L’Ucraina alza il tiro delle pretese nei confronti dell’Occidente: mette l’Ue a confronto con la Nato, promuove l’Unione – perché non sa ancora quanto le farà aspettare l’adesione – e boccia l’Alleanza, che di ammetterla non vuole proprio saperne. I voti li dà il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che parla al Forum di Davos. Kuleba, un falco, dice che la Nato “come istituzione non fa assolutamente nulla” per sostenere l’Ucraina nel conflitto contro la Russia e, anzi, “si fa da parte”, mentre l’Ue “ha preso decisioni rivoluzionarie e innovative che loro stessi non si aspettavano di prendere” – e che in realtà non ha ancora preso -.
“Vediamo un gruppo di alleati della Nato che ci aiuta”, spiega Kuleba, che mette fra i buoni Usa e Gran Bretagna e che ce l’ha soprattutto con Francia e Germania: “All’inizio della guerra gli ucraini pensavano che la Nato fosse una potenza, ma la guerra strappa sempre via le maschere, e tutti abbiamo visto i volti reali”.
La parole di Kuleba si incalanano nel varco aperto, poco prima dal presidente Volodymyr Zelensky, intervenendo a Davos per la seconda volta in tre giorni: l’Occidente – nota Zelensky – è diviso nell’affrontare la Russia, mentre l’Ucraina avrebbe “bisogno di una Europa unita”.
In un video al compimento del terzo mese dall’inizio dell’invasione russa, Zelensky afferma che la capacità del Paese di resistere è stata una sorpresa e una fonte di ispirazione per il resto del mondo: “Dobbiamo sempre ricordare che siamo sopravvissuti a questi tre mesi grazie all’impresa di decine di migliaia di persone che hanno difeso lo Stato. E a costo di decine di migliaia di vite di uomini e donne ucraini uccisi dagli occupanti. Memoria eterna a tutti coloro che hanno dato la vita per l’Ucraina”.
Ma l’intelligence ucraina ammette che la marina russa “ha oggi purtroppo il pieno controllo del Mar d’Azov, insieme allo Stretto di Kerch, e sta ora bloccando i nostri porti sul Mar Nero”. Il che rende drammatico il fronte alimentare di questo conflitto. La Russia è pronta al dialogo con tutti i partner sulle forniture di grano dall’Ucraina, dice il vice-ministro degli Esteri, Andrey Rudenko, che prospetta un corridoio umanitario per le navi che trasportano prodotti alimentari fuori dall’Ucraina.
Parlando a Davos, il vice-presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis conferma che, per garantire l’export di cereali dall’Ucraina, “sono in corso colloqui per creare corridoi resi sicuri dall’assistenza militare”: sarebbe “il modo più veloce per sbloccare le forniture ucraine”.
A Bruxelles, si vede il rischio di una crisi alimentare creata “deliberatamente dalla Russia”, i cui annunci sono giudicati credibili solo se seguiti da fatti concreti. “Sono le azioni illegali di Mosca – osserva un diplomatico europeo – ad avere creato questa crisi, sia energetica che alimentare”.
E Kuleba, su Twitter, scrive che la Russia sta ricattando il mondo chiedendo di revocare le sanzioni in cambio dello sblocco delle esportazioni alimentari dall’Ucraina. “Qualsiasi politico o funzionario straniero che pensi di stare a questo gioco dovrebbe prima visitare le tombe dei bambini ucraini uccisi e parlare con i loro genitori”.
Tra Kiev e Mosca, si apre pure il fronte dei visti e dei passaporti. Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che semplifica le procedure per ottenere la cittadinanza russa per chi risiede nelle regioni ucraine di Kherson, occupata dalle truppe russe, e Zaporizhzhia, dove si combatte ancora. Le facilitazioni si estendono ai cittadini di Mariupol.
Già tre anni or sono era stato semplificato l’iter per la cittadinanza russa per chi abita nel Sud-Est dell’Ucraina, area di fatto controllate dai separatisti filorussi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’Ucraina denuncia una “flagrante violazione” della sua integrità territoriale.
Il presidente Putin s’è ieri recato per la prima volta in visita ai soldati feriti: è arrivato all’ospedale militare centrale Mandrika di Mosca. Indossando un camice bianco, il presidente, con il ministro della Difesa Serghei Shoigu, ha girato i reparti e s’è intrattenuto con alcuni militari.
Con una decisione che non ispira ottimismo sull’andamento e sulla durata del conflitto, la Duma ha ieri approvato un progetto di legge che prevede di abolire il limite di 40 anni per chi desidera arruolarsi nelle forze armate.