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Ucraina: il Papa e la bandiera di Bucha, la Nato e le armi per Zelensky

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/04/2022

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Davanti ai fedeli riuniti per l’udienza generale nella Sala Nervi, Papa Francesco dispiega e sciorina una bandiera ucraina lisa verde e azzurra: “Mi è stata portata proprio ieri da Bucha – dice con emozione -, viene dalla guerra, da quella città martoriata”. Il vessillo appartiene a un battaglione di volontari già protagonisti dell’insurrezione del 2014 e ora impegnati contro i russi.

Nella Sala Nervi, vi sono esuli ucraini, anche bambini. Il Papa fa salire sul palco Danylo, Anatolij, Pavel, Viktor e Tymofil, cinque fratelli, di una famiglia di Odessa, con la loro mamma Valentyna. Le notizie sulla guerra in Ucraina – nota Francesco -, anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, “crudeltà sempre più orrende, anche contro civili, donne e bambini inermi”.

Il Pontefice dice “basta guerra”, perché “il mondo si salvi da un naufragio che ci minaccia tutti”: “nell’attuale conflitto, assistiamo all’impotenza dell’Onu … Oggi si parla spesso di geopolitica, ma la logica dominante resta quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area d’influenza economica o ideologica o militare”.

Le parole del Papa non trovano però eco nelle aule della diplomazia, mentre Kiev svela l’esistenza di altre Bucha: da Gostomel, sarebbero spariti 400 civili, molti dei quali sarebbero stati portati proprio a Bucha e uccisi – mancano conferme indipendenti di questi racconti -. A Mariupol i russi avrebbero allestito crematori mobili per bruciare i cadaveri degli abitanti uccisi e cancellare le prove dei loro crimini. E l’Onu conta almeno 1.563 vittime civili dall’inizio dell’invasione, 130 i bambini.

A Bruxelles, dove il Consiglio atlantico si riunisce in formazione allargata, con l’Ucraina, e anche con Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud, oltre che Svezia e Finlandia, la Nato s’attrezza per “una lunga guerra”, avverte il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg.

Antony Blinken, segretario di Stato Usa, esalta la “collaborazione straordinaria” fra americani ed europei: “Avevamo deciso tre cose prima dello scoppio della crisi: sostenere l’Ucraina, e lo stiamo facendo; sottoporre la Russia a straordinaria pressione, e lo stiamo facendo; e rafforzare le difese dell’Alleanza”.

Per Stoltenberg, “l’Ucraina ha bisogno urgente di sostegno militare, armi sia pesanti che leggere. E’ necessario che gli alleati concordino sull’aiuto da fornire”. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel propone di offrire asilo ai soldati russi che disertano. Ma ci sono fughe in avanti che acuiscono il rischio di un conflitto aperto fra Nato e Russia. E l’Ucraina chiede aiuto a Praga e Bratislava per riparare le apparecchiature militari danneggiate nei combattimenti.

Mosca manda messaggi negoziali: è “interessata” a “completare” l’operazione militare in Ucraina “tramite trattative“, dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che lamenta come i colloqui continuino “non così facilmente come ci si auspicava”.

Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non raccoglie l’offerta negoziale: accusa gli europei di indecisione nel rafforzare le sanzioni contro la Russia – un’intesa ci sarebbe: la decisione è attesa oggi – e dice al Parlamento irlandese che la Russia sta usando la fame come arma per conquistare l’Ucraina.

La Cina, invece, chiede agli Usa di dimostrare il loro impegno per la soluzione della crisi in Ucraina revocando le sanzioni. Il premier ungherese Viktor Orban sollecita Putin a proclamare “un cessate il fuoco immediato” e lo invita a Budapest con i leader di Francia, Germania e Ucraina; e rassicura la Nato, “Noi condanniamo l’invasione”.

La Russia, con il sostegno della Turchia, chiede un’indagine indipendente su Bucha. La Cina invita ad “attenersi ai fatti”, che vanno ancora accertati. Il Cremlino denuncia una mostruosa messinscena da chiarire con “un’indagine obiettiva”. Ma la Germania afferma che la tesi del Cremlino “non è sostenibile” alla luce delle immagini satellitari. E il premier britannico Boris Johnson giudica i fatti di Busha “non molto lontani dal genocidio”.

E si apre un altro capitolo, nell’intreccio tra informazione e disinformazione. Fonti russe dicono che “i nazionalisti ucraini hanno bombardato Dergachi, nella regione di Kharkiv, poi hanno filmato edifici distrutti e numerosi morti e hanno inviato le immagini ai media occidentali. Le ‘comparse’ sarebbero state pagate 25 dollari a testa.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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