“Un tribunale sul modello di Norimberga” per processare i responsabili dei crimini di guerra russi in Ucraina: lo chiede il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando all’Onu. E denuncia: “La Russia vuole uccidere più civili possibile… Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dov’è la pace che il Consiglio di Sicurezza deve costruire? I russi vogliono ridurci in schiavitù”. Mosca replica subito: “Accuse infondate”.
In un intervento dai toni forti, chiuso da un applauso non unanime, il presidente ha evocato i crimini di guerra attribuiti ai militari russi, specie le stragi di civili a Bucha – altrove, specie a Borodyanka, la situazione sarebbe peggiore -. In visita a Bucha lunedì, Zelensky aveva definito i soldati russi “macellai”.
In un intervento alle Cortes di Madrid, il presidente ha invece paragonato le devastazioni in Ucraina a quelle di Guernica: “Siamo nell’aprile 2022, ma sembrerebbe di essere nell’aprile 1937”. “Mosca non cerca la pace seriamente … e non sappiamo quanto potrà durare questa guerra”: ci vogliono sanzioni “le più dure possibili”.
Zelensky lascia in dubbio l’ipotesi di un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Mosca torna a puntualizzare: “Solo dopo un accordo”. Zelensky rilancia: “La questione non è se o meno negoziare, ma quanto s’è forti al tavolo della trattativa”.
Il discorso all’Onu è stato una successione di denunce: le azioni dei russi in Ucraina sono come quelle di “organizzazioni terroristiche tipo l’Isis”; Mosca vuole “distruggere ogni diversità etnica e religiosa”; centinaia di migliaia di ucraini sono stati deportati in Russia; alcune dei civili uccisi “sono stati fucilati per strada, altri sono stati gettati nei pozzi, sono stati schiacciati dai carri armati mentre erano nelle loro auto, sono stati uccisi nei loro alloggi, le loro case sono state fatte saltare.
Un video mostra immagini raccapriccianti di civili, inclusi bambini, uccisi a Irpin, Dymerka, Motyzhin: “Quello che abbiamo visto a Bucha lo abbiamo visto altrove”.
Preceduto da una dichiarazione del segretario di Stato Usa Antony Blinken, secondo cui Bucha “non è un atto isolato, ma è parte di una campagna deliberata per uccidere, torturare e stuprare civili”, il discorso di Zelensky s’è chiuso con la richiesta – non attuabile – di “rimuovere la Russia” dal Consiglio di Sicurezza, così che non possa mettere il veto alle condanne “delle sue aggressioni”.
La rappresentante degli Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha invece proposto che la Russia sia sospesa dal Consiglio per i diritti umani, sostenendo che la sua presenza ne “mina la credibilità”: Mosca lo usa come piattaforma di propaganda. Il capo degli affari politici delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo, ha detto che l’Onu indaga su accuse credibili di utilizzo di munizioni a grappolo proibite nelle aree popolate da parte della Russia (“almeno 24 volte”) e pure dell’Ucraina.
Thomas-Greenfield è stata accorata, nel suo intervento: “Presidente Zelensky voglio che tu sappia che siamo con te e il popolo ucraino mentre affrontate questo brutale attacco alla vostra sovranità, democrazia e libertà”; e ha citato “il grande cuore” dei Paesi europei che accolgono profughi ucraini e gli aiuti umanitari degli Stati Uniti, pronti dal canto loro a ospitare 100 mila esuli.
L’ambasciatrice ha pure confermato che “in base delle informazioni attualmente disponibili gli Usa valutano che membri delle forze armate russe hanno commesso crimini di guerra in Ucraina”. Parlando a Varsavia, il ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha rivendicato al Regno Unito, che esercita la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il diritto di usarla per “chiamare la Russia a rispondere” delle accuse: “Non avremo pace fin quando i colpevoli non saranno portati dinanzi alla giustizia” internazionale. Il presidente Usa Joe Biden aveva già chiesto lunedì che Putin sia processato per crimini di guerra.
Il rappresentante cinese Zhang Jun ha definito “molto sconvolgenti” notizie e immagini da Bucha, ma ha chiesto che circostante e responsabilità siano verificate, ribadendo la contrarietà di Pechino alle sanzioni come via per risolvere la crisi e chiedendo a Usa, Nato e Ue di dialogare