Affondo russo contro l’Unione europea, mentre la guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase: secondo fonti locali, l’offensiva del Donbass sarebbe già iniziata. Il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov afferma che le dichiarazioni del suo omologo europeo Josep Borrell “cambiano significativamente le regole del gioco”, senza elaborare su che cosa ciò significhi. Sabato, Borrell, reduce da una visita a Bucha e a Kiev, si era augurato che l’Ucraina vinca il conflitto sul campo e aveva annunciato nuovi invii di armi europee a Kiev. Parole per Lavrov “aggressive e senza precedenti”.
Il capo della diplomazia russa accusa l’Unione d’usare l’Ucraina come “testa di ponte per sopprimere la Russia”. Ma, nel contempo, prospetta una ripresa delle trattative: “Non vedo perché non continuare i negoziati con l’Ucraina, siamo persone pazienti e insistenti”, ma un cessate-il-fuoco non è ipotizzabile senza un accordo.
L’incontro a Mosca tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere austriaco Karl Nehammer “non è stato amichevole”, secondo quanto riferiscono fonti di Vienna, che lo definiscono “molto duro e franco”. Nehammer, primo leader d’un Paese Ue a recarsi a Mosca dall’inizio dell’invasione, ha detto a Putin che “la guerra deve cessare, perché in guerra ci sono solo sconfitti da ambo le parti” e che “le sanzioni europee resteranno e saranno se del caso inasprite”. Il cancelliere ha pure parlato “con parole chiare” dei crimini di guerra commessi a Bucha e altrove, insistendo “sulla necessità d’un’inchiesta internazionale” su questi fatti; e ha avuto l’impressione, non sorprendente, che Putin non si fidi dell’Occidente.
Collegato col Parlamento della Corea del Sud, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che decine di migliaia di persone sono morte a Mariupol, dove la situazione è tragica: la città, bloccata dalle truppe russe dal primo marzo, “è distrutta … , ma i russi non fermano l’offensiva”. 33mila abitanti sarebbero stati deportati in Russia o nei territori controllati dai russi: “Ci sono retate di civili brutali, con l’aiuto di collaborazionisti”, denunciano le autorità di Kiev.
I filo-russi del Donbass annunciano l’avvenuta “liberazione del porto di Mariupol”. Le operazioni lì preannunciano l’offensiva finale della Russia nell’Est dell’Ucraina, che fonti locali ritengono “già iniziata”: “I russi stanno ammassando le forze”, pur senza avere ancora scatenato “grandi battaglie”. La notte scorsa ci sono state esplosioni nella regione di Dnipro, decine di bombardamenti nell’area di Kharkiv – con vittime civili, fra cui un bambino di sette anni – e anche nelle regioni di Donetsk e Lugansk, “con le forze ucraine che respingono molti attacchi” – rilevano fonti occidentali, secondo cui “la scelta russa di continuare a usare ‘bombe non guidate’ accresce il rischio di vittime civili”.
Anche un bollettino dell’intelligence britannica punta l’attenzione sul Donbass e Mariupol e sull’utilizzo di armi al fosforo: “Il fatto che i russi abbiano già usato munizioni del genere nell’area di Donetsk accresce la possibilità che le usino a Mariupol, se la battaglia per la città dovesse intensificarsi”.
Intanto, emergono ogni giorno nuovi racconti di altri orrori. Abitanti di Yagdyne, un villaggio quasi totalmente distrutto, vicino a Lukashivka e a Chernihiv, a nord di Kiev, riferiscono di essere rimasti in 380 per oltre un mese nel rifugio di una scuola: 11 persone sono morte di infarto o stremate, otto sono state uccise. “I soldati russi, tenendoci il fucile puntato, ci hanno permesso di seppellirle. Erano loro a darci il cibo dalle loro scatolette, mentre nelle nostre case hanno fatto razzia.
L’Onu calcola che sono almeno 1.842 le vittime civili dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, tra cui 148 bambini; i feriti sono almeno 2.493, di cui 233 minori. Le cifre, sottolineano le fon ti dell’Onu, sono sottostimate, viste le difficoltà negli accertamenti sul terreno.
A Lussemburgo, i ministri degli Esteri dei 27 hanno rinviato ogni decisione du eventuali embarghi su gas e petrolio russi. L’Irlanda, neutrale, ha manifestato sue riserve sulla politica delle armi all’Ucraina, mentre la Finlandia, pure neutrale, pare avvicinarsi all’adesione alla Nato.