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Ucraina: si torna a parlare di negoziati, Jill scrive a Putin

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/05/2022

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Fermo da inizio aprile, oltre 40 giorni, una lunga quaresima della diplomazia internazionale, anche se contatti virtuali ci sarebbero sempre stati, il dialogo tra Russia e Ucraina potrebbe ripartire. Ma Mosca e Kiev scelgono toni aspri per manifestare la loro disponibilità. Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, avverte che Kiev sta esaurendo la pazienza, a causa delle atrocità commesse dalle forze russe sul territorio ucraino. “Siamo pronti a fare questi negoziati, se non è troppo tardi”, dice parlando agli studenti di Sciences-Po a Parigi; e avverte: “A ogni Bucha, a ogni Mariupol, svanisce il desiderio e la possibilità di trattare, come la possibilità di una soluzione diplomatica”.

Dal canto suo, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova dice che i contatti “sono in corso” e procedono. Ma sul terreno il conflitto va avanti: l’attenzione resta puntata sull’acciaieria di Mariupol, sotto attacco on i carri e dove scoppia un incendio, ma un nuovo punto d’attrito esplode a Kherson, città occupata dai russi, le cui autorità ‘collaborazioniste’ vogliono chiedere l’annessione alla Russia. Mikhailo Podolyak, consigliere di Zelensky e capo negoziatore ucraino, commenta acido: “Possono anche chiedere che la città sia annessa a Marte o a Giove, ma l’esercito ucraino la libererà”.

Facendo eco alla raffica di dichiarazioni di martedì dell’intelligence Usa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov puntualizza che il presidente russo Vladimir Putin non dichiarerà la legge marziale in Russia durante l’ “operazione militare speciale” – come lui recita – in Ucraina.

E il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov assicura che Mosca non vuole allargare il conflitto, ma lamenta che l’Occidente vuole vedere la Russia sconfitta. “Ci aspettiamo che la finalizzazione della nostra ‘operazione militare speciale’ e il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi contribuiscano a fermare i tentativi dell’Occidente di minare il diritto internazionale e di violare la Carta dell’Onu, compreso il principio dell’uguaglianza sovrana degli Stati membri. Inoltre, l’Occidente sarà costretto a smettere di spingere per un ordine mondiale unipolare dominato dagli Usa e dai loro alleati”.

Lavrov ha poi addossato a Kiev la responsabilità del blocco delle navi cariche di grano e cereali che non possono lasciare i porti ucraini: l’imbocco dei porti sarebbe stato minato dagli ucraini, rendendo impossibile ai mercantili di uscirne.

La prospettiva di una guerra che duri mesi o anni, e che nessuno possa vincere, ma neppure perdere, allarma la comunità internazionale, mentre, dal terreno, non vengono segnali di svolta: l’Ucraina annuncia di avere il controllo di 1200 chilometri di frontiera, due terzi dei quali con la Russia, ma l’arco di confine da Kharkiv fin verso Odessa è sotto controllo o sotto attacco russo.

Fra le atrocità di giornata, oltre al diario dell’assedio dell’Azovstal a Mariupol, i militari russi avrebbero sparato, secondo fonti ucraine, su un istituto per bambini disabili nell’area di Lugansk. Inoltre, nella regione sarebbero state bombardate per 15 volte aree residenziali e infrastrutture. Severodonetsk è senza gas e anche in blackout. La magistratura ucraina ha messo sotto processo per crimini di guerra un soldato russo prigioniero. Mosca, invece, sostiene che il Pentagono abbia partecipato a “esperimenti biologici su pazienti di ospedali psichiatrici vicino a Kharkiv”; pure coinvolte – secondo le fonti russe – Germania e Polonia e le compagnie Pfizer, Moderna e Merck.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un pericolo per la stabilità e la pace in Europa come in tutto il mondo”, dice il capo di Stato Maggiore Usa, generale Mark Milley, durante un’audizione alla Camera con il capo del Pentagono, Lloyd Austin. Per il generale, gli Stati Uniti sono pronti a “difendere gli alleati della Nato e a sconfiggere chi li minacci o minacci la sicurezza americana”.

Di ritorno dei confini dall’Ucraina, la first lady Jill Biden si rivolge a Putin e gli chiede di “mettere fine a questa guerra brutale e senza senso”, raccontando, in un articolo, la sofferenza delle famiglie di profughi ucraini incontrati in Romania e Slovacchia.

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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