HomeMondoUcraina: negoziati e tregua incerti, battaglia resta feroce

Ucraina: negoziati e tregua incerti, battaglia resta feroce

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/03/2022

-

Nelle città ucraine sotto attacco, è quasi un corpo a corpo tra ucraini e russi. Al tavolo dei colloqui, è, invece, un faccia a faccia. Che, per il momento, non ha prodotto risultati, ma neppure rotture. Iniziati in tarda mattinata, dati per conclusi dagli ucraini a inizio pomeriggio, poi ripresi, i negoziati tra Ucraina e Russia, in una località segreta nell’area di Gomel al confine tra Bielorussia e Ucraina, lungo il fiume Pripyat, sono stati “difficili”, secondo una fonte ucraina presente alle conversazioni, che hanno visto la Russia arroccata sulle sue richieste – “estremamente faziose” -.

E’ già previsto un secondo round sul confine tra Polonia e Bielorussia, forse a Brest-Litovsk, la città dove nel 1918 fu conclusa la pace tra gli Imperi centrali e la Russia bolscevica, dopo la rivoluzione d’ottobre e il rovesciamento del regime zarista.

Ma le sue condizioni il presidente russo Vladimir Putin le ha già dettate in un colloquio telefonico col presidente francese Emmanuel Macron: un accordo tra Mosca e Kiev sarà possibile solo dopo “la smilitarizzazione e la de-nazificazione” dell’Ucraina, che deve avere “uno status di neutralità”, e dopo il riconoscimento internazionale che “la Crimea è russa”, con la ratifica dell’annessione decisa nel 2014 con un referendum popolare dalla dubbia legittimità. La crisi può essere risolta solo “tenendo pienamente conto dei legittimi interessi di sicurezza russi”.

Secondo l’Eliseo, il capo del Cremlino s’è impegnato “a sospendere tutti gli attacchi contro civili” e ha aderito alla proposta di Macron di “tenersi in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravamento della situazione’. Ma Putin non prende bene l’inasprimento delle sanzioni europee: alla Germania, fa dire che “la decisione di fornire armi all’Ucraina risveglia spettri di guerra” – come se non li avesse già risvegliati lui con le cannonate -.

Mentre il presidente Usa Joe Biden si consulta con gli alleati europei per oltre un’ora al telefono, Boris Johnson non migliora il clima con una gaffe del suo portavoce: “Le sanzioni occidentali mirano a fare cadere Putin”. Sotto sotto, è forse vero. Ma scoppia un putiferio e Downing Street deve smentirsi.

Sul piano militare, le informazioni dal terreno sono contraddittorie e quasi sempre di parte, difficili da verificare. Fonti ucraine, ad esempio, accusano le forze russe di avere usato ‘ordigni a grappolo’ – proibiti dalle convenzioni internazionali – nella regione di Kharkiv, facendo una dozzina di vittime e decine di feriti. L’uso di armi a grappoli è stato confermato da Human Rights Watch, un’organizzazione umanitaria.

Secondo fonti del Pentagono, la Russia non ha ancora il controllo assoluto dei cieli ucraini, che pure aveva cercato di acquisire fin dall’inizio del conflitto, nonostante l’impiego di 380 missili finora.. Le forze russe starebbero cercando di circondare Kiev: ieri, ne distavano 24 chilometri, ma la loro avanzata “procede lentamente”.

Gli Stati Uniti non hanno, invece, osservato “nulla di specifico” dopo la decisione di Putin d’allertare il sistema difensivo nucleare, pur monitorando con attenzione la situazione.

I colloqui russo-ucraini si sono ieri svolti in un’abitazione identificata dai media russi come “la casa del pescatore”. Era presente il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, che ha assicurato alle delegazioni di essere “completamente al sicuro”.

“Cari amici, il presidente della Bielorussia mi ha chiesto di darvi il benvenuto e di fornirvi tutto il necessario per il vostro lavoro, come concordato con il presidente Zelensky e il presidente Putin”, ha detto Makei. “Il presidente Lukashenko si augura sinceramente che sia possibile trovare soluzioni a tutti i problemi riguardo a questa crisi. Tutti i bielorussi pregano per questo”.

Se la presenza di Makei non sorprende, desta scalpore quella di Roman Abramovich, che, secondo il Jerusalem Post, sarebbe stato invitato dall’Ucraina. Il magnate russo con passaporto pure israeliano ha stretti contatti con le comunità ebraiche sia in Ucraina sia in Russia. Abramovich, che s’è appena dimesso da presidente del Chelsea, non c’è nella foto dell’incontro, ma il suo portavoce da Londra dice: “Anche se la sua influenza è limitata, si è reso disponibile a fare un tentativo”.

La delegazione ucraina è guidata dal ministro della Difesa Oleksii Reznikov, vicino a Zelensky. Quella russa è guidata da Vladimir Medinsky, consigliere di Putin, ex ministro della Cultura, figura nota per l’estremismo nazionalista.

A New York, dove c’è stata una eccezionale riunione straordinaria dell’Assemblea generale dell’Onu – la prima dal 1982, dalla Guerra delle Falklands -, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito: “Ci troviamo di fronte a quella che potrebbe diventare la peggiore crisi umanitaria e dei rifugiati in Europa negli ultimi decenni. L’Onu lavora per valutare i bisogni e aumentare gli aiuti salvavita a milioni di persone alla disperata ricerca di protezione e riparo, specie donne, bambini, anziani e persone con disabilità”.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...