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Ucraina: punto, guerra in nuova fase, diplomazia a punto morto

Scritto per La Voce e il Tempo uscita il 21/04/2022 in data 24/04/2022 e, in versioni diverse, per il Corriere di Saluzzo del 21/04/2022 e per il blog di Media Duemila pubblicato il 21/04/2022 https://www.media2000.it/ucraina-la-guerra-entra-in-una-nuova-fase-la-diplomazia-resta-ferma/

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La guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase, forse decisiva, forse più cruenta e più devastante di quella che abbiamo finora conosciuto. Ma la diplomazia resta ferma ai rituali poco o per nulla influenti delle condanne, delle sanzioni a Mosca, delle armi a Kiev. Quando l’esercito russo occupa il Donbass, con mossa a lungo preparata e quasi scontata, il presidente Usa Joe Biden replica riunendo in video-chiamato alleati e partner.

La Russia del presidente Vladimir Putin accusa l’Occidente, per bocca del ministro della Difesa Serguiei Shoigu, di “fare di tutto per fare durare” le ostilità in Ucraina. Il ministro degli Esteri Serguiei Lavrov assicura che Mosca userà solo armi convenzionali nel conflitto, non farà ricorso alle armi nucleari.

Biden e gli alleati, la cui consultazione è durata un’ora appena, confermano il sostegno all’Ucraina e lo sforzo “per fare pagare care alla Russia le sue azioni” con ulteriori sanzioni a Mosca e più armi a Kiev. Di maggiori costi da imporre a Putin e maggiore appoggio da dare all’Ucraina parlano l’uno dopo l’altro von der Leyen e Stoltenberg, Draghi e Scholz, che sottolinea “la Nato non interverrà”.

Il presidente francese Emmanuel Macron, il più attivo nel cercare il dialogo con Putin, sia pure senza esito, rinvia il rilancio degli sforzi di pace a dopo il ballottaggio di domenica. Se sarà ancora presidente, come i sondaggi indicano, “Tornerò a Kiev, ma per portare qualcosa di utile, per fare la differenza. Per mostrare semplicemente il mio supporto non ho bisogno di recarmi lì”. Macron ha già parlato una quarantina di volte con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dall’inizio dell’invasione e forse una dozzina con Putin dall’avvio della crisi.

Nell’ora dell’offensiva di Mosca per acquisire l’arco di Ucraina sud-orientale che va da Kharkiv alla Crimea passando per Lugansk, Donetsk, Mariupol – città martire di questa guerra -, fino a Mykolaiv e forse a Odessa, facendo del Mare d’Azov un lago russo, l’apparato diplomatico si riduce a tregue pasquali e anatemi religiosi.

Dopo giorni e settimane di assordante silenzio, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres torna a farsi sentire per chiedere “una pausa umanitaria di quattro giorni per la Settimana Santa” (Pasqua, per gli ortodossi è domenica prossima, 24 aprile): scopo, “consentire l’apertura di una serie di corridoi umanitari”. Guterres parla un linguaggio da Papa più che da diplomatico: “La Pasqua – dice – è una festa che unisce i cristiani ortodossi in Russia e in Ucraina”.

Ma, intanto, il patriarca di tutte le Russie Kirill e il capo della Chiesa ucraina greco-cattolica, monsignor Sviatoslav Shevchuk, se le danno verbalmente di santa ragione: Kirill invoca la benedizione divina sull’esercito russo, Shevchuck fa una veglia di preghiera per l’esercito ucraino “perché – dice – oggi si decide il futuro, il destino dell’Ucraina e il destino del Mondo … Forse, canteremo per l’ultima volta ‘Cristo è risorto!’”. Il dio degli eserciti è tornato, quello della pace non ancora.

La tv ucraina non ha trasmesso immagini della Via Crucis a Roma, in polemica con la presenza, alla 13° stazione, di una donna ucraina e una russa insieme. Il Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose “esorta a fermare i bombardamenti e a ridurre le ostilità offensive almeno per il tempo dei giorni sacri per tutte e tre le religioni”: cristiani ed ebrei celebrano le loro Pasque e fino a fine aprile i musulmani osservano il mese di digiuno del Ramadan.

