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Ucraina: Putin prende Mariupol, Biden manda altre armi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/04/2022

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Joe Biden non ci crede, o mostra di non crederci: dice che non ci sono prove che la Russia si sia impadronita di Mariupol, la città martire di questa guerra. Ma dopo otto settimane di attacchi, bombardamenti, assedio, Mariupol è nelle mani dei russi: neppure l’Ucraina lo nega più. Il porto sul Mare d’Azov sarebbe stato disseminato di mine in un ultimo tentativo d’ostacolare l’avanzata russa.

L’annuncio della presa di Mariupol è stato dato ieri dal sempre più redivivo ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, ricevuto al Cremlino dal presidente Vladimir Putin, che definisce la notizia “un successo”. In città, dice Shoigu, all’inizio dell’assedio c’erano 8.100 combattenti ucraini e mercenari stranieri: oltre 4000 sono stati “eliminati”.

Circa 2000 soldati restano ancora asserragliati nelle acciaierie Azovstal. Però, Putin ordina a Shoigu di sospendere gli attacchi invitando gli assediati ad arrendersi in cambio della vita. Il leader russo usa parole crude: “Dobbiamo preservare la vita di soldati e ufficiali. Non c’è bisogno di addentrarci in quelle catacombe e di strisciare sottoterra, sotto quelle strutture industriali. Blocca quella zona, fai in modo che neppure una mosca possa entrarne o uscirne”.

Prenderli per inedia o per sfinimento, dunque, preservando la maggiore installazione produttiva della Regione, dove la Russia continua a fare affluire e a muovere forze, anche se non sembra affondare gli attacchi. Fonti del Pentagono che monitorano l’offensiva di Mosca nel Donbass riferiscono che tre battaglioni si sono aggiunti alle truppe già operative, portando il totale a 85.

I bollettini russi parlano della distruzione di 1.001 obiettivi militari, incluse 162 postazioni di fuoco: l’80% del Lugansk sarebbe controllato dalle forze russe. Per il ministero della Difesa britannico, reparti russi stanno avanzando verso Kramatorsk”,sotto attacco con razzi. Kharkiv, la seconda città ucraina, è stata ieri oggetto di furiosi bombardamenti; bombe anche su Mykolayiv.

Da Mariupol sono stati finora evacuati 142 mila civili. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky riferisce che la quasi totalità degli edifici sono distrutti. Kiev chiede “un corridoio umanitario urgente dagli stabilimenti Azovstal” dove ci sarebbero “circa 1.000 civili e 500 soldati feriti”, cifre che non collimano con quelle date nei giorni scorsi e con quelle di fonte russa.

I militari ucraini possono deporre le armi e lasciare Mariupol attraverso i corridoi umanitari, precisa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rispondendo alla proposta di Zelensky di scambiare truppe russe catturate con un salvacondotto per i militari ucraini di Mariupol. “Questa possibilità esisteva anche prima che il presidente Zelensky facesse la sua dichiarazione”, sottolinea Peskov.

Ieri, però, nessun autobus è riuscito ad arrivare a Mariupol per evacuare i civili – 200 persone erano pronte a partire – e non c’è stata nessuna evacuazione neppure dall’acciaieria Azovstal. Mercoledì, gli evacuati erano stati un’ottantina, donne e bambini: sono arrivati ieri pomeriggio a Zaporizhzhia, dopo aver trascorso la notte a Berdyansk.

Continuano ad emergere in tutta l’Ucraina le testimonianze delle violenze cui è stata ed è sottoposta la popolazione civile dall’inizio dell’invasione russa. Nuove notizie di stragi e fosse comuni arrivano dalla regione di Kiev. La procura generale ucraina indaga su 7.661 presunti crimini di guerra commessi dalle truppe russe, inclusi 548 contro bambini.

Fronte negoziati, il Cremlino fa sapere che i colloqui con Kiev continuano in formato video quasi ogni giorno. E in una bozza d’accordo chiede “l’appartenenza della Crimea alla Russia e l’indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk” e propone che i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu diventino garanti della neutralità e della sicurezza dell’Ucraina. Kiev offre una “sessione speciale di negoziati” a Mariupol e ribadisce che la guerra “può finire solo con colloqui diretti” tra Putin e Zelensky (ma non a Mosca). Il presidente ucraino ha ieri ricevuto il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez e la premier danese Mette Frederiksen.

Fonti ucraine sostengono che il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha ricevuto un piano per uccidere il presidente Zelensky durante un incontro con Putin il 3 febbraio. L’intelligence di Kiev sta verificando la congruità della minaccia.

Estonia e Lettonia hanno ieri definito “genocidio”, in risoluzioni dei rispettivi Parlamenti, l’attacco della Russia all’Ucraina e “le atrocità commesse dalle forze russe” in Ucraina.

Continua lo stillicidio delle sanzioni, che paiono spesso dettate dal desiderio di ‘fare notizia’ più che di essere efficaci. Così la Russia prende di mira 29 funzionari, imprenditori e giornalisti Usa, tra cui la vicepresidente Kamala Harris e il ceo di Meta Mark Zuckerberg, e 61 cittadini canadesi. L’Ue, invece, include nella sua blacklist il cosiddetto “cuoco di Putin”, l’uomo d’affari Evgeny Prigozhin, fondatore e capo ombra dei mercenari della Wagner. E il Regno Unito estende le sanzioni a militari, funzionari e imprenditori russi, fra cui il capo dell’azienda dei Kalashnikov e il tenente colonnello Azatbek Omurbekov, il comandante del reparto accusato del ‘massacro di Bucha’. E gli Stati Uniti chiudono i loro porti alle navi russe.

L’Onu calcola che oltre cinque milioni di ucraini abbiano lasciato il loro Paese dopo l’invasione e che gli sfollati interni siano 7,7 milioni: mentre c’è un flusso di ritorno dall’estero, gli sfollati interni tendono ad aumentare – due settimane or sono erano 7,1 milioni -.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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