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Ucraina: la trilogia dei Vertici, la Nato ‘più armi’, il Papa ‘pazzi’

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/03/2022

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La trilogia dei Vertici dell’Occidente sull’Ucraina, Nato, G7 e Ue, che va in scena a Bruxelles nell’anniversario dell’inizio dei bombardamenti sulla Serbia nel 1999 – “coincidenza cinica”, commenta Mosca -, produce dichiarazioni d’unità e fermezza, ma non accende speranze di pace in Ucraina. Ci sono più armi a Kiev, più sanzioni a Mosca, più aiuti umanitari, ma nessuna iniziativa diplomatica.

L’import d’energia dalla Russia continua a dividere gli europei: secondo il Financial Times, gli Usa sono pronti a fornire all’Ue 15 miliardi di m3 di gas liquefatto, a fronte della riduzione di un terzo dell’import dalla Russia (50 miliardi di m3). Il tema sarà ancora discusso oggi, dopo un incontro tra il presidente Usa Joe Biden e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ospite fisso dei tre Vertici, chiede agli alleati aiuti senza restrizioni e l’1% dei loro 20 mila carri armati. Gli rispondono picche. Ma molti gli offrono qualcosa: Biden fa sapere che gli Stati Uniti accoglieranno 100.000 rifugiati ucraini in fuga davanti agli invasori – le priorità, “riunire le famiglie e offrire protezione a chi è in pericolo” – e promette “un altro miliardo di aiuti umanitari” -; il presidente francese Emmanuel Macron propone al G7 e all’Ue un piano di emergenza alimentare – “Senza semina in Ucraina, sono ineluttabili carestie” -.

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg annuncia che gli alleati hanno deciso di “fornire più assistenza all’Ucraina, anche dal punto di vista militare”. E cita armi anti-carro, sistemi anti-missili e droni, “che si sono dimostrati molto efficaci”. E Stoltenberg intima un altolà alla Cina perché non dia supporto militare alla Russia.

I 30 della Nato hanno pure deciso di dislocare altri quattro battaglioni sul fronte Est, in particolare in Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria. E Biden aggiunge: “Siamo impegnati a identificare ulteriori strumenti, inclusi sistemi di difesa aerea e anti-nave, per aiutare l’Ucraina”. Ma il premier britannico Boris Johnson giudica “difficile” l’invio a Kiev di carri ed aerei: “più armi letali sì, ma non truppe né ‘no-fly zone’”. E Stoltenberg conferma, “perché si vuole evitare una escalation”.

Il G7, dal canto suo, è pronto ad adottare nuove sanzioni e continua a lavorare per evitare che quelle già decise vengano aggirate anche con la vendita di oro da parte della banca centrale russa. I leader dei Paesi del G7 mettono inoltre in guardia il presidente russo Vladimir Putin dal ricorso ad armi chimiche o nucleari. Per Johnson, “più dure sono le sanzioni, più potremo aiutare gli ucraini e meno la crisi durerà”.

Mosca replica alle sanzioni insistendo per il pagamento in rubli del gas, che – osserva il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “potrebbe creare problemi ai Paesi a noi ostili”. La borsa russa vola alla riapertura (+ 4,37%), ma con forti aiuti pubblici.

Nel comunicato finale, il G7 sottolinea la volontà di fare subire “severe conseguenze” alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. I Sette Grandi continueranno a mantenere una stretta cooperazione e cercheranno di coinvolgere anche altri governi nelle loro scelte. Il premier britannico avverte che l’eventuale ricorso alle armi chimiche da parte della Russia in Ucraina scatenerebbe un’ondata “d’orrore viscerale”, con “conseguenze catastrofiche” per lo stesso Putin.

Mentre Biden è a Bruxelles, il Dipartimento del Tesoro fa sapere a Washington che gli Usa mettono sanzioni su 328 membri della Duma russa, su 48 aziende della difesa e su altre persone ed entità. E Biden propone che la Russia sia rimossa dal G20 e che, invece, l’Ucraina possa prendervi parte.

Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi sottolinea l’ “unità straordinaria degli alleati” davanti all’invasione dell’Ucraina e offre la disponibilità a “inasprire le sanzioni, se necessario”. Circa l’aumento delle spese militari, Draghi conferma “l’impegno storico verso la Nato” per portarle al 2% del Pil. Un tema su cui Papa Francesco è molto critico: “Mi sono vergognato” quando ho saputo che vari Paesi “si sono impegnati a spendere il 2% del Pil per l’acquisto di armi come risposta a quello che sta accadendo: pazzi!”.

Oggi, il Vertice europeo proseguirà, dopo l’incontro Biden – von der Leyen. Il presidente Usa andrà, invece, in Polonia.

Ieri, con 150 sì, cinque no e 38 astenuti, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato una risoluzione sulla situazione umanitaria in Ucraina che chiede “l’immediata cessazione delle ostilità da parte della Russia, in particolare di eventuali attacchi contro civili”, l’accesso umanitario e la protezione dei civili, del personale medico, dei giornalisti e degli operatori umanitari. Un testo ‘pro-russo’ presentato dal SudAfrica è stato respinto.

I cinque no sono venuti da Russia, Bielorussia, Siria, Eritrea e Nord Corea (gli stessi Paesi che avevano bocciato la condanna dell’invasione il 2 marzo). La Cina è tra i 38 astenuti – da 35 -, mentre i sì sono scesi di uno. Variazioni marginali, che indicano come la diplomazia russa non stia facendo proseliti.

I documenti dell’Assemblea generale dell’Onu non hanno valore legalmente vincolante ma hanno valore politico e simbolico.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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