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Ucraina: Zelensky apre su Crimea e Donbass, Biden inasprisce sanzioni

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 09/03/2022

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Nella guerra per l’Ucraina, che rischia di divenire una guerra per l’energia, Volodymyr Zelensky apre uno spiraglio di negoziati con la Russia. Il presidente ucraino dice: “Sono pronto al dialogo, non alla capitolazione”. La chiave di volta d’un accordo che ancora non s’intravvede, ma che si può immaginare, potrebbero essere la Crimea e quelle che Zelensky chiama le “pseudo repubbliche” separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk, auto-proclamate e filo-russe. “Possiamo discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere”, spiega il presidente ex attore, tornando a parlare dal suo studio dopo giorni di discorsi dal bunker.

Ovunque in Ucraina, tregue locali, corridoi umanitari ed evacuazioni di civili vanno avanti a stento. A Sumy l’evacuazione dei civili viene interrotta a più riprerse “a causa dei bombardamenti dei carri armati nemici”, informa l’agenzia ucraina Unian, ma starebbe per concludersi. E Kiev accusa i russi di bombardare il corridoio di Mariupol, denunciando “crimini di guerra come strategia deliberata”.

I servizi segreti ucraini affermano di aver ucciso a Kharkiv il generale russo Vitaly Gerasimov, vice-comandante della 41a Armata interforze russa. La notizia, la cui veridicità non può essere verificata in modo indipendente, è rilanciata daim media ucraini, fra cui il Kyiv Independent, che afferma che Gerasimov era stato decorato “per avere conquistato la Crimea”. Il generale era stato, fra k’altro, in Cecenia e in Siria.

Cruento sui campi di battaglia, il conflitto si inasprisce sul fronte delle sanzioni: il presidente Usa Joe Biden vieta l’import di petrolio, gas e carbone russi – sulla misura, c’è un accordo bipartisan – e blocca pure gli investimenti statunitensi nel settore energetico russo. Biden, però, non contesta che molti alleati, specie europei, non possano allinearsi su questi provvedimenti.

Anche il Regno Unito si impegna a ridurre a zero le forniture energetiche di gas e petrolio russi entro fine anno. Londra importa da Mosca un quantitativo residuale di queste materie prime rispetto al suo fabbisogno complessivo. Ben diverso il quadro europeo: la quota della Russia sul totale dell’import di petrolio degli Usa è inferiore al 5%, mentre per l’Ue è del 27%. Anche per il gas l’Europa è ben più dipendente dalla Russia degli Usa”.

Il pressing degli occidentali sulla Cina, perché prenda le distanze da Mosca e tenti una mediazione, si intensifica. In videoconferenza col presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente cinese Xi Jinping sollecita “massima moderazione” in Ucraina, ma mostra anche comprensione per “le legittime preoccupazioni russe in materia di sicurezza”.

Nel suo primo colloquio con leader occidentali dall’inizio della crisi, Xi dice che la Cina “deplora profondamente” la guerra ed è favorevole al rispetto della “sovranità e integrità di tutti i Paesi”: “Tutti gli sforzi per una soluzione pacifica vanno sostenuti”, aggiunge, bocciando però le sanzioni “che hanno un impatto negativo” perché risultano “dannose per tutte le parti”.

E innescano ritorsioni. Quelle cui sta pensando Mosca: “E’ nostro diritto imporre l’embargo sul gas che transita nel gasdotto Nord Stream 1”, afferma il vice-premier russo Aleksandr Novak, prima che la decisione Usa venisse annunciata (e dopo il congelamento da parte di Berlino del Nord Stream 2, il gasdotto gemello al primo tra la Russia e la Germania).

Il segretario di Stato Usa Blinken dice che l’invasione dell’Ucraina costituisce “un’opportunità, non solo significativa, ma imperativa, per molti Paesi dell’Europa, di liberarsi dalla dipendenza dall’energia russa”, perché Mosca “usa l’energia come un’arma”. Una bozza della dichiarazione che chiuderà il Vertice dell’Ue a Versailles, domani e venerdì, indica come obiettivo “l’eliminazione della dipendenza da petrolio, gas e carbone importati dalla Russia” – ma per il 2022 ci si accontenta di ridurla di un terzo -. Sul tavolo c’è pure il ricorso agli eurobond per le spese energetiche.

Rivolgendosi ai Comuni a Westminster, Zelensky cita Shakespeare e Churchill, esalta la resistenza del suo Paese, chiede accresciuta solidarietà, ma la ottiene solo a livello emotivo.

In un tweet nella Festa della Donna, Papa Francesco prega per le donne ucraine “in attesa nei campi per i rifugiati. Sono tante!”. L’Unhcr fa sapere che il numero dei profughi ha superato i 2 milioni, dall’inizio del conflitto; l’Unicef informa che “un milione di bambini sono scappati dall’Ucraina” nello stesso periodo. L’agenzia dell’Onu parla di “una tragica prima volta nella storia”, perché “mai c’era stata una crisi di rifugiati di questa velocità e di questa portata”.

E dopo i giganti della finanza e i media più autorevoli, anche McDonald’s decide di chiudere temporaneamente 850 suoi punti vendita in Russia.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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