Applicando tattiche militari brutali e spregiudicate, la Russia guadagna terreno in Ucraina. Bombardata, messa a fuoco e occupata la più grande centrale nucleare europea, le truppe di Mosca avanzano nel Sud del Paese: sono entrate, per la prima volta, nella città portuale di Mykolayiv, sul Mar Nero, a metà strada tra Kherson, già caduta, e Odessa.
Le autorità di Kiev smentiscono che l’esercito russo abbia preso possesso della torre tv di Melitopol e di lì trasmetta canali russi. Dopo cinque giorni ci incessanti attacchi, Mariupol è senz’acqua, riscaldamento, elettricità e sta finendo anche il cibo. A Kharkiv, seconda città più grande del Paese, si contano oltre 2.000 morti, più di 100 bambini.
In una telefonata, il presidente russo Vladimir Putin ha informato il cancelliere tedesco Olaf Scholz che Russia e Ucraina terranno il terzo round di colloqui tra oggi e domani, cioè prima del previsto. L’anticipo della ripresa dei negoziati è stato confermato alla Tass da Mikhaylo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Bisogna, tra l’altro, definire i dettagli logistici dei ‘corridoi umanitari’ concordati giovedì: dove e quando avere cessate-il-fuoco temporanei e locali per evacuare i civili e far giungere viveri e medicinali.
Dopo l’incendio alla centrale di Zaporizhzhia, Zelensky accusa: i russi “sapevano che cosa stavano colpendo, hanno mirato direttamente al sito … Questa notte sarebbe potuta essere la fine della storia dell’Ucraina e dell’Europa”. Ma, all’Onu, la Russia definisce “una bugia” l’attacco alla centrale.
Secondo il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin, Zelensky avrebbe lasciato il suo Paese e si sarebbe rifugiato in Polonia. L’affermazione suscita una pronta replica ucraina: “Gli occupanti hanno diffuso un altro falso. Non è vero, il presidente è a Kiev con la sua gente”.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba denuncia casi di donne violentate dai militari russi. “Quando i soldati stuprano le donne nei territori occupati e nelle nostre città, e i casi sono diversi – dice al canale televisivo N1 -, è difficile parlare del rispetto della legge internazionale”.
Negli otto giorni di conflitto armato, circa 660 mila rifugiati hanno lasciato l’Ucraina diretti verso Paesi confinanti, specie la Polonia, secondo dati dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. A questo ritmo la situazione diverrà presti la più grossa crisi umanitaria di questo secolo.
Decine di leader delle organizzazioni della società civile chiedono, in un documento, la definizione di una “zona sicura” in Ucraina e sollecitano i governi stranieri “a fornire immediato aiuto militare, inclusi strumenti letali e non letali”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg precisa, però, al termine di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza, che la Polonia non sta pianificando di fornire aerei all’Ucraina, contrariamente a quanto era stato ipotizzato..
Per Stoltenberg, “Questa è la peggiore aggressione militare da decenni, con città, scuole, ospedali, edifici residenziali bombardati, attacchi alle centrali nucleari. I giorni che verranno probabilmente saranno peggiori, con più morti e più distruzione”.
Il capo della Nato aggiunge: “C’è ampio accordo sul fatto che dobbiamo fare di più per sostenere” Georgia, Bosnia e Moldavia, “perché potrebbero essere a rischio”. Non sono però state ancora prese “decisioni finali” su questo punto, mentre la richiesta dell’Ucraina d’istituire una no-fly zone “è stata menzionata, ma non ci sono piani per operare nello spazio aereo ucraino o per inviare truppe”.
Al termine d’un consulto dei ministri degli Esteri dell’Ue con il segretario di Stato Antony Blinken, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dice: “Restiamo pronti a adottare ulteriori sanzioni, se Putin non si fermerà e non tornerà indietro …. Siamo risoluti, determinati, uniti”. Per von der Leyen, “la cooperazione tra Usa e Ue è il cuore dell’efficace risposta” dell’Occidente alla Russia.
Zelensky chiede “un inasprimento immediato delle sanzioni contro lo stato terrorista nucleare”. Ed i gruppi della società civile vogliono “sanzioni paralizzanti”: Usa e Ue “devono colpire i settori del gas e del petrolio, tagliando i ricavi che Putin usa per finanziare la macchina da guerra russa”.
Il Parlamento russo ha ieri approvato una legge che introduce la responsabilità criminale per chi diffonde false informazioni sulle forze armate e prevede multe e anche pene detentive, fino ai 15 anni. Inoltre, il governo russo ha ristretto l’accesso a numerosi media indipendenti – compresi i siti della Bbc, della Deutsche Welle e dell’agenzia indipendente Meduza – e vuole limitare Facebook, dopo avere chiuso emittenti e testate critiche dell’invasione dell’Ucraina. La Bbc ha deciso di ritirare i suoi giornalisti dalla Russia.
Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di istituire d’urgenza una commissione d’inchiesta internazionale indipendente sull’aggressione della Russia all’Ucraina. E Kuleba chiede che Putin venga giudicato da un tribunale speciale.