Grande fermento nel Partito repubblicano: gli anti-trumpiani escono allo scoperto, l’ala trumpiana cerca di sbarazzarsene. L’orizzonte sono le elezioni di midterm dell’8 novembre, ma il pensiero corre alle presidenziali 2024. Cui punta Mike Pence, l’ex vice del magnate ex presidente, ormai sulla lista nera del suo ex boss.
Parlando a un raduno di conservatori vicino ad Orlando in Florida, Pence ha detto per la prima volta in modo chiaro che il partito deve accettare la sconfitta nel voto del 2020 e guardare avanti. “Trump sbaglia – ha aggiunto -: non avevo né il diritto né il potere di ribaltare l’esito delle elezioni”. Dopo quattro anni di assoluta subordinazione al suo presidente, il 6 gennaio 2021 Pence non ne assecondò il disegno di impedire al Congresso di ratificare il risultato delle presidenziali, sobillando migliaia di facinorosi a dare l’assalto al Campidoglio.
La sortita di Pence, potenziale candidato alla nomination 2024, forse in contrapposizione a Donald Trump, coincide con la decisione del comitato nazionale del Partito repubblicano, riunito a Salt Lake City, di comminare “una censura formale” ai deputati Liz Cheney del Wyoming e Adam Kinzinger dell’Illinois per aver accettato di sedere nella commissione parlamentare che indaga su quanto accaduto il 6 gennaio. Un anno fa, la Cheney e Kinzinger votarono per l’impeachment di Trump.
Il rimbrotto pubblico ai propri deputati è fatto molto raro. Ma Trump vuole che il Partito vada oltre ed espella i due. Il magnate ce l’ha soprattutto con Liz, figlia dell’ex vice di George W. Bush Dick.
Il comitato nazionale ha affermato che, collaborando all’indagine del Congresso, i due deputati contribuiscono alla “persecuzione di cittadini comuni impegnati in un legittimo dibattito politico” – sarebbero gli energumeni del 6 gennaio -. E dire che, subito dopo la devastazione del Congresso, esponenti del partito avevano pubblicamente condannato l’accaduto, prima di rientrare nei ranghi e riallinearsi a Trump.
Anche nelle legislazioni nazionali, gli eccessi di trumpismo suscitano contrasti fra i repubblicani. Così, in Arizona, Rusty Bowers, leader repubblicano nell’Assemblea statale, ha affossato una legge che avrebbe fortemente limitato l’accesso al voto, specie delle minoranze, con il ripristino di metodi di voto arcaici e dando all’Assemblea il potere di rovesciare il risultato popolare.
Un segnale di credibilità per la politica Usa viene dalla condanna dell’avvocato Michael Avenatti, star del foro con ambizioni presidenziali, che ingannò e derubò la pornostar Stormy Daniels, nome d’arte, sua cliente in una causa contro l’allora presidente Trump, centrata su un presunto rapporto tra la donna e il magnate.