HomeIl SettimanaleIl Settimanale 2022 2 - Ucraina, la solidarietà a Napoli ha 'le...

Il Settimanale 2022 2 – Ucraina, la solidarietà a Napoli ha ‘le ali’

Scritto per il Settimanale 2022 2 della classe di Agenzie e Nuovi Media del cdl in Editoria e Scrittura della Facoltà di Lettere della Sapienza, edizione del 30/05/2022

-

Il Settimanale 2022 2 – Antonio Samà, 61 anni, originario di Grumento e residente a Napoli, dove insegna religione in un liceo, non appena è cominciata l’invasione russa dell’Ucraina, ha immediatamente sentito l’esigenza di fare qualcosa per chi scappa dalla guerra. Il suo appello alla solidarietà non è caduto nel vuoto, per questo ha fondato l’associazione ‘Dateci Le Ali‘. Lo ha intervistato per noi Anna Illiano.

D – Com’è nata l’idea di fondare un’associazione e come l’avete chiamata?

R – L’idea nasce a metà marzo. Davanti alla tragedia della guerra, mi è sorta una domanda: che cosa posso fare? Volevo recarmi al confine ucraino per dare una mano, trasportare i profughi in Italia. Ho iniziato a parlarne a scuola, con colleghi ed ex studenti, e si è rapidamente creata una rete. Fra i vari punti di passaggio, ho cercato il meno frequentato, Vyšné Nemecké al confine con la Slovacchia. In poco tempo c’è stato un boom di donazioni e sono riuscito a raccogliere circa 4000 euro. Appena mi sono stati prestati i furgoni per il trasporto di beni e persone, sono partito per Vyšné Nemecké.

Arrivati, ci siamo rivolti al centro d’accoglienza dei Cavalieri dell’Ordine di Malta che riceve i rifugiati e li fa registrare insieme a chi si offre di accompagnarli in un posto nuovo. Lì abbiamo conosciuto una nonna di 65 anni con due bimbe, di 12 e 9 anni. Aveva lavorato 15 anni in Italia e cercava un passaggio per Carpi, in provincia di Modena.

L’Europa non c’era. C’erano associazioni di volontariato, ma senza un orientamento definito. I rifugiati erano abbandonati a loro stessi. Se non fosse stato per lo spontaneismo di migliaia di volontari, molti profughi non sarebbero potuti scappare.

Sul furgone eravamo in otto, di cui cinque rifugiati. Arrivati a Carpi, abbiamo accompagnato nonna e nipotine in un albergo. Ricordo che quando ho aperto la porta della camera, una bimba ha fatto un sospiro come per dire “finalmente posso dormire tranquilla”.

Continuando ad arrivare richieste d’aiuto, ci siamo chiesti: ‘A chi vogliamo pensare per primi? Ai bambini’. Così è nata Dateci Le Ali, associazione di volontariato. Abbiamo creato diverse attività: in un bistrot di Mergellina 15 bambini (alcuni arrivano persino da Somma Vesuviana) frequentano un laboratorio di pasticceria. L’associazione Fondazione Pavesi del quartiere Sanità ci ha offerto dei locali nei quali stiamo avviando laboratori musicali e di disegno; il Circolo Posillipo e varie palestre, invece, testano gli adolescenti per permettere a chi vuole di partecipare a delle gare.

In soli due mesi abbiamo creato uno statuto, una rete e stiamo continuando a raccogliere fondi… Ed eccomi qui, presidente di Dateci Le Ali.

D – Com’è stata l’esperienza al confine?

R – A distanza si pensa in un modo. Vedere e vivere quei momenti fa cambiare ottica. I bambini giocavano anche in mezzo al fango. I genitori, invece, trasmettevano paura e tensione. Si tocca con mano e si torna diversi.

D – In Italia, i bambini si ritrovano in un contesto nuovo ed estraneo. Quanto sono importanti le attività ricreative? I bambini come rispondo ai laboratori?

I bambini parlano già un buon italiano, assimilano molto in fretta, soprattutto grazie ai mediatori linguistici ucraini. A volte, mi sembra di osservare un popolo in diaspora, tra loro scatta una forte solidarietà, si aiutano reciprocamente. È una cosa molto bella.

Sinceramente, spero che la cosa duri poco. Aiutarli e ospitarli … va bene, ma darli in affidamento o in adozione no. Lo stesso governo ucraino non vuole. Si spera che una volta che la guerra passi, i ragazzi costretti a scappare possano tornare a casa. È complicato muoversi in questo contesto.

Fact checkers, di Anna Illiano con Ilaria Coppolaro, Nicola Curti, Giulia Mariani, Georgia Motto

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...