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Ucraina: guerra di terra, di mare e di gas, Putin e Zelensky contro

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/04/2022

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Guerra in Ucraina. Per il presidente russo Vladimir Putin, gli europei non possono “sostituire il gas russo”; e agitare l’ipotesi di sanzioni fa solo “salire i prezzi” e influenza negativamente “l’economia globale”. Putin, provocatoriamente, chiede al governo di reindirizzare l’export di energia dall’Occidente all’Asia. Ma se l’Ue non può rinunciare da un giorno all’altro il gas russo, Mosca non può rifornire da un giorno all’altro clienti alternativi: servono infrastrutture, che vanno realizzate.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal canto suo, rimprovera gli europei perché continuano ad acquistare energia russa: i 300 miliardi di dollari che Mosca dovrebbe incassare quest’anno “sono soldi sporchi di sangue” ucraino, denuncia Zelensky, che ce l’ha soprattutto con Germania e Ungheria. Intanto, funzionari dell’Ue lavorano a un bando sull’import di petrolio dalla Russia, consapevoli del rischio d’aumento dei prezzi: il documento non sarà discusso prima del ballottaggio delle presidenziali francesi, il 24 aprile.

Putin e Zelensky battagliano sul fronte energetico, mentre il Pentagono fa sapere che le nuove armi fornite dagli Usa all’Ucraina arriveranno a destinazione in meno d’una settimana. Le forze di Kiev le porteranno nell’Est del Paese, dove i russi si preparano a sferrare una nuova offensiva – secondo molti, è già in corso -. Se la Russia dovesse ostacolarne la consegna – avverte Washington – ci sarebbe “un rischio di escalation”.

Le cronache di guerra sul terreno sono segnate da una serie di narrazioni contrapposte. Due esempi: fonti russe denunciano che uno villaggio russo nel distretto di Gaivoron nella regione di Belgorod, al confine con l’Ucraina, è stato bombardato dalle forze ucraine. Non ci sarebbero vittime civili, ma i residenti del villaggio attaccato e di uno vicino sono stati evacuati. L’Ucraina nega di averlo fatto: secondo il Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, “i servizi speciali nemici hanno iniziato ad effettuare attacchi terroristici sul proprio territorio al fine di alimentare un’isteria anti-ucraina”.

Poi, c’è la vicenda dell’incrociatore lanciamissili russo Moskva che l’Ucraina sostiene di avere gravemente danneggiato nel Mar Nero, al largo di Odessa, con due missili Neptune. L’incrociatore, nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero, ha un equipaggio di circa 500 marinai, che è stato evacuato. La Russia conferma l’evacuazione del Moskva, dotato di 16 vettori anti-nave Vulkan – gittata di almeno 700 km -, ma l’attribuisce a un incendio a bordo sulle cui cause s’indaga. Anche sulla situazione della nave le informazioni sono discordanti: Mosca sostiene che l’incrociatore resta a galla e che sarà rimorchiato in un porto sicuro; Kiev dice che si è capovolto e sta affondando.

Nel 50o giorno dall’inizio dell’invasione, Kiev, nel suo consueto bollettino, nota che le forze russe continuano a lanciare attacchi missilistici e bombe sulle infrastrutture militari e civili nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Zaporizhzhia. Fonti governative riconoscono che marines della 36a brigata sono stati fatti prigionieri mentre tentavano di sfondare il fronte a Mariupol per andare a rinforzare il reggimento Azov che difende la città portuale, ma dicono che sono “molti meno” degli oltre mille vantati da Mosca.

Mentre gli Usa valutano la missione a Kiev di una loro figura “di alto profilo”, forse Kamala Harris, o forse Antony Blinken, la popolarità del presidente Joe Biden è in calo: un sondaggio Quinnipiac gli attribuisce un tasso di approvazione solo del 33% contro il 54% di disapprovazione. Sull’Ucraina, il tasso di consensi è al 39%.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha di nuovo preso le distanze, ieri, dall’uso del termine “genocidio”, spiegando che “l’escalation verbale” non aiuta gli ucraini e può allargare il conflitto, ma, dopo Biden, di genocidio hanno parlato il Parlamento ucraino e Donald Trump. Il premier britannico Boris Johnson ha colpito con sanzioni altri due oligarchi russi.

Ieri, l’elemosiniere di Papa Francesco Konrad Krajewski, giunto in Ucraina con aiuti umanitari, ha visitato la cattedrale patriarcale di Kiev e ha incontrato l’arcivescovo maggiore greco-cattolico Sviatoslav Shevchuk, presente il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas. Ci sono fermenti nella chiesa ucraina sotto giurisdizione del Patriarcato di Mosca: circa 400 sacerdoti contestano il patriarca Kirill, che predica la dottrina del “mondo russo” e che andrebbe condannato come eretico.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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