Ora che Elisabetta ha superato le sue riserve sul fatto che Camilla diventi regina, sia pure consorte e, naturalmente, a tempo debito, va a finire che Carlo, erede al trono per 70 anni, non diventa più re. Il giubileo di platino della monarca più longeva nella storia d’Inghilterra continua a essere funestato dalle disavventure – se non dalle malefatte – dei figli: Andrea, il terzogenito e il ‘cocco di mamma’, che ha appena concluso una mega transazione extra-giudiziale con la donna di cui avrebbe abusato quand’era minorenne; e adesso pure Carlo, il principe di Galles.
Dopo un 2021 ennesimo ‘annus horribilis’, segnato dalla pandemia, dallo strappo con il nipote Harry e sua moglie Meghan e soprattutto dalla morte del principe consorte Filippo, il 2022 d’Elisabetta non è iniziato meglio. La regina è ricomparsa proprio ieri in pubblico di persona, dopo le preoccupazioni innescate dai contatti avuti col figlio Carlo la settimana scorsa un paio di giorni prima che questi risultasse positivo al Covid per la seconda volta da inizio pandemia.
La stampa britannica scrive che Scotland Yard ha aperto un’indagine formale sulla Prince of Wales Foundation, la fondazione benefica che fa capo a Carlo, 74 anni. L’inchiesta riguarda uno scandalo da tempo pubblico, che non coinvolge direttamente il principe, ma che ha costretto alle dimissioni Michael Fawcett, ex funzionario dell’organizzazione ed ex segretario personale dell’erede al trono, accusato di avere promesso onorificenze reali e la cittadinanza britannica a un ricco donatore saudita.
Nel comunicato diffuso da Scotland Yard, si legge: “La decisione – di aprire un’indagine formale, ndr – fa seguito alla valutazione” ad articoli di stampa su offerte di aiuto per garantire “onorificenze e cittadinanza a un cittadino saudita”, il magnate Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz
Gli agenti dello Special Enquiry Team stanno collaborando con la fondazione del principe da cui hanno ricevuto diversi documenti, inclusi quelli relativi a un’inchiesta indipendente sulla raccolta fondi da parte dell’organizzazione. Al momento, la polizia non ha fatto arresti e neppure condotto interrogatori. Un portavoce della fondazione ha detto ai media britannici che “sarebbe inopportuno rilasciare commenti ora, mentre c’è un’indagine in corso”. Il contesto è quello d’una compravendita di decorazioni, fra intrecci opachi di intermediazioni, favori e interessi che rischiano di rivelarsi “molto problematici”.
Carlo, fin qui, non è chiamato personalmente in causa, ma l’inchiesta è un imbarazzo per lui e, ancora di più, per mamma Elisabetta, che, a 96 anni, sta mostrandosi insolitamente, ma giustamente, severa con Andrea, 62 anni. Il duca di York, che ha evitato con la transazione un processo, non ha, secondo gli specialisti delle vicende reali, alcuna speranza di ritrovare i ruoli di rappresentanza perduti e rischia pure di perdere pure il titolo – lo chiede una deputata laburista Rachael Maskell, che interpreta la transazione come un’ammissione di colpevolezza -.
La transazione ha messo fine alla causa civile intentata contro Andrea negli Usa per presunti abusi sessuali da Virginia Giuffre, una delle vittime del finanziere – pedofilo Jeffrey Epstein, suicida in carcere nel 2019. La Giuffre sostiene di essere stata indotta da Epstein e dalla di lui sodale Ghislaine Maxwell ad avere rapporti intimi con Andrea nel 2001, quando aveva 17 anni.
Quanto alla cifra della transazione, il Daily Mail ipotizza 7,5 milioni di sterline, il Telegraph va fino a 12 milioni, esperti americani calcolano “almeno 10 milioni di dollari”, tra la somma per la Giuffre e quelle che saranno versate a campagne in difesa delle vittime di abusi.
Resta da vedere se la cifra sarà tutta a carico del duca – che ha un appannaggio annuo di 21 milioni di sterline e che ha da poco messo in vendita uno chalet in Svizzera – o se sarà in parte coperta dal denaro della regina. Una soluzione che non piace a Carlo e neppure a William, altro futuro re.