Mosca mette a fuoco il rischio di uno scontro diretto Usa – Russia, cioè la Terza Guerra Mondiale. Ma il premier britannico Boris Johnson, in visita a sorpresa a Kiev, incontra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e twitta: Londra prepara “un nuovo pacchetto di aiuti finanziari e militari” e vuole sostenere l’Ucraina “nella lotta contro la barbarica campagna russa”: invierà 120 blindati e sistemi missilistici anti-nave. Zelensky ringrazia e rilancia: “Altri Paesi facciano lo stesso”.
Sempre su Twitter, il ‘ministro degli Esteri’ Ue Josep Borrell scrive che l’Ucraina vincerà la guerra “sul campo di battaglia”: sono in arrivo a Kiev da Bruxelles altri 500 milioni di euro per l’acquisto di armi – e fanno un miliardo e mezzo in tutto -. “Le consegne – assicura Borrell – saranno calibrate secondo le necessità ucraine”. Immediata la reazione moscovita. “Borrell deve essere licenziato subito dai Paesi dell’Ue. Il suo compito è cercare una soluzione al problema tramite la diplomazia”, tuona il presidente della Duma Vyacheslav Volodin.
D’altro tenore l’aiuto vaticano. Nella Domenica delle Palme il cardinale polacco Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, parte per la terza volta per l’Ucraina: porta a Kiev una seconda ambulanza, dono del Pontefice, e resterà lì a celebrare il triduo pasquale per tutta la Settimana Santa.
Anche l’Ue offre aiuti umanitari: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annuncia da Varsavia la raccolta di 9,1 miliardi di euro (circa 500 dall’Italia) per chi fugge dall’invasione. La capitale polacca ospita l’evento finale della campagna di raccolta fondi internazionale ‘Stand up for Ukraine‘.
Intorno alle forniture di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente ruota l’intervista a Newsweek dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov: esse – dice il diplomatico – causano “ulteriore spargimento di sangue”, sono “pericolose e provocatorie” e possono portare “Usa e Russia sulla via del confronto militare diretto”.
L’ambasciatore assicura che Mosca fa il possibile per evitare vittime civili e limitare i danni e ripete la motivazione ufficiale dell’invasione russa, “fermare il genocidio dei russi” in Ucraina.
Le parole di Antonov sono una minaccia, ma possono anche nascere dall’urgenza che ormai Mosca avverte di giungere a una soluzione negoziata di questo conflitto, in quello che fonti del Cremlino indicano come “un prevedibile futuro”. La lunga guerra ipotizzata dalla Nato non è, probabilmente, una prospettiva sostenibile per la Russia e per il presidente Vladimir Putin, per il logoramento militare ed economico causa sanzioni e forse anche per l’erosione del consenso interno.
La Russia s’è trovata di fronte una resistenza inattesa da parte ucraina, alimentata dalle armi dell’Occidente. E ora c’è chi, in Occidente, ritiene che questa sia un’occasione per ridurre drasticamente il peso della Russia sulla scena mondiale, magari a rischio di saldare un’unità d’intenti o almeno d’azione tra Pechino e Mosca.
Per il Wall Street Journal, la Cina sta accelerando l’espansione del suo arsenale nucleare dopo avere rivisto la valutazione sulla minaccia rappresentata dagli Stati Uniti. La riluttanza Usa a farsi coinvolgere nella guerra in Ucraina avrebbe indotto Pechino a dare maggiore enfasi allo sviluppo di armi nucleari come deterrente, nell’ipotesi di un conflitto su Taiwan.
Una spallata nel Donbass, se ci sarà, potrebbe servire a negoziare da posizioni di forza. A tal fine, Putin ha riorganizzato il comando delle operazioni russe in Ucraina mettendovi a capo il generale Alexander Dvornikov, un ufficiale con esperienza sul campo in Siria: lo riporta la Bbc, citando fonti anonime occidentali. Si tratterebbe di migliorare il coordinamento tra le varie unità, che finora avrebbero agito in modo autonomo.
L’intelligence britannica s’attende un aumento degli attacchi nel Donbass, ma la resistenza ucraina continua a frustrare i tentativi russi di stabilire un corridoio via terra tra la Crimea e il Donbass. Temendo il ricorso da parte russa ad armi chimiche, l’Ucraina ha ordinato – scrive il Wall Street Journal – circa 220 mila fiale di atropina, sostanza efficace contro gli agenti nervini
Sul campo, ieri erano previsti 10 corridoi umanitari per evacuare civili. Mentre s’aggrava il bilancio delle vittime civili di Bucha, salito a 360, fra cui dieci bambini – scrive su Telegram la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisov -, si segnala a Makariv, nella regione di Kiev, un nuovo massacro, con 132 cadaveri di persone torturate e uccise.
Denisova racconta che a Bucha, dove s’era acquartierato il leader ceceno Ramzan Kadyrov, i russi hanno sparato in faccia alle persone, torturato a morte adulti e bambini, bruciato i loro occhi, mutilato i corpi.
E sono pure emersi particolari sull’uccisione del regista lituano Mantas Kvedaravicius a Mariupol: ‘Fatto prigioniero dai razzisti, che gli hanno sparato e hanno poi hanno gettato il corpo in strada. La moglie, rischiando la vita, lo ha portato fuori dalla città assediata, in Lituania”. Secondo Denisova, “i russi stanno uccidendo e torturando membri della stampa”.
Gli Usa continuano ad aumentare la pressione sulla Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina: ieri, il presidente Joe Biden ha firmato la legge che vieta l’import di energia dalla Russia e quella che sospende le normali relazioni commerciali. L’Ue invece non è pronta a mettere l’embargo sull’import d’energia: ne riparlano domani i ministri degli Esteri dei 27, ma decisioni non sono mature.
Dopo un pagamento in rubli, il rating del debito russo in valuta estera a lungo termine è stato declassato in default selettivo da S&P.