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Ue: Metsola nel solco di Sassoli, agenda fitta di sfide e di ostacoli

Scritto, in versioni diverse, per Il Fatto Quotidiano del 19/01/2022, per il Corriere di Saluzzo del 20/01/2022, per la Voce del Tempo uscito il 20/01/2022 in data 23/01/2022 e per Media Duemila del 20/01/2022 https://www.media2000.it/roberta-metsola-la-terza-donna-presidente-del-parlamento-eu-2/

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Con Roberta Metsola, l’Unione europea riparte “dall’orgoglio e dall’ambizione di essere europei” che David Sassoli aveva incarnato nel suo mandato alla presidenza del Parlamento europeo e dal suo triplice imperativo a “innovare, proteggere, diffondere” espresso il 16 dicembre, in quello che sarebbe stato – e nessuno se l’immaginava – il suo ultimo discorso nell’emiciclo di Strasburgo

Nel solco di Sassoli, “mi batterò sempre per l’Europa”: sono le prime parole di Metsola, popolare, maltese, appena eletta nuova presidente del Parlamento europeo. La Metsola aveva già assunto la presidenza ad interim, in quanto prima vice-presidente, dopo la scomparsa di Sassoli, l’11 gennaio. “Voglio che le persone recuperino fede ed entusiasmo nel nostro progetto – dice -… Credo in uno spazio europeo condiviso più giusto, equo e solidale … La disinformazione al tempo della pandemia ha alimentato isolazionismo e nazionalismo e queste sono false illusioni: l’Unione è l’esatto opposto”.

La Metsola passa al primo turno, con una maggioranza larghissima: 458 voti su 616 validi e su 751 eurodeputati – ne bastavano 309 -. La corsa è tutta al femminile: socialisti e liberali non presentano un loro candidato; i conservatori ritirano Kosma Zlotowski, polacca, all’ultimo momento; solo verdi e sinistra mantengono candidati di bandiera, rispettivamente Alice Bak Kuhnke, svedese, 101 voti, e Sira Rego, spagnola, 57.

Il voto, a distanza, come Sassoli aveva voluto fin dalle prime battute della pandemia, conferma che, a Strasburgo, euro-scettici e sovranisti non fanno il peso. Pure gli eurodeputati della Lega gonfiano la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ e appoggiano la Metsola, sentendosi in sintonia con lei su aborto e famiglia e sull’immigrazione. I leghisti strizzano l’occhio al Ppe e puntano a ottenere in cambio una vice-presidenza per Mara Bizzotto. Il baratto non scatta