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Ucraina: i russi pronti a entrare in azione, Putin “interessi non negoziabili”

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/02/2022

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La sicurezza e gli interessi della Russia “non sono negoziabili”, avverte Vladimir Putin, che si dice tuttavia “aperto al dialogo” e non esclude “soluzioni diplomatiche” alla crisi ucraina. Un ramoscello d’ulivo? No: un momento di de-escalation verbale rispetto al discorso ‘zarista’ di lunedì, che non trova, però, eco nei fatti, dopo la decisione di Mosca di riconoscere le due repubbliche separatiste nell’Est del Paese russofonoquelle di Donetsk e di Lugansk – e l’annuncio di sanzioni contro Mosca da parte di Washington e di praticamente tutto l’Occidente.

L’Ucraina annuncia la mobilitazione dei riservisti e chiede ai suoi connazionali di lasciare “immediatamente” la Russia. Il Pentagono conferma l’invio nei Paesi baltici di 800 uomini dall’Italia, nonché di otto F35 e di venti elicotteri da attacco Apache dalla Germania. Altri 12 elicotteri dello stesso tipo vengono spostati spostati dalla Grecia in Polonia. Controcorrente, Donetsk sostiene che “la presenza di truppe russe nel Donbass sarà possibile solo in caso d’offensiva da parte di Kiev” – ma colonne armate sarebbero già entrate nelle due repubbliche -. Secondo la Bild, unità speciali russe sono in azione in Ucraina senza insegne. E per il Pentagono l’80% delle forze russe lungo i confini ucraini sono pronte a entrare in azione.

Gesti militarmente poco significativi, quasi simbolici, ma benzina sul fuoco delle tensioni, mentre Papa Francesco chiede che le parti coinvolte “si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni”. Un conflitto potrebbe innescare cinque milioni di profughi.

I messaggi incrociati dei presidenti russo Putin e Usa Joe Biden testimoniano l’intensità drammatica derl confronto Est – Ovest in atto. Se la Duma autorizza Putin a ricorrere alla forza fuori dei confini nazionali, la Nato, che si attende un attacco su larga scala: “E’ il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”.

A Kiev, il Parlamento conferma lo stato di emergenza per trenta giorni e autorizza il coprifuoco e limitazioni agli assembramenti in certe regioni. Rispondendo a Putin, che dice che la Russia non accetterà mai l’Ucraina nella Nato e gli chiede di rinunciare a tale prospettiva, il presidente ucraino Volodymyr Zelenski rilancia le ambizioni di aderire all’Ue e alla Nato. Per Zelenski, “è arrivato l’ora di reagire con forza”, perché “il destino dell’Europa si decide sul campo in Ucraina”. Kiev smentisce, però, di disporre di armi atomiche – una voce alimentata da Mosca -.

L’Unione europea convoca una riunione straordinaria, stasera, a Bruxelles, dei leader dei 27: tema, la crisi ucraina. Sul tavolo c’è un pacchetto di sanzioni che colpiscono l’economia e le finanze russe e figure di potere vicine a Putin, fra cui il capo di gabinetto del presidente Anton Vaino e il ministro della Difesa Serguiei Shoigu. La messa a punto e l’attuazione delle sanzioni, già discusse martedì dai ministri degli Esteri dei 27, deve però passare attraverso i complessi e farraginosi meccanismi decisionali dell’Ue.

David Leonhardt sul NYT si chiede se tutto l’apparato di misure punitive in fase di elaborazione e applicazione “funzionerà”: “L’ultima volta non ha funzionato”, osserva, riferendosi all’inefficacia delle misure prese dopo l’annessione della Crimea nel 2014.

Dopo Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea, anche Canada e Giappone applicano restrizioni nei confronti di Mosca. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ammonisce il Cremlino che “i principi della Carta delle Nazioni Unite non sono un menu à la carte. Non possono essere applicati selettivamente. Gli Stati membri devono applicarli tutti”.

Sulle sanzioni, il ministero degli Esteri cinese fa sapere di essere contrario a imporre misure contro la Russia e si augura che tutte le parti coinvolte nella crisi ucraina cerchino di risolvere la questione attraverso il dialogo, mantenendo la calma ed esercitando moderazione.

La portavoce del ministero, Hua Chunying, accusa gli Usa di “versare benzina sul fuoco” della crisi: “Gli Stati Uniti continuano a vendere armi all’Ucraina, aumentando le tensioni, creando il panico e persino esagerando i tempi di una guerra … E’ immorale e irresponsabile che qualcuno accusi altri mentre getta benzina sul fuoco”.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sostiene, invece, che la Russia strumentalizza il discorso energetico e dice che l’Ue deve diventare indipendente dal gas russo, individuando nella Norvegia “un fornitore di gas affidabile”. E la Bce si preoccupa delle banche più esposte verso la Russia, che avranno ora difficoltà e recuperare le somme prestate.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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