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Ucraina: Putin riconosce le repubbliche separatiste del Donbass

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/02/2022

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La crisi ucraina collassa: non militarmente, diplomaticamente. Il presidente russo Vladimir Putin annuncia il riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste del Donbass, Lugansk e Donetsk, prima al telefono con Olaf Scholz e Emmanuel Macron, poi facendo un discorso alla Nazione.

Si ripete lo scenario georgiano: dopo il conflitto del 2008, la Russia riconobbe Abkhazia e Ossezia. Il gesto rappresenta una escalation della crisi e rende più aleatorio un incontro tra Putin e Joe Biden di cui di parlava da domenica. L’Ue è pronta a reagire. L’Italia invita i connazionali a lasciare l’Ucraina, ma “l’ambasciata resta aperta e operativa’, assicura il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

La svolta arriva preparata da giorni di crescenti allarmi sulla situazione nel Donbass, da dove continuano a giungere rumori di guerra, esplosioni, violazioni del cessate-il-fuoco, evacuazioni, vittime. Mosca afferma che “cinque elementi di un gruppo di sabotatori” sono stati “eliminati”, dopo avere violato il confine russo-ucraino (sarebbero stati distrutti due veicoli da combattimento e un soldato sarebbe stato fatto prigioniero); Kiev smentisce.

Giorni fa, Putin stesso aveva parlato di “genocidio” dei russofoni da parte degli ucraini. E, ieri, dopo la Duma, che si era già pronunciata, tutte le istituzioni russe hanno avallato il riconoscimento. Il vice-presidente del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev, ex presidente ed ex premier, nota: “E’ impossibile che la situazione in Ucraina migliori, quindi, è necessario riconoscere Lugansk e Donetsk”. I Ministeri degli Esteri e della Difesa e l’intelligence concordano: “Non c’è altra via che riconoscere” le repubbliche del Donbass.

 

Che la situazione stesse evolvendo lo si è capito quando c’è stata una riunione non programmata – e trasmessa in diretta dalla tv di Stato – del Consiglio di Sicurezza. Putin ha ascoltato per un’ora e mezza interventi tutti favorevoli al riconoscimento, poi ha detto: “Vi ho inteso, ora decido”; e così ha fatto. Lunedì scorso i leader separatisti avevano lanciato un appello congiunto al presidente, chiedendo che Mosca riconoscesse le due repubbliche autoproclamatesi indipendenti dall’Ucraina dopo la rivoluzione anti-russa del 2014.

La mossa di Putin rischia di seppellire definitivamente il processo di pace, fragile e incerto, che sembrava essersi disegnato domenica, grazie a una serie di telefonate di Macron con i presidenti russo, ucraino e Usa. I Paesi occidentali avevano diffidato la Russia dal riconoscere Lugansk e Donetsk; gli Stati Uniti che parlano di una “grave violazione del diritto internazionale”.

Come già in Georgia e ancora nel 2014 con l’annessione della Crimea, Mosca mette Usa, Nato, Ue davanti al fatto compiuto, con scarse o nulle prospettive d’un ritorno negoziato allo stato ‘quo ante’. Ironia della sorte, proprio ieri i ministri degli Esteri dell’Ue avevano inasprito le sanzioni anti-russe per l’annessione della Crimea: punture di spillo capaci di accrescere l’irritazione russa e inutili ai fini del ripristino della legalità internazionale.

Cambia il contesto della crisi ucraina, dove, fino a ieri, l’obiettivo dell’Occidente era di evitare l’invasione dell’Ucraina da parte russa e quello della Russia, che nega l’intenzione di attaccare, era di ottenere garanzie per la propria sicurezza.

Il sì di Biden a un incontro con Putin, preceduto dal colloquio fra i ministri degli Esteri giovedì, era ovviamente subordinato al fatto che la Russia, nel frattempo, non invadesse l’Ucraina: truppe russe sono stazionate da settimane lungo le frontiere ucraine e, secondo l’intelligence statunitense, avrebbero già ricevuto l’ordine di attaccare – ma uno dei ‘dottor stranamore’ della geo-politica Usa, Eddward Luttwak, giudica insufficiente a un ‘offensiva lo schieramento militare russo -. Per il WP, l’intelligence Usa sa che la Russia ha stilato una lista di personalità ucraine “da uccidere o da inviare in campi di detenzione”, dopo un’eventuale invasione.

La disponibilità di Biden al Vertice era segno che Stati Uniti e loro alleati non avevano  archiviato la possibilità di una soluzione diplomatica alla crisi. Il Vertice Usa-Russia doveva essere seguito, come ipotesi, da un incontro fra tutte le parti in causa, quindi l’Ucraina e la Germania e la Francia, garanti degli Accordi di Minsk.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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