L’attacco al Donbass, un fronte lungo quasi 500 km
La nuova fase dell’invasione russa dell’Ucraina, forse quella decisiva, s’è aperta la notte tra lunedì e martedì con l’inizio dell’offensiva su larga scala, da giorni attesa, nel Donbass e in tutto il Sud-Est dell’Ucraina. Fonti Usa indicano che la Russia sta impiegando ingenti quantità di truppe fresche, con l’obiettivo di prendere il controllo di una regione vitale dell’Ucraina industriale.

Ma la resistenza degli ucraini è accanita. L’intelligence britannica pensa che l’offensiva nel Donbass potrebbe tradursi in una ‘guerra di logoramento’ e protrarsi “per diversi mesi”, mentre inizialmente aveva creduto che i russi, in caso di mancato sfondamento, corressero il rischio di ritrovarsi presto senza risorse adeguate a proseguire il conflitto.

Dall’inizio di aprile, Mosca stava riposizionando le proprie forze ed ammassando truppe, armamenti e rifornimenti per lanciare l’attacco nel Donbass. In un annuncio alla Nazione, Zelensky informa: “Le truppe russe hanno cominciato la battaglia del Donbass, cui si sono a lungo preparate”.

Annunci analoghi vengono da parte russa: “E’ iniziata la seconda fase dell’operazione speciale”, dice Lavrov. E Shoigu descrive decine di attacchi nell’Ucraina orientale: “missili ad alta precisione” hanno colpito 13 obiettivi nel Donbass, fra cui la città di Slovyansk, e attacchi aerei “hanno colpito 60 strutture militari dell’Ucraina”, anche in città vicine alla linea del fronte orientale.

Uscendo dal cono d’ombra degli ultimi giorni, Shoigu diventa protagonista – una dimostrazione che, di quello che succede al Cremlino, si sa davvero poco -: il ministro fa sapere che “l’esercito attua sistematicamente il piano per la liberazione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk” e “sta adottando misure per riportare la vita alla normalità” nelle regioni di cui prende il controllo.

Per le fonti di Kiev, l’esercito russo ha cercato di sondare le linee ucraine su quasi tutta la linea, ma è riuscito a passare solo a Kreminna, che è nelle loro mani, e in un’altra città minore.

Strascichi di orrori e medaglie al massacro
Dov’è passata, la guerra lascia uno strascico di orrori. Più di 420 cadaveri di civili sono stati trovati a Bucha, nella regione di Kiev, secondo fonti di polizia locali: “La gente torna a casa e trova tombe nei cortili, negli scantinati, nei pozzi. Di oltre 200 persone non si hanno notizie, oltre 300 corpi non sono ancora stati identificati”.

Prima dell’offensiva del Donbass, i caduti ucraini di questa guerra oscillavano fra i 2.500 e i 3.000, i feriti erano circa 10 mila: cifre fatte da Zelensky alla Cnn; i caduti russi sarebbero circa 20 mila – stima non confermata -. Quanto alle vittime civili, “è più difficile” calcolarle. Ma ogni giorno ne emergono nuovi drammi: circa 900 civili trovati morti a Kiev e dintorni sarebbero stati ‘giustiziati’ a colpi d’arma da fuoco; i corpi sarebbero poi stati abbandonati in strada o sepolti sommariamente.

Il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino Liudmyla Denisova riferiva che erano 200 i bambini ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione, 360 i feriti. Zelensky denunciava che circa 5.000 bambini sono stati “deportati” dalla regione di Mariupol in Russia. Il Regno Unito paragona quanto sta avvenendo in Ucraina a quanto fatto dai russi in Cecenia 1999 e in Siria 2014.

Una guerra nella guerra è quella sostenuta dalle installazioni sanitarie: al 18 aprile, le forze russe avevano lanciato 147 attacchi contro ospedali e ambulatori dall’inizio dell’invasione, facendo 73 morti e 53 feriti, secondo i dati dell’Oms.

