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Ucraina: Kiev vuole trattare, Biden aumenta spese difesa

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/'3/2022

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La legge di bilancio per il 2023 proposta da Joe Biden al Congresso Usa prevede spese per la difesa per 813,3 miliardi di dollari (il 4% in più rispetto al 2022), su una spesa globale di 5800 miliardi di dollari. Dentro ci sono 6,9 miliardi per la Nato e un miliardo per l’Ucraina.

Biden chiede al Congresso “uno dei maggiori investimenti nella storia della sicurezza nazionale”: “Fondi necessari per assicurare che le nostre forze armate restino le più preparate, le più addestrate e le meglio attrezzate al mondo” e “per rispondere con forza all’aggressione di Putin all’Ucraina”.

Le cifre del bilancio di Biden sono destinate ad acuire il confronto con la Russia, tanto più che, secondo il New York Times, gli Usa intendono dotarsi di una presenza militare più aggressiva nell’Artico proprio in funzione anti-russa. Ci sono 4,1 miliardi per condurre ricerche e sviluppare capacità di difesa innovative, 5 miliardi per un sistema di allerta missilistica anti-minacce globali e 2 miliardi per un intercettore anti-missili balistici di Corea del Nord e Iran.

Il bilancio 2023 presentato da Biden al Congresso riflette le crescenti preoccupazioni di sicurezza ed economiche degli Usa, interne e globali. Circa 1,6 miliardi vanno a investimenti domestici, con un aumento del 7%. Fronte entrate, Biden vuole introdurre una tassa sui ricchi, ossia le famiglie che valgono oltre 100 milioni, che dovrebbero pagare almeno il 20% sui loro redditi. Ci sono pure politiche per ridurre il costo dell’energia e della sanità. Uno degli obiettivi è la riduzione del debito di oltre 1000 miliardi nei prossimi 10 anni.

L’inasprimento dei rapporti tra Mosca e Washington, inevitabile dopo la sortita di Biden sul cambio di regime in Russia, non blocca i negoziati russo–ucraini: oggi, le due delegazioni si incontreranno, a Istanbul, presso gli uffici della residenza del presidente nel palazzo di Dolmabahce. Si prevede che i colloqui proseguano domani.

Per il Cremlino, i colloqui tra Russia e Ucraina non hanno finora prodotto “risultati significativi”. E un incontro Putin – Zelensky, “per un mero scambio di posizioni sarebbe ora controproducente”, osserva il ministro degli Esteri Seguiei Lavrov: “Siamo interessati a risultati tangibili”.

Alla vigilia della ripresa delle trattative, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto spiragli a un’intesa con il presidente russo Vladimir Putin. Kiev potrebbe dichiararsi “neutrale” e rinunciare di fatto alle ambizioni di adesione alla Nato; ma mantiene il punto della sovranità e dell’integrità territoriale. L’apertura di Zelensky a Putin s’accompagna all’aumento delle critiche all’Occidente, troppo “timido” nel sostenere l’Ucraina – ne esce bene solo il premier britannico Boris Johnson -, e a nuove richieste di armi e sanzioni.

Se Zelensky cambia d’accento al tavolo dei negoziati, Putin lo cambia nelle operazioni sul terreno: dalle ambizioni di ‘vittoria lampo’, ormai archiviate per la resistenza ucraina, a un logoramento dell’apparato militare ucraino nell’Est, per conseguire il controllo del Donbass.

E mentre nell’opinione pubblica negli Stati Uniti affiorano inquietudini nucleari, s’allarga il coro delle critiche a Biden per le dichiarazioni di Varsavia, che, secondo la Cina, hanno fatto emergere “il vero scopo” dell’Amministrazione Usa. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres dice che “abbiamo bisogno di una riduzione dell’escalation, militare e retorica”. Ma il presidente Usa non arretra e, ora, predice che presto l’economia russa non sarà tra le prime venti al Mondo.

Per la Russia, “l’Ucraina è stata sfruttata dagli Usa per creare minacce all’intero mondo civilizzato”: “L’operazione militare speciale è una mera risposta ai passi criminali di Kiev contro le repubbliche” di Lugansk e Donetsk, dice il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolaj Patrushev, citato dalla Tass. “Lo scopo non è un cambio di regime a Kiev, come l’Occidente vuole fare credere”.

I sindaci di Kiev e di Mariupol fanno il punto delle perdite inflitte alle loro città: mille morti e centinaia di feriti nella capitale, colpita ieri 40 volte; quasi 5000 morti, di cui 210 bambini, nel porto sul Mare d’Azov. A Mariupol, per “liberarla dai nazisti”, sarebbe il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Ieri, non ci sono stati corridoi umanitari e alcuni dei sindaci rapiti sarebbero stati ritrovati morti.

Ci sono anche avvisaglie di una ‘guerra del rublo’. Contro la carestia, la Commissione europea “è pronta a organizzare corridoi verdi per gli scambi alimentari con l’Ucraina, … ma al momento c’è un rischio sicurezza elevato”, riferisce il commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski.

Ieri, a Sofia, c’è stato un consulto fra i Paesi balcanici Nato, Bulgaria, Romania, Macedonia e Montenegro.

Rallenta, alle frontiere dell’Ucraina con i Paesi dell’Ue, il flusso dei profughi – ieri solo 40 mila -, che però sfiorano ormai i quattro milioni. L’Onu stima che gli sfollati interni siano 6,5 milioni circa. L’Ue lavora a un piano in dieci punti per rafforzare l’accoglienza.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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