Se la Russia invaderà l’Ucraina, gli Stati Uniti e i loro alleati risponderanno “in modo deciso” e faranno pagare a Mosca “costi severi”: è il messaggio consegnato da Joe Biden a Vladimir Putin, nella loro conversazione telefonica di ieri pomeriggio.
La speranza di evitare un intervento militare russo in Ucraina, che aprirebbe un conflitto nel cuore dell’Europa e scaverebbe un solco tra Mosca e l’Occidente, è stata affidata a 62’ di colloquio fra i presidenti Usa e russo, dalle 17.04 alle 18.06 ore italiane.
A fine giornata, però, la Casa Bianca non vedeva “un cambio di scenario fondamentale”, nonostante il Cremlino continui a negare di avere “intenzione di invadere l’Ucraina” – parole del ministro degli Esteri Serguiei Lavrov, citato dalla Cnn -. Le fonti russe assicurano, però, che “il dialogo continua”.
L’urgenza del colloquio, preceduto da contatti separati tra i ministri degli Esteri e della Difesa, era avvertita soprattutto da Biden. Putin avrebbe pure aspettato la prossima settimana. La telefonata è avvenuta su una linea di comunicazione sicura a Camp David, dove Biden passa il fine settimana. Con il presidente, c’era parte del suo staff per la sicurezza nazionale.
L’obiettivo del colloquio era tracciare un sentiero diplomatico nella tensione militare, palpabile e crescente in queste ore, con un numero imponente di forze russe e loro alleate schierate su tre lati lungo i confini ucraini. L’insistenza e le pressioni americane e britanniche hanno fatto sì che, ieri, per la prima volta, si percepisse una sorta di ineluttabilità d’una tragedia basata su un paradosso: Putin non vuole che l’Ucraina entri nella Nato e la Nato non vuole farla entrare, ma non può dare una sorta di diritto di veto a Mosca.
Nonostante l’intreccio di contatti, una fonte della Casa Bianca esprimeva dubbi “sull’interesse russo a una soluzione diplomatica”, mentre Washington “prosegue gli sforzi per scoraggiare il Cremlino ad agire”.
Le conversazioni Usa-Russia si sommano a quelle fra altri protagonisti della diplomazia ucraina: Putin ha di nuovo parlato con il presidente francese Emmanuel Macron, che ha di nuovo parlato pure con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e con il presidente ucraino Volodymyr Zelenski.
Macron e Scholz – riferiscono fonti dell’Eliseo – sono “perfettamente allineati” nelle loro posizioni “sulle prossime tappe delle discussioni nel formato Normandia – Russia, Ucraina, Francia e Germania, ndr – riguardanti le condizioni della sicurezza collettiva in Europa”: vuol dire aggiornare e rendere efficaci gli Accordi di Minsk.
Ma, nonostante tutti questi contatti, la percezione prevalente è che il momento dello showdown s’avvicini: un funzionario del Dipartimento di Stato che dice ai media che “un conflitto in Ucraina è sempre più probabile” e fonti d’intelligence ne indicano addirittura la data, mercoledì 16 febbraio, prima della fine dei Giochi d’Inverno a Pechino.
Salvo poi correggere il tiro, asserendo che le informazioni d’intelligence raccolte potrebbero ”essere parte della campagna di disinformazione di Mosca”, come scrive il New York Times. Il Cremlino denuncia “l’isteria” dell’Amministrazione Biden, E Zelensky dice che i moniti degli Usa “causano il panico”, mentre lui non ha ancora visto prove concrete di un’invasione imminente.
Dopo avere consigliato ai cittadini statunitensi di lasciare o evitare l’Ucraina e chiesto al personale diplomatico non essenziale di venirne via, Biden ha pure ordinato “il temporaneo riposizionamento dei soldati della Guardia Nazionale della Florida fuori dall’Ucraina”, come “misura precauzionale per la sicurezza del nostro personale”. Sono stati così ritirati circa 160 istruttori militari – gran parte della Guardia nazionale della Florida, oltre a una ventina di Berretti Verdi – di stanza in una base sul confine tra Ucraina e Polonia.
Invece, “la missione diplomatica Ue e quelle degli Stati membri a Kiev non chiudono e continuano ad essere operative”, pur “calibrando lo staff diplomatico al nuovo contesto di sicurezza”. Lo dice il ‘ministro degli Esteri’ Ue Josep Borrell: “Ribadiamo che ogni ulteriore aggressione militare all’Ucraina avrebbe risposte severe ed estese conseguenze”. Che non sarebbero però militari – l’Ucraina non fa parte della Nato e, dunque, un attacco all’Ucraina non farebbe automaticamente scattare la solidarietà atlantica -, ma sarebbero piuttosto affidate a sanzioni.