Per una volta, l’Ue si muove più in fretta degli Usa. Ma non necessariamente nella direzione giusta. Mentre il no di un senatore blocca, sia pure solo per qualche giorno, un aiuto aggiuntivo degli Usa all’Ucraina di 39,8 miliardi di dollari, l’Ue annuncia alla riunione dei ministri degli Esteri del G7 ulteriori contributi per 500 milioni di euro all’Ucraina per l’acquisto di armi.
Unico segnale positivo, in questo quadro di crescente tensione, la telefonata del capo del Pentagono Lloyd Austin con il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu, la prima dall’inizio dell’invasione. Austin, che ha chiesto un rapido cessate il fuoco in Ucraina, ha rimarcato l’importanza di preservare canali di comunicazione: una priorità condivisa.
Il granello nell’ingranaggio dell’Amministrazione Biden e della scelta bipartisan di armare l’Ucraina per fiaccare la Russia lo mette il senatore repubblicano del Kentucky Rand Paul, politicamente libertario, oculista di professione, figlio di un candidato libertario alla Casa Bianca, Ron Paul, e già candidato, senza successo, nel 2016 alla nomination repubblicana.
Con il suo unico voto contrario, Paul ha bloccato la rapida approvazione del pacchetto di aiuti all’Ucraina, che richiedeva l’unanimità per un’approvazione senza discussione. Il provvedimento, che è già stato approvato dalla Camera con 368 sì e 57 no, godeva in Senato del sostegno dei leader di maggioranza, Chuck Schumer, e di minoranza, Mitch McConnell.
La scelta del ‘fast track’, binario veloce, per il provvedimento era stata suggerita – avevano spiegato Schumer e McConnell – “dalla crescente brutalità dell’aggressione russa all’Ucraina”. Il voto è ora stato rinviato alla prossima settimana: Paul, che in genere si oppone agli aiuti all’estero, chiede modifiche alle misure e, soprattutto, un controllo su come la somma verrà spese.
“Io ho giurato lealtà alla Costituzione degli Stati Uniti – ha detto Paul, spiegando la sua posizione -, non a quella di un altro Paese… Non possiamo salvare l’Ucraina e condannare a morte l’economia degli Usa”, con riferimento all’inflazione e all’aumento dei costi dell’energia.
Una volta varato il provvedimento, l’importo stanziato da Washington per Kiev ammonterà a circa 60 miliardi di dollari, il che farà dell’Ucraina “il più grande beneficiario dell’assistenza militare Usa negli ultimi due decenni”: “Gli Usa non possono permettersi di essere i poliziotti del mondo”.
Nonostante intoppo, l’aiuto complessivo statunitense all’Ucraina resta ben superiore all’europeo, pur sommando gli interventi nazionali a quello Ue, che, con i 500 milioni appena annunciati, raggiunge i due miliardi di euro: denaro che servirà – dettaglia il ‘ministro degli Esteri’ europeo Josep Borrell – per comprare “tank, munizioni, blindati, artiglieria pesante, tutto quello che serve per combattere questa guerra”. Dal G7, il settimo dall’inizio del conflitto, arriva un messaggio: “Più sostegno all’Ucraina, incluso quello militare”.
Il finanziamento europeo, ricavato dalla European Peace Facility, nasce dalla certezza – spiegano fonti di Bruxelles – che “la sfida è a chi per prima tra Russia e Ucraina avrà difficoltà a reperire munizioni, armi, equipaggiamenti”: “Continueremo a sostenere militarmente l’Ucraina finché sarà necessario” e ci sarà “richiesto” da Kiev. “Sappiamo che la Russia si sta concentrando sul Donbass, ma altre aree possono essere oggetto” dell’offensiva russa, “il Mar Nero e anche la Transnistria”.
La posizione europea è stata ribadita anche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che era in visita a Hiroshima in Giappone: in questo momento “la sicurezza globale è minacciata. La Russia, uno Stato nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sta attaccando una nazione sovrana, l’Ucraina, ed evoca il ricorso alle armi nucleari… Questo non solo scuote la sicurezza dell’Europa, ma alza pericolosamente la posta in gioco per il mondo intero”.
Kiev chiede ai Paesi del G7 di sequestrare i beni russi e di utilizzarli per la ricostruzione dell’Ucraina. La Gran Bretagna allarga un’altra volta le sanzioni anti-Russia, colpendo l’ex moglie del presidente russo Vladimir Putin, Liudmila Oceretnaia, e la ginnasta Alina Kabaeva (indicata come sua attuale compagna) e altri parenti e amici e uomini d’affari. A questo punto, la lista nera del Foreign Office comprende oltre 1000 individui e oltre 100 entità.
L’atteggiamento dell’Ue condiziona l’atteggiamento della Russia verso l’ipotesi di adesione all’Ue dell’Ucraina. Parlando a Dushanbe, in Tagikistan, il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov dice: “Ci sono forti dubbi che il desiderio di adesione da parte di Kiev sia innocuo… L’Ue è evoluta da una piattaforma economica costruttiva in un attore aggressivo e militante … con ambizioni ben oltre il continente europeo”. Un’analisi della Commissione europea, di cui dà eco El Pais, contrasta con la percezione dell’Ue di Lavrov, perché sottolinea le carenze difensive europee di fronte all’apparato militare d’attacco russo.