Il Settimanale 2022 1 -Nei giorni in cui alla Bicocca si valutava se cancellare il corso su Dostoevskij, alcuni studenti sardi si affrettavano a tornare a casa dalla Russia. Tra loro Noemi Arcibeni, 26 anni, originaria di Sestu, ha deciso di raccontarci la sua esperienza: un accordo
tra l’Università di Cagliari e il MGIMO, uno degli atenei più prestigiosi di Mosca, le ha
permesso di terminare lì i suoi studi di Relazioni internazionali.
Ai primi di settembre 2021, l’ormai discutissimo ministro degli Esteri russo Sergej V. Lavrov ha inaugurato il corso. Noemi racconta: “C’era in quel periodo una situazione già particolare con la Nato, cui lui ha fatto riferimento, lamentando le attenzioni delle potenze straniere verso gli affari interni russi”.
Così si è aperto un anno accademico in cui il confronto tra studenti e professori è stato
fortemente incoraggiato: “Non ci siamo mai sentiti censurati o non liberi di dire la nostra”,
sottolinea Noemi, rivelando che pure i pareri più europeisti erano ben accetti nei dibattiti in classe, anche quando espressi da studenti locali.
I fragili rapporti tra Russia e Ucraina erano spesso oggetto di quelle discussioni, ma neanche i professori credevano possibile un conflitto aperto, fino al 21 febbraio, quando il presidente russo Vladimir Putin ha fatto in diretta televisiva un discorso che non lasciava spazio a dubbi.
Noemi iniziava in quei giorni il tirocinio presso un’azienda di cosmetica: i moscoviti, sempre ben disposti nei confronti degli italiani, considerati il popolo europeo più vicino a quello russo, si erano fatti tesi, preoccupati. Molti le raccontavano di avere familiari e amici in Ucraina, ma pochissimi esprimevano opinioni sulla decisione del Cremlino.
Da casa i primi messaggi carichi di apprensione, dovuti, secondo Noemi, a una generale isteria causata dai media italiani: “Le notizie erano molto diverse dalla realtà che vivevo io; la gente parlava di popolo russo in rivolta, c’erano sì delle manifestazioni, ma molto limitate. Probabilmente i numeri in Italia possono sembrare impressionanti, ma la realtà è che Mosca è due volte Roma”.
La situazione è precipitata poi con il blocco delle carte di credito e la chiusura di molti spazi aerei, fino alla richiesta di rimpatrio da parte dell’Ambasciata italiana, che ha dato inizio alla corsa per tornare a casa.
Con la promessa di potere terminare l’anno a distanza, vistosi cancellato il volo con scalo al Cairo, Noemi e i suoi amici hanno optato per il viaggio via terra: treno da Mosca a San Pietroburgo, pullman fino all’Estonia e poi ben tre voli. Un viaggio carico di inquietudine: “Sul bus da San Pietroburgo alla frontiera si è avvicinata una macchina con la Z disegnata, cercava di rallentare il pullman e non sapevamo come sarebbe andata a finire. La tratta era scelta da molti russi e ucraini che stavano scappando dalla Russia. Non è successo niente, però ci siamo presi un grande spavento”.
A inizio marzo Noemi era a casa. Ora sta scrivendo la tesi e forse a luglio dovrà tornare a Mosca per discuterla. Con una nota amara, si esprime contro le esplosioni di rabbia nei confronti di alcune comunità russe, parte di un popolo che lei ha imparato ad amare.
di Valentina Fracasso, Simone Sannai, Valentina Zucca