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Ucraina: la pace può aspettare, è l’ora della ‘diplomazia di guerra’

Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11/04/2022

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La pace deve attendere un supplemento di guerra: Ucraina e Russia vogliono riprendere a negoziare da posizioni di forza e s’apprestano alla battaglia del Donbass, Kiev per cacciarne i russi con le armi in arrivo dall’Occidente; Mosca per assicurarsene il controllo, chiudendo l’accesso al Mar d’Azov dell’Ucraina.

Dalla fine di marzo, la ‘diplomazia di pace’ che pareva sul punto di produrre una tregua è divenuta una ‘diplomazia di guerra’: le difficoltà militari incontrate dai russi hanno convinto qualche leader occidentale che questa è un’occasione per fiaccare il presidente russo Vladimir Putin e, magari, innescare un ‘cambio di regime’ a Mosca. La battuta a Varsavia del presidente Usa Joe Biden aveva un fondamento di verità.

Intervistato dal Telegraph, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg rivela che la Nato sta elaborando piani per schierare una presenza militare permanente sui propri confini ed essere pronta a contrastare una futura aggressione russa. “Siamo di fronte a una nuova realtà – dice Stoltenberg -, una nuova normalità della sicurezza europea”. Affermazioni complementari a quanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ripete: “L’intera Europa è un obiettivo per la Russia”.

Kiev continua a ricevere armamenti o soldi per comprarne (500 milioni di dollari dal Canada, l’ultimo ‘regalo’) e sospende l’import di tutte le merci russe. Gli Stati Uniti formulano piani per dare più armi e e più mezzi all’esercito ucraino e Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, attribuisce al presidente russo Vladimir Putin la responsabilità dei crimini commessi, “l’ordine di brutalizzare i civili è suo”.

Il ‘ministro degli Esteri’ Ue Josep Borrell usa, da quando è stato a Bucha, un linguaggio bellicoso:  “Torno da Kiev con una lista di armi di cui gli ucraini hanno bisogno. E noi gliele forniremo … Mosca sta concentrando tutta la sua capacità militare sul Donbass, dove probabilmente vuole avere una vittoria per il 9 maggio, a fini di propaganda”.  Quanto alle armi, sarà il Comitato militare dell’Ue a valutare come ‘fare coincidere la domanda dell’Ucraina con la capacità di fornitura’.

In un’intervista alla Ap, Zelensky riconosce che “è importante mettere fine a questa guerra” e si dice aperto a una soluzione negoziale, anche se “nessuno vuole trattare con chi tortura la nostra gente”: “Non vogliamo perdere le opportunità, se ci sono, di una soluzione diplomatica”, ma gli ucraini “non sarà soddisfatti di una pace qualunque e a qualunque condizione”.

A invocare con sincerità la pace, resta solo Papa Francesco, che all’Angelus implora: “Si ripongano le armi in Ucraina, si inizi una tregua pasquale. Ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no. Una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato … Che vittoria sarà quella di chi pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”. Durante l’omelia, Francesco aveva già detto che “Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta di mariti e figli, nei profughi che fuggono dalle bombe coi bimbi in braccio, negli anziani lasciati a morire soli, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i fratelli”. Il patriarca russo Kirill invita, invece, i suoi fedeli a unirsi per combattere “i nemici interni ed esterni della Russia”

Dai territori evacuati dalle forze russe, continuano a giungere notizie di stragi: Bucha, Borodyanka, Makariv, Buzova, l’elenco si allunga, i bilanci s’aggravano. Kiev crea un archivio online dei crimini di guerra degli invasori, dove foto e testimonianze di civili documentano già almeno 4.820 episodi; e fonti della magistratura parlano di 1.222 vittime accertate solo nell’area di Kiev.

Nel Sud-Est del Paese, i satelliti vedono un convoglio militare russo lungo 12 km in movimento verso sud attraverso la cittadina di Velkyi Burluk, ad est di Kharkiv. Sergiy Gaidai, il governatore del Lugansk, la provincia più orientale, dice: “Ci sarà presto un’offensiva, una grande battaglia” perché “vediamo un accumulo di forze e mezzi, un’enorme quantità di attrezzature”. A Kherson si prepara un referendum per creare una Repubblica popolare, sul modello di quelle di Donetsk e Lugansk del 2014.

Per le fonti militari ucraine, i russi stanno cercando di sfondare le difese nell’area di Izium, a sud-est di Kharkiv, e tentano di acquisire il pieno controllo di Mariupol. Petr Andryushchenko, il sindaco, denuncia una “operazione di pulizia tra i civili” compiuta dai russi in città: “Gli occupanti uccidono civili per strada, scattano foto, si vantano della ‘vittoria’”.

Ieri, Odessa è rimasta in totale coprifuoco, nel giorno che ricordava i 78 anni della liberazione dall’occupazione nazista. Nella notte tra sabato e domenica, missili sono caduti in diverse località ucraine, specie nell’area di Dnipopetrovsk. L’agibilità dei corridoi umanitari resta parziale. E non è ancora chiaro quanto accaduto a Chernobyl, dove 133 sostanze radioattive risultano mancanti, forse rubate – si ignora a che fine -.

Secondo l’intelligence britannica, Mosca sta cercando di rimpolpare le forze con militari congedati dal 2012 in poi e cerca di reclutare uomini dalla Transnistria. Fonti russe segnalano la morte dell’ennesimo alto ufficiale caduto dall’inizio dell’invasione, il colonnello Alexander Bespalov, comandante del 59mo reggimento carri armati.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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