottrae alla giurisdizione della Corte; e con la seconda fissa il 16 marzo come limite temporale, ovvero nessuna decisione presa dalla Corte oltre quella data contro la Russia verrà implementata.
Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu sostiene che le aree residenziali di Severodonetsk sono “totalmente” sotto controllo russo: il 97% del territorio dell’autoproclamata Repubblica popolare secessionista di Lugansk è stato “liberato” – leggasi “occupato” -, mentre un’offensiva è in corso nell’area di Popasna. “Continuano gli sforzi per prendere la zona industriale di Severodonetsk e località nelle vicinanze”.
Secondo fonti ucraine, i residenti di Severodonetsk sono stati portati con la forza in aree occupate dai russi, mentre altri sono fuggiti dove potevano: in città restano 10/12 mila persone, sotto bombardamenti costanti, senza luce e senz’acqua. Il capo dell’amministrazione militare della città Oleksandr Stryuk, citato da una televisione ucraina, dice: “Molto probabilmente, i russi vogliono ottenere qui una vittoria significativa, perché Severodonetsk, che prima del conflitto aveva oltre cento mila abitanti, è il centro amministrativo del Lugansk, una sorta di ‘piccola capitale’ regionale, un simbolo”.
Mariupol sarebbe invece sull’orlo di un’epidemia di colera esplosiva: sta “letteralmente annegando” nelle acque contaminate dai rifiuti e dalla decomposizione di cadaveri malamente sepolti; disagi e pericoli aggravati dall’arrivo del caldo. Lo sostengono gli amministratori ucraini, che non sono più in città: le forze d’occupazione russe avrebbero decretato una quarantena.
Altre fonti ucraine sostengono che “circa 600 persone sono tenute prigioniere in sotterranei” nell’area di Kherson, “in condizioni disumane e vittime di torture”: sarebbero, per lo più, “militanti ucraini, giornalisti e intellettuali che avrebbero organizzato manifestazioni ‘pro – Ucraina’.
In vista dei negoziati sul grano oggi ad Ankara, il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha parlato al telefono con Shoigu, informandolo dell’imminente operazione militare contro i curdi nel Nord della Siria: un’operazione per Akar “necessaria”, perché “la presenza del terrorismo nella regione è inaccettabile” – la Turchia considera i curdi del Pkk terroristi –.
In visita nei Paesi Baltici, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che l’impegno tedesco nella Regione sarà rafforzato in funzione deterrente contro un eventuale attacco russo: incontrando la stampa con i leader baltici, Scholz ha parlato di “una robusta brigata da combattimento”
Fonti russe indicano che oltre 1,7 milioni di ucraini, tra cui 276.000 bambini, hanno trovato rifugio in territorio russo e sono distribuiti in 56 regioni della Federazione. Dei rifugiati, 507.000 sono cittadini russi e oltre 907.000 sono cittadini delle auto-proclamate Repubbliche secessioniste filo-russe di Donetsk e Lugansk. Kiev denuncia, invece, deportazioni forzate dei cittadini ucraini.
La Banca Mondiale stima che il pil dell’Ucraina si contrarrà del 45% nel 2022, con forte aumento della povertà nell’intero Paese: quanti vivono con meno di 5,50 dollari al giorno saliranno dal 2 al 20% della popolazione. Anche l’economia russa si contrarrà: dell’8,9% nel 2022 e del 2% nel 2023.