Un Putin quasi sprezzante, verso gli Usa e chi applica le sanzioni. Un Cremlino ‘ultimativo’, prendere o lasciare. E uno Zelensky irriducibile. Nel dramma dell’Ucraina, che va in scena da oltre 90 giorni, gli atti si succedono e s’assomigliano. Sul terreno, Kiev vede “segnali d’una escalation”: il viceministro della Difesa ucraino, Ganna Malyar sostiene che i combattimenti hanno raggiunto “la massima intensità” nell’Est del Paese e si aspetta un periodo “estremamente difficile e lungo”. Malyar avverte che Mosca sta spostando i missili Iskander a Brest, in Bielorussia: di lì, potrebbero essere usati per colpire l’Ovest dell’Ucraina, gli snodi ferroviari da cui transitano le armi fornite dall’Occidente.
Il presidente russo Vladimir Putin, cui la tribuna del Forum di Davos non è concessa quest’anno, organizza un suo Forum dei Paesi ex Urss e afferma che nessun “poliziotto globale” – il riferimento è agli Stati Uniti – potrà fermare i Paesi che vogliono perseguire una politica indipendente. Poi dice che “la Russia sta diventando un po’ più forte grazie alle sanzioni” – anche l’abbandono del Paese da parte di brand di prestigio potrebbe rivelarsi positivo – e che gli Stati che le applicano “danneggiano se stessi”. E infine riassicura i suoi ospiti: la priorità della Russia sono le relazioni con i “Paesi vicini naturali”.
Di negoziati, parla, per modo di dire, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: la Russia si aspetta che l’Ucraina accetti le sue richieste e sviluppi la consapevolezza della situazione di fatto”, quella “che esiste” sul terreno. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky reagisce attingendo al repertorio della retorica nazionalista da “nessuna concessione”: “Non c’è alternativa per l’Ucraina, a parte combattere gli invasori russi e batterli, liberare la nostra terra e il nostro popolo… Gli occupanti vogliono tutto ciò che abbiamo, compreso il diritto alla vita”.
In un’intervista a un giornale polacco, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg dice che è impossibile prevedere “con certezza quando e come” finirà la guerra e invita i Paesi Nato a dare maggiore sostegno all’Ucraina nella “guerra di logoramento” della Russia. L’obiettivo è intensificare l’aiuto all’Ucraina ed evitare l’escalation del conflitto: quasi un ossimoro.
Sulla linea del fronte, la Russia ha attaccato 40 città nelle regioni di Donetsk e Lugansk, facendo cinque vittime civili e 12 feriti – dati ufficiali ucraini -: “I nemici hanno danneggiato 47 siti civili, tra cui 38 case e una scuola”.
Il ministro della Difesa di Mosca Sergej Shoigu afferma che il porto di Mariupol è stato sminato ed è ora sicuro per la navigazione civile. Mentre rappresentanti dei russofili nell’Est del Paese rivendicano alla Russia terre e mari: “Il Mar d’Azov è perduto per sempre per l’Ucraina… I porti e le regioni di Zaporizhzhia e di Kherson non saranno mai più ucraini”; e parlano di “riunificazione” alla Russia delle loro regioni.
Per Washington, invece, la decisione di Mosca di concedere passaporti russi a cittadini delle zone occupate del sud dell’Ucraina è un tentativo di “assoggettare” gli ucraini. Ma la priorità degli Usa resta a lungo termine la Cina, non l’Ucraina, dice il segretario di Stato Antony Blinken: “L’ampiezza della sfida con Pechino sarà un test per la nostra democrazia “.
La questione dell’export agro-alimentare dall’Ucraina è un nuovo fronte aperto tra l’Occidente e Mosca. Per la Russia, sul blocco dell’export di grano dall’Ucraina la retorica dell’Occidente “si fa inaccettabile”: la responsabilità è dei Paesi occidentali, che devono revocare le “decisioni illegali” (cioè le sanzioni), così che il blocco cessi.
Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina sono stati uccisi 240 bambini, oltre 436 sono stati feriti. Il maggior numero di vittime è stato registrato nelle regioni di Donetsk, Kiev, Kharkiv, Chernihiv.
E, secondo fonti ucraine, le forze russe hanno rapito almeno 230mila bambini ucraini dall’inizio dell’invasione: “Il rapimento dei bambini, che sono tra gli 1,4 milioni di cittadini ucraini deportati con la forza in Russia, è un crimine volto a distruggere la nazione ucraina…”, dice una fonte dell’Ucraina nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.