Massacri che valgono una medaglia, in attesa – chi lo sa? – di un processo. Putin ha infatti decorato la 64a brigata fucilieri, un’unità che, secondo l’Ucraina, ha partecipato ai massacri di civili a Bucha. Putin ha voluto ricompensarne “l’eroismo e la tenacia, la determinazione e il coraggio”. Il sindaco di Bucha Anatoliy Fedoruk stima che “un abitante su cinque di coloro che erano rimasti in città durante l’occupazione” sia stato ucciso.

L’Ucraina e l’Ue, la Russia e le sanzioni, i conti dell’Fmi
Kiev ha già trasmesso all’Ue il questionario per avere lo statuto di candidato all’adesione, ricevuto l’8 aprile, e continua a chiedere più armi all’Occidente, dicendo che “ogni ritardo” nelle forniture equivale a un “permesso alla Russia di uccidere più ucraini”. Per Zelensky. l’offensiva della Russia mira a “distruggere e annientare il Donbass”.

La diplomazia in stallo si esprime solo a colpi di sanzioni e reciproche espulsioni. E l’Fmi stima che la guerra affonda le economie dell’Ucraina e della Russia. Cresciuto del 4,7% del 2021, il Pil russo si contrarrà quest’anno dell’8,5% e il prossimo del 2,3%, con una brusca battuta d’arresto rispetto alle stime precedenti – in gennaio, infatti, l’Fmi aveva previsto per la Russia una crescita del 2,8% quest’anno e del 2,1% il prossimo -. Una contrazione ben maggiore subirà l’Ucraina, che nel 2022 vedrà il Pil crollare del 35%: “Anche se il conflitto dovesse finire presto – e non è affatto detto, ndr -, le perdite, le devastazioni e l’esodo dei cittadini limiteranno l’attività economica per vari anni”.

A Mosca, emergono divergenze nella valutazione dell’impatto delle sanzioni. Sempre tracotante, Putin sostiene che la ‘guerra lampo’ delle misure econoniche dell’Occidente contro la Russia è fallita. La governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina avverte, invece, che le sanzioni peseranno a medio termine sull’economia nazionale.

Ma il Cremlino non subisce senza reagire: il prezzo del gas va su e il rublo si rafforza. La Russia, poi, contesta in giustizia il congelamento delle sue riserve auree e in valuta. La Nabiullina osserva: “E’ un atto senza precedenti e stiamo mettendo a punto tutte le opportune azioni legali”.

Lo sforzo di armare l’Ucraina e i rischi
Lo sforzo dell’Occidente di armare l’Ucraina s’intensifica e tocca ormai livelli di guardia, perché può innescare in qualsiasi momento una reazione russa o provocare un incidente di percorso fortuito, ma dalle conseguenze incalcolabili.

Forze speciali britanniche sono state a Kiev nella prima metà di aprile per addestrare gli ucraini all’impiego di alcuni tipi d’arma forniti da Londra, come i razzi anti-carro portatili Nlaw, rivelatisi molto efficaci nel contrastare l’avanzata dei russi. E militari statunitensi addestrano soldati ucraini in basi Nato ad utilizzare sistemi d’arma Usa.

Sono illazioni di fonti stampa – autorevoli: rispettivamente Times di Londra e New York Times -, senza avalli ufficiali. Ma se le notizie sono corrette testimoniano un ulteriore coinvolgimento Nato nel conflitto in Ucraina. Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano ritirato i consiglieri militari prima dell’invasione russa, temendo il coinvolgimento in scontri dall’impatto imprevedibile

La Cnn, invece, segnala che il Pentagono teme che le munizioni inviate all’Ucraina possano essere insufficienti per fare fronte all’offensiva del Donbass. I responsabili della difesa Usa sollecitano quasi ogni giorno i loro omologhi dei Paesi Nato vicini all’Ucraina perché inviino armi ed equipaggiamenti il prima possibile. E i russi consjderano i convogli di rifornimenti obiettivi militari legittimi.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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