Il Settimanale 2022 2 – Prima la pandemia, ora la guerra in Ucraina. La mancanza di certezze e l’instabilità di questo periodo rischiano di causare un’epidemia più silenziosa ed insidiosa di quella di Sars-CoV-2, quella della scarsa tutela della salute mentale. Aumento dei prezzi, caro bollette, impossibilità di viaggi e spostamenti sono, infatti, solo un lato della medaglia. Quanto invece gli eventi traumatici stanno influenzando psicologicamente la vita delle nuove generazioni? È quello che abbiamo provato a chiederci noi studenti del corso di laurea magistrale di Editoria e Scrittura della Sapienza di Roma.
Dalle nostre risposte emerge che la pandemia, nella sua fase iniziale, è stato un evento traumatico, che ha anche condizionato scelte di vita. Marta Bonanni, 28 anni, di Roma, dopo un periodo all’estero, ha deciso di trasferirsi di nuovo in Italia: “La crisi mi ha portata a rivalutare i miei affetti e ad avere paura di poterli perdere da un momento all’altro”. Una preoccupazione condivisa anche da Aurora Simonetti, 24 anni, di Roma, che afferma: “Non mi sentivo pienamente libera di scegliere di fare alcune attività che potevano mettere a rischio la mia salute e quella della mia famiglia”.
L’invasione russa dell’Ucraina pare non aver generato lo stesso stato di ansia e stress. Giulio Rosati, 24 anni, fuorisede da Salerno, sostiene che la guerra “ha portato non poche preoccupazioni, ma con il passare dei mesi la tensione ha iniziato a calare”. Probabilmente, nonostante la vicinanza della situazione, ci sentiamo coinvolti solo in parte, come afferma ancora Aurora: “Forse perché non è una situazione che mi colpisce in prima persona”.
I numeri, però, parlano chiaro. Gli strascichi della pandemia, a cui si aggiunge lo stress del conflitto, si sono fatti sentire soprattutto nell’aumento di persone che hanno deciso di rivolgersi ai professionisti per un supporto psicologico. I costi della terapia, però, non sono sempre accessibili a tutti. Marta racconta: “So che i servizi di psicoterapia offerti dai punti ASL sono pressoché nulli. Non vieni neanche ascoltato a meno che tu non abbia un problema che venga reputato serio”.
Nonostante l’entrata in vigore del “bonus psicologo”, il contributo sembra essere “insufficiente per una terapia che segua il paziente in maniera efficace: credo piuttosto che si debba intervenire a livello infrastrutturale, creando uno psicologo di base”, dice Carola Crippa, 24 anni, fuorisede da Varese. E anche Chiara Esposito, 23 anni, residente a Napoli, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Lo psicologo dovrebbe essere disponibile per tutti come un medico di base, invece viene ancora concepito come un bisogno eccezionale”.
Di sicuro, i media non hanno contribuito a migliorare la situazione e a calmare e rassicurare i cittadini. “Ci sono sempre testate che giocano con paure altrui con titoli volti al sensazionalismo”, dice Chiara. In generale, l’ansia degli eventi stessi è stata amplificata dai media. Carola, infatti, racconta: “Volevo essere informata per filo e per segno per capire cosa stava succedendo”; ma, in un secondo momento, si è sentita “sopraffatta dagli eventi e ho concepito un’avversione per qualsiasi mezzo di informazione, informandomi solo lo stretto indispensabile”.
di Marta Bonanni, Carola Crippa, Chiara Esposito, Giulio Rosati e Aurora Simonetti