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Ucraina: Mosca affonda i colpi ad Ovest; Usa, ‘dialogo continui’

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/06/2022

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La Russia affonderà i colpi ad Ovest sul territorio ucraino, in misura proporzionale alla gittata delle armi che l’Occidente fornisce a Kiev: il ministro degli Esteri di Mosca Serguiei Lavrov chiosa le dichiarazioni minacciose del presidente Vladimir Putin, pronto a colpire “là dove non abbiamo finora colpito”, se l’Ucraina riceve sistemi missilistici avanzati di medio raggio.

La scorsa settimana, Stati Uniti e Gran Bretagna avevano annunciato d’apprestarsi a inviare all’Ucraina sistemi missilistici a medio raggio tipo MLRS, della gittata di 80 km. Per Kiev, quelle armi sono indispensabili per respingere l’offensiva nel Donbass.

Per tutta risposta, i russi hanno colpito con raffiche di missili obiettivi proprio nei pressi di Kiev, rompendo cinque settimane di calma surreale nella capitale ucraina. Il Ministero della Difesa russo sostiene che gli attacchi hanno distrutto carri armati ed altri armamenti donati all’Ucraina.

In una conferenza stampa virtuale, Lavrov ha detto: “Più lunga sarà la gittata degli armamenti che l’Occidente fornirà, più noi sposteremo in avanti la linea oltre la quale la presenza dei neonazisti sarà considerata una minaccia”. Un avvertimento analogo arriva dalla Duma: la Russia potrebbe colpire infrastrutture e istituzioni ucraine.

Lavrov doveva ieri recarsi a Belgrado, da dove poi raggiungere domani Ankara per negoziati sull’export di grano. Tre Paesi Nato, Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro, hanno però chiuso gli spazi aerei al suo volo. Lavrov ha dunque rinunciato alla visita in Serbia, il Paese più vicino a Mosca nei Balcani – e dove pure c’è stata una manifestazione contro il suo arrivo -.

“L’impensabile è accaduto”, ha detto il ministro degli Esteri commentando il fatto: “S’è privato uno Stato della sovranità sulla propria politica estera”. “Simili azioni ostili contro il nostro Paese – ha rilevato a sua volta il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – possono creare problemi”. L’Ue ha invece avallato le decisioni dei tre Paesi Nato – la Bulgaria è pure nell’Unione -.

Intervistato dalla Tass, l’ambasciatore degli Usa a Mosca John Sullivan, scelto da Donald Trump,  dice che la Russia non deve chiudere l’ambasciata di Washington, come suggerito dal vice-capo del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev, un ex presidente ed ex premier, nonostante la crisi della guerra in Ucraina: le due principali potenze nucleari del Mondo devono continuare a parlare e non devono interrompere le relazioni diplomatiche.

Usa e Russia sono concordi nel ritenere necessaria la ripresa dei colloqui sugli armamenti nucleari, ma nel giudicarla poco probabile al momento: Peskov s’allinea a Sullivan su questo punto, pur aggiungendo che “prima o poi dovremo tornare su questo argomento”.

Sul terreno, mentre nel Baltico sono in corso le manovre “di routine” della Nato Baltops, precedute da esercitazioni di tiro russe, il teatro di battaglia principale resta Severodonetsk, dove gli ucraini “resistono”, ma i russi sono “più numerosi e più potenti”, dice il presidente Volodomyr Zelensky, che domenica s’era recato al fronte nel Lugansk per incontrare e incoraggiare le sue truppe.

Fonti locali riferiscono: “Il numero di bombardamenti su Severdonetsk e Lysychansk è aumentato di dieci volte. Nella regione di Lugansk, molte città hanno situazioni paragonabili a Mariupol”. Dove la Russia ha iniziato a consegnare all’Ucraina decine di corpi di soldati caduti nella difesa dell’acciaieria Azovstal.

Secondo i militari ucraini, le truppe russe hanno schierato armi pesanti, come i sistemi missilistici balistici tattici ipersonici a corto raggio Iskander-M, in territorio bielorusso al confine con l’Ucraina. Mosca avrebbe pure posizionato sistemi missilistici terra-aria e artiglieria antiaerea a medio raggio Pantsir, sistemi missilistici S-400 e aerei operativi e tattici.

Ieri c’è stata la prima udienza di un tribunale istituito dai separatisti di Donetsk per giudicare prigionieri di guerra: alla sbarra, “mercenari britannici” che rischiano la pena di morte. La procura di Donetsk li identifica come Shaun Pinner e Andrew Hill, oltre al marocchino Saadun Brahim.

Secondo le autorità di Kiev, almeno 32 giornalisti sono stati uccisi dall’inizio dell’invasione russa, senza contare i caduti nel Donbass dal 2014.

La guerra in Ucraina acuisce il nervosismo internazionale: la Cina invita l’Australia ad “essere prudente”, in risposta alle accuse di Canberra secondo cui un jet militare cinese s’è avvicinato “pericolosamente” a un suo aereo spia sul Mar Cinese meridionale. E, secondo il Washington Post, la Cina starebbe costruendosi in Cambogia una base militare.

Pechino bacchetta Bruxelles sull’adozione del sesto pacchetto di misure punitive europee anti-russe: “Le sanzioni hanno dimostrato di non essere un modo corretto per risolvere la crisi ucraina”. Infine, Usa e Corea del Sud hanno ieri lanciato otto missili, rispondendo agli altrettanti sparati domenica dalla Corea del Nord nel Mar del Giappone.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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