In Ucraina, l’evacuazione dei miliziani dall’Azovstal pone fine alla battaglia di Mariupol, mentre Finlandia e Svezia fanno un passo decisivo verso l’ingresso nell’Alleanza atlantica. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky getta una luce positiva sulla resa: “Stiamo salvando i nostri ragazzi: l’Ucraina ha bisogno di eroi vivi”. Ma lo scontro tra Kiev e Mosca sulla sorte dei miliziani dell’Azov è acuto: la Duma esamina una bozza di risoluzione contro il loro scambio con prigionieri di guerra russi, definendoli in una bozza di risoluzione “criminali nazisti”, e si prepara a sospendere la moratoria della pena di morte.
La Svezia e Finlandia invieranno oggi le candidature per l’adesione alla Nato, dopo il voto di ieri del Parlamento di Helsinki (188 sì, 8 no) e la decisione formale del governo di Stoccolma. Domani il presidente Usa Joe Biden riceverà il presidente finlandese Sauli Niinisto e la premier svedese Magdalena Andersson per discutere di sicurezza europea, oltre che del sostegno all’Ucraina. E già oggi la premier finlandese Sanna Marin sarà a Roma: incontrerà il premier Mario Draghi e pranzerà con il segretario del Pd Enrico Letta e il presidente del M5S Giuseppe Conte.
La domanda di adesione di Finlandia e Svezia è su un ‘fast track’, un binario veloce: la Casa Bianca è fiduciosa che, nonostante le riserve della Turchia, la Nato possa trovare un consenso unanime, dice la nuova portavoce di Biden Karine Jean-Pierre. In segno di reazione, la Russia intende ritirarsi dal Consiglio degli Stati del Mar Baltico, fa sapere il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov, che accusa gli Stati occidentali di monopolizzare l’organismo politico per la cooperazione regionale fondato nel 1992.
C’è incertezza sulla sorte dei miliziani ucraini del battaglione Azov asserragliati per quasi un mese alla AzovStal e ora arresisi: l’autoproclamata Repubblica popolare filo-russa di Donetsk fa sapere d’avere nelle sue mani 264 militari ucraini, tra cui 51 feriti.
Non è chiaro se altri restino dentro e intendano resistere, nonostante l’ordine di cessare le ostilità. Zelensky dice: “I difensori di Mariupol sono i nostri eroi, sono per sempre nella storia. Mantenendo la posizione all’Azovstal, hanno impedito all’esercito russo di trasferire fino a 17 battaglioni tattici, circa 20.000 soldati, in altre aree, ed evitato la caduta di Zaporizhzhia”. La vice-premier ucraina Iryna Vereshchuk dice che è in corso “un’operazione umanitaria”. E l’Oms denuncia un rischio d’epidemia a Mariupol.
“La guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione di combattimento, il comando militare supremo ordina ai comandanti delle unità di stanza ad Azovstal di salvare le vite dei combattenti”, recita un comunicato dello Stato Maggiore delle Forze armate ucraine.
I feriti sono stati portati in un ospedale della regione di Lugansk: tutti sono prigionieri di guerra e saranno trattati in linea con “le leggi internazionali”, dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Ma non è escluso che alcuni siano perseguiti per crimini di guerra. Il procuratore generale russo chiede alla Corte Suprema di riconoscere il battaglione Azov come “un’organizzazione terroristica” – il caso dovrebbe essere discusso il 26 maggio -. E la Corte penale internazionale invia 42 investigatori ed esperti per indagare sui crimini di guerra in Ucraina. Mosca vuole un’indagine “indipendente e imparziale” sulla tragedia di Bucha, che Peskov considera “una brillante e sanguinosa messa in scena”.
Ieri mattina, almeno otto persone sono morte e altre 11 sono rimaste ferite nei bombardamenti russi sul villaggio di Desna, nella regione di Chernihiv, a circa 64 km dal confine con la Bielorussia.
L’accordo sull’evacuazione dalla Azov non ha avuto sviluppi diplomatici positivi. Anzi, Mosca sostiene che “Kiev si è praticamente ritirata dal processo negoziale” – il vice-ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko – e che i colloqui “non si stanno svolgendo in alcuna forma” – Lavrov -. “Spostare il processo negoziale ucraino da Kiev a Washington e a Londra non porterà frutti”.
Dichiarazioni in contrasto con quelle di Zelensky, secondo cui Kiev continua “la massima attività diplomatica in altre aree”. Ma il suo consigliere e capo-negoziatore Mikhailo Podolyak ammette che “il processo negoziale è sospeso: dopo l’incontro di Istanbul a fine marzo, non ci sono stati sviluppi, nessun progresso … Ma ogni guerra finisce al tavolo delle trattative”.
Il portavoce del Cremlino Peskov ha ieri fatto dichiarazioni a raffica: “L’esistenza della Russia è irritante per l’Occidente … Gli Stati Uniti si comportano in maniera ostile nei nostri confronti … La Russia è sicura della vittoria e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, è sicura che tutto andrà bene… Le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili”.
A Bruxelles, i ministri della Difesa del 27 hanno varato l’hub europeo per l’innovazione militare: è il primo risultato concreto del piano di difesa europeo, ha detto il ‘ministro degli Esteri’ dell’Ue Josep Borrell al termine del Consiglio dei ministri della Difesa.