Informazioni contraddittorie sull’andamento dell’offensiva russa in Ucraina nel Donbass; e Mariupol resta l’epicentro del dramma più tragico di questo conflitto. Fonti di Kiev ammettono che le truppe russe hanno conquistato decine di piccoli centri e dicono che i combattimenti sono intensi nelle province di Donetsk e Lugansk. L’intelligence britannica, invece, sostiene che tra venerdì’ e sabato i russi non hanno fatto passi avanti sostanziali nel Donbass e in tutto l’arco dell’Ucraina sud-orientale, dove sono concentrate le operazioni della ‘fase due’ e dove gli invasori incontrano forte resistenza.
Una consigliera dell’ufficio di presidenza ucraino, Olena Symonenko, rivela che almeno 42 località sono cadute in mano russa solo nell’area di Donetsk. Ma gli ucraini cercano di ribattere e avrebbero ieri bombardato un checkpoint a un valico di frontiera con la Russia nella regione di Kursk.
A Mariupol si è ieri tentato di attivare un corridoio umanitario per evacuare i civili intrappolati. Ma in realtà gli autobus promessi non sarebbero mai arrivati: una parte delle persone in partenza sarebbe stata portata in una zona sotto il controllo di Mosca e il resto sarebbe stato disperso. A dirlo sono fonti ucraine.
Per gli 007 britannici, nella città martire si combatte ancora: i russi hanno di nuovo bombardato l’area dell’acciaieria Azovstal e, secondo fonti dell’ufficio di presidenza ucraino, “stanno cercando d’annientare la resistenza dei difensori di Mariupol con attacchi aerei sul complesso dell’impianto e sulle linee di difesa delle nostre truppe e con operazioni di assalto”.
La situazione di Mariupol è “la peggiore catastrofe di questo secolo” ed è la peggiore catastrofe umanitaria dall’inizio dell’invasione russa: lo dichiara il premier ucraino Denys Shmyhal, parlando in conferenza stampa a Washington: “Quando la città sarà stata liberata, potremo scoprire le atrocità terribili compiute dai russi”. Nella città, quasi interamente distrutta, Kiev stima che restino bloccati almeno 100.000 abitanti e che le vittime civili possano toccare le 20.000.
Scoppi sono state segnalate ieri pomeriggio nella regione di Odessa, dove è suonato l’allarme aereo. Alcuni edifici della città portuale sul mar Nero sono stati colpiti da missili da crociera russi che hanno fatto almeno cinque vittime. Per il Comando aereo meridionale ucraino, i razzi sono stati lanciati dal mar Caspio da bombardieri strategici russi Tupolev Tu-95. Dei sei missili da crociera sparati, due sono stati intercettati, due hanno colpito infrastrutture militari e altri due edifici residenziali. La difesa di Kiev rivendica la distruzione di due droni russi, che sarebbero stati utilizzati per correggere la traiettoria dei razzi.
Sempre secondo fonti ucraine, altri due generali russi sono stati uccisi vicino a Kherson e un terzo è in condizioni critiche. Salgono così a 17, secondo calcoli occidentali non confermati, i generali dell’esercito russi morti sul campo di battaglia dall’inizio dell’invasione. Gli ultimi due sarebbero caduti nell’attacco lanciato da forze ucraine contro un posto di comando russo.
In un video, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che i partner occidentali hanno iniziato a fornire a Kiev le armi di cui ha davvero bisogno. “Siamo stati finalmente ascoltati” e “stiamo ricevendo esattamente quel che abbiamo chiesto”. Per Zelensky, i commenti di un comandante russo sulla necessità di creare un collegamento con la Transnistria, in Moldavia, confermano l’intenzione di Mosca di invadere altri Paesi: l’Ucraina “è solo l’inizio”. “Tutti i Paesi che, come noi, credono nella vittoria della vita sulla morte, devono combattere al nostro fianco, devono aiutarci perché noi siamo in prima linea. E dopo, a chi toccherà?”.
Qualcosa sta cambiando nel posizionamento degli Stati nel conflitto. La Turchia, che finora è stata protagonista come mediatore, ha chiuso il proprio spazio aereo a voli civili e militari che portino soldati in Siria: un gesto che suona ostile a Mosca. Invece, Victoria Nuland, sottosegretario di Stato Usa per gli affari politici, non dà una risposta rassicurante a chi indaga il rischio di deriva nucleare in questo conflitto: “Nessuno può escluderlo. Dato che Putin ha già ordinato crimini di guerra terribili e brutali, tutto potrebbe accadere. Potrebbero essere usati diversi tipi di armi catastrofiche”.
L’Ue si prepara alla stretta finale sulle nuove sanzioni anti-russe che potrebbero essere approvate alla fine della prossima settimana: misure che includeranno il petrolio russo, senza però prevedere uno stop all’import da subito. Le ipotesi di lavoro si apprende, sono più di una. La prima è adottare per il petrolio lo stessa schema usato per il carbone, ovvero una eliminazione graduale (phasing out) dell’import che verrebbe azzerato tra qualche mese. Un’altra è introdurre un ‘price cap’ al petrolio: l’obiettivo, in questo caso, sarebbe evitare che il Cremlino faccia più cassa, finanziandosi la guerra contro l’Ucraina.