Si tratta e si spara. In un’altalena di minacce e di aperture, ieri pomeriggio s’è negoziato al confine tra Polonia e Bielorussia: al secondo round, i colloqui tra Russia e Ucraina producono un accordo su una tregua temporanea per la creazione di corridoi umanitari per allontanare i civili da città e villaggi distrutti o bombardati.
Lo riferisce Mikhailo Podoliak, un consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato dalla Tass. Podoliak sperava di più: un ‘cessate il fuoco’ immediato e un armistizio. Invece, il capo della delegazione russa Vladimir Medinsky parla di “progressi significativi”. Sicuramente positivo che un terzo round sia già previsto “presto”.
La delegazione russa era sul posto da mercoledì, quella ucraina è giunta ieri mattina in elicottero.
I negoziatori di Ucraina e Russia nella foresta di Bialowieza sono sostanzialmente quelli di lunedì. La delegazione ucraina è guidata dal ministro della Difesa Oleksii Reznikov, consigliere di Zelensky; la russa da Vladimir Medinsky, consigliere di Putin. Cinque i russi e quattro gli ucraini: lato ucraino, a sinistra di Reznikov, l’avvocato David Arakhamia, leader del partito di Zelensky, Podoliak e il vice ministro degli Esteri, Mykola Tochytskyi – manca il deputato Rustem Umerov -; lato russo, Medinsky è al centro, alla sua destra Leonid Slutsky, presidente della commissione Esteri della Duma, e Boris Gryzlov, ambasciatore russo in Bielorussia, e, alla sua sinistra, Alexander Fomin, vice-ministro della Difesa, e Andrei Rudenko, vice-ministro degli Esteri.
La Russia dice di trattare “per evitare un bagno di sangue ulteriore”; e si aspetta che “i negoziati portino al ripristino della pace del Donbass ed al ritorno dei popoli dell’Ucraina a una vita pacifica”. E il ministro degli Esteri di Mosca Serguiei Lavrov va oltre e prospetta una ripresa delle trattative con la Nato.
Intanto, all’ottavo giorno di questa guerra, il computo dei civili uccisi ha superato i duemila – dato non verificabile -. Il ministro degli Esteri francese Yves Le Drien avverte: “Possibile che il peggio debba ancora venire”.
Il presidente russo Vladimir Putin rende omaggio ai caduti – quelli russi sarebbero già oltre 2000, secondo stime Usa, circa 500 secondo le cifre ufficiali, oltre 9000 per gli ucraini – e dice che ‘l’operazione speciale’ in Ucraina “sta raggiungendo gli obiettivi e avendo successo”.
Al presidente francese Macron, che parla al telefono con lui e Zelensky, il leader russo sollecita l’evacuazione dall’Ucraina di tutti gli stranieri e dice che la Russia intende conseguire tutti i suoi obiettivi.
Il presidente ucraino, dal canto suo, assicura che la ‘Russia risarcirà l’Ucraina” per tutti i danni arrecati e avverte che Putin si fermerà “solo quando arriverà a Berlino”. Il Parlamento di Kiev proclama lo stato di emergenza nazionale e dispone il sequestro dei beni russi.
E, intanto, i cavalli di frisia transennano a Kiev piazza Maidan, dopo che Kharkiv è caduta e mentre Mariupol, non ancora occupata, e la capitale sono praticamente in stato d’assedio – gli Usa calcolano che i russi abbiano già sparato oltre 400 missili -. L’Ucraina rivendica d’avere distrutto 217 carri, 90 cannoni, 900 blindati e 42 lanciarazzi e abbattuto 30 aerei.ù
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica fa sapere che le forze russe occupano un’area vicino a Zaporizhzhia, la maggiore centrale nucleare dell’Ucraina e dell’Europa, nei pressi di Enerhodar. La “situazione è molto delicata” e “tutto può accadere”.
Per l’Onu, oltre un milione di persone hanno già lasciato l’Ucraina dopol’invasione, nel maggiore e più rapido esodo di questo secolo. Save The Children calcola 400 mila minori in fuga. Fra di essi, non c’è Semyon: non ce l’ha fatta il fratellino di 5 anni di Polina, 10 anni, morta con i genitori sotto le bombe a Kiev.
Anche la diplomazia ecclesiale è in movimento, mentre la Lukoil, gigante petrolifero russo, chiede che la guerra si fermi – una conferma del nervosismo degli oligarchi, nel mirino delle sanzioni dell’Occidente -.
Oggi arriva in Europa il segretario di Stato Usa Antony Blinken e sempre oggi a Bruxelles, Ue e Nato si riuniscono a consulto, mentre Finlandia e Svezia, Paesi neutrali, riflettono sull’adesione all’Alleanza. La Casa Bianca cerca di ottenere dal Congresso fondi da destinare in aiuti all’Ucraina – ulteriori 10 miliardi di dollari -.
La Corte di Giustizia internazionale si appresta a indagare sulle accuse di crimini contro l’umanità in Ucraina, mentre gli Usa accusano la Russia di condurre “una guerra totale alla libertà dei media e alla verità”, bloccando le testate giornalistiche indipendenti. Sull’accoglienza dei migranti, l’Ue, invece, segna una battuta a vuoto.