Massacri in Ucraina che valgono una medaglia. Il presidente russo Vladimir Putin ha decorato la 64a brigata fucilieri, un’unità che, secondo l’Ucraina, ha partecipato agli eccidi di civili commessi a Bucha. Putin ha voluto ricompensarne “l’eroismo e la tenacia, la determinazione e il coraggio”. Il sindaco di Bucha Anatoliy Fedoruk stima che “un abitante su cinque di coloro che erano rimasti in città durante l’occupazione” sia stato ucciso.
Nessun corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili dalle zone di combattimento è stato aperto ieri in Ucraina, per il secondo giorno consecutivo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che circa 5.000 bambini sono stati “deportati” dalla regione di Mariupol in Russia. Il Regno Unito paragona quanto sta avvenendo in Ucraina a quanto fatto dai russi in Cecenia 1999 e in Siria 2014.
E l’intelligence ucraina sostiene che un numero crescente di militari russi si rifiuta di partecipare alla guerra d’invasione. Chi contesta la destinazione verrebbe però minacciato di rappresaglie contro i familiari. Intanto, ai genitori di militari imbarcati a bordo dell’incrociatore Moskva, affondato nel Mar Nero nei giorni scorsi, cominciano a giungere le comunicazioni della scomparsa dei loro cari.
La prima di cui si ha notizia ad avere ricevuto una telefonata luttuosa dal Ministero della Difesa è stata Yulia Tsyvova, madre di un marinaio di leva di 19 anni, Andrei, imbarcato sul Moskva: “Non mi hanno neppure detto se e quando ci saranno i funerali”, ha riferito la donna.
In una giornata poverissima di mosse diplomatiche, gli ucraini rivendicano una controffensiva intorno alla città di Izium, nella regione di Kharkiv, dove avrebbero liberato numerosi insediamenti. I russi, invece, hanno proseguito i loro bombardamenti sulle infrastrutture delle città di Leopoli – sette le vittime, oltre dieci i feriti, fra cui un bimbo di tre anni scappato da Kharkiv -, Dnipro, Kharkiv e Kramatorsk e in altre province. Forze russe hanno preso Kreminna, nel Lugansk, dove avrebbero anche sparato a civili in fuga -quattro i morti-.
L’attacco su Leopoli colpisce particolarmente: la città, punto di approdo o di transito di rifugiati dall’est e dal Sud del Paese, era finora stata relativamente risparmiata dal conflitto e non aveva ancora subito perdite civili. Testimoni hanno visto fiamme e fumo salire da un impianto ferroviario, ad ovest del centro. A marzo, i russi avevano colpito una struttura militare nella vicina Yavoriv, verso il confine con la Polonia, facendo almeno 35 morti e oltre 130 feriti.
Mosca afferma di avere centrato 315 strutture militari negli attacchi effettuati la scorsa notte sull’Ucraina e di avere abbattuto tre aerei ucraini: due Mig-29 e un Su-25. Tra gli obiettivi attaccati, 18 centri di comando, 22 batterie di artiglieria, un sistema missilistico e 275 punti d’assembramento delle truppe. Missili Iskander hanno inoltre “eliminato quattro depositi di armi”.
Sempre sotto attacco le acciaierie Azovstal a Mariupol, dove la resistenza degli ucraini non è stata debellata. Il maggiore Sergiy Volyna, comandante della 36/a brigata dei Marines ucraini, assediati nella città, ha scritto a Papa Francesco chiedendogli di intervenire “per salvare la popolazione civile allo stremo”. Durante il Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, il pontefice ha lamentato “una Pasqua di guerra”, ha evocato la minaccia nucleare e ha lanciato un appello alla pace: “Abbiamo tutti visto troppo sangue … Metteremo fine all’umanità o rinunceremo alla guerra? … Liti, conflitti, contese cedano il posto alla comprensione, alla riconciliazione”.
Il presidente Zelensky, che ha ieri trasmesso all’Ue il questionario per avere lo statuto di candidato all’adesione, è tornato a chiedere più armi all’Occidente, dicendo che “ogni ritardo” nelle forniture equivale a un “permesso alla Russia di uccidere più ucraini”. Per Zelensky. l’offensiva della Russia nell’Est del Paese è imminente. “Vogliono letteralmente distruggere e annientare il Donbass, distruggere ciò che un tempo dava gloria a questa regione industriale”.
Lo Stato Maggiore ucraino ritiene che gli attacchi missilistici e i bombardamenti su infrastrutture industriali e civili siano i prodromi dell’attacco e segnala l’intensificarsi delle operazioni. Coerentemente con questa analisi, le autorità del Lugansk invitano i residenti a evacuare l’area: “Potrebbe essere l’ultima occasione per i civili di mettersi in salvo”, avvertono.