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Ucraina: bombe su ospedale Mariupol, sangue sui negoziati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/03/2022

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Alla vigilia di quella che potrebbe rivelarsi una svolta diplomatica nel conflitto in Ucraina, la guerra conosce una giornata di aberrazioni: a Mariupol, un raid aereo russo distrugge un ospedale con reparti maternità e pediatrici – ci sono numerosi feriti -; e le autorità ucraine lanciano un allarme radiazioni a Chernobyl – ma l’Aiea da Vienna tranquillizza: “nessun rischio” -.

Secondo fonti militari ucraine, che mostrano in un video delle macerie, l’’ospedale pediatrico “non esiste più”. Le prime notizie, poi ridimensionate, parlavano di “molte donne ferite e uccise”; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky segnalava “donne e bambini sotto” i reparti crollati.

A due settimane dall’inizio dell’invasione russa, le notizie dal fronte continuano a essere frammentarie e spesso impossibili da verificare. Il vice-sindaco di Mariupol Sergiy Orlov dice che la città è “sotto il continuo martellare dei bombardamenti russi” e parla di 1170 persone uccise, molte sepolte in fosse comuni.

Igor Terekhov, il sindaco di Kharkiv, la seconda città ucraina, vicina al confine con la Russia, posta da giorni sotto assedio, segnala nuovi bombardamenti. E il sindaco di Kiev Vitalii Klitschko avverte che la capitale potrà resistere soltanto “una settimana”, se i russi la circonderanno. Un Sukhoi Su-27 – un caccia intercettore russo – si è schiantato su un edificio residenziale nel quartiere di Osokorky, sulle rive del Dnipro, dopo essere stato colpito dalla contraerea ucraina. Il pilota s’è eiettato prima dello schianto, ma è comunque deceduto.

Anche ieri, l’agibilità dei corridoi umanitari è risultata parziale, spesso compromessa da violazioni dei cessate-il-fuoco concordati. A Bucha, appena a nord di Kiev, i russi avrebbero bloccato l’esodo dei civili.

In questo quadro di combattimenti e devastazioni, l’interruzione di corrente alla centrale nucleare, chiusa da tempo, di Chernobyl ha destato molta apprensione, dopo che il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba aveva twittato: l’interruzione “farà bloccare i sistemi di raffreddamento dell’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare, provocando la fuoriuscita di radiazioni entro 48 ore”. Ma l’Aiea assicura: l’interruzione di corrente a Chernobyl non ha “nessun impatto critico sulla sicurezza”.

Gli ucraini denunciano pure torture al personale della centrale nucleare di Zaporizhzhia, ormai sotto il totale controllo dei militari russi, dopo che le ultime sacche di resistenza ucraina si sono arrese.

In attesa dell’incontro, oggi, ad Antalya, in Turchia fra i ministri degli esteri ucraino Kuleba e russo Serguiei Lavrov, il Cremlino ha ieri confermato di volere negoziare con l’Ucraina “il prima possibile”, precisando, però, di considerare le repubbliche di Donetsk e di Lugansk “Stati sovrani e indipendenti” che vanno riconosciute come tali.

Oggi e domani si riunirà pure in Francia il Vertice europeo, che discuterà dell’import di energia dalla Russia. La Gran Bretagna chiede ai Paesi del G7 di bloccarlo.

In una nuova telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, s’è discusso, secondo la Tass, che cita fonti del Cremlino, degli “sforzi politico-diplomatici” in atto, “compresi i risultati del terzo round di colloqui tra le delegazioni russa e ucraina”, svoltosi all’inizio della settimana, e degli “aspetti umanitari”, tra cui “le misure per aprire corridoi per l’evacuazione dei civili”.

La Cina accusa Usa e Nato di essere “responsabili della guerra” e critica la sospensione dell’import di energia dalla Russia negli Usa. La Nato, dal canto suo, continua a frenare sulla ‘no-fly zone’ che – spiega da Ottawa il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg – comporterebbe “un attacco massiccio al sistema di difesa aerea russo in Ucraina, Bielorussia e Russia” e porterebbe a una “escalation significativa della guerra in Ucraina e al rischio di una guerra aperta in Europa, Nato contro Russia …. Sarebbe estremamente pericoloso”.

In questo contesto, c’è il giallo dei Mig polacchi: Varsavia vorrebbe ‘recapitare’ in basi aeree Usa in Germania i suoi Mig-29, vecchi caccia in dotazione all’Aeronautica polacca dai tempi del Patto di Varsavia – hanno il vantaggio che gli ucraini saprebbero pilotarli, ma hanno lo svantaggio d’essere tecnologicamente obsoleti -.

Ma gli Stati Uniti e la stragrande maggioranza degli altri Paesi Nato pensano che il disegno polacco non sia “attuabile”, come spiega il portavoce del Pentagono John Kirby: “La prospettiva di caccia che partono da una base Usa e Nato in Germania per volare nello spazio aereo conteso tra Russia e Ucraina solleva serie preoccupazioni nell’intera Alleanza”; “Continuiamo a consultare la Polonia e gli altri nostri partner Nato su questa questione e sulle difficoltà logistiche che essa pone, ma non crediamo che la proposta polacca sia sostenibile”.

Del resto, la mossa polacca nasce della speranza che l’artificio della triangolazione esponga meno Varsavia al pericolo di divenire bersaglio di una qualche rappresaglia ravvicinata russa; o le offra almeno il paravento statunitense. Ed ecco tornare il refrain occidentale di questa crisi: tutti sono contro Putin, ma nessuno ha voglia di morire per Zelensky (e neppure di restare al freddo).

Si possono leggere in tal senso le parole del segretario di Stato Usa Antony Blinken e del ministro degli Esteri britannico Elizabeth Truss, ieri, a Londra. Blinken dice che non si deve “mai arrivare all’uso di armi nucleari”, criticando le minacce russe. La Truss dice che “la ‘no-fly zone’ porterebbe a un conflitto diretto con Mosca che noi non vogliamo”: “Il nostro obiettivo è rafforzare l’Ucraina e metterla in grado di difendersi”. Per questo, Londra fornirà a Kiev sistemi d’arma anti-aerei.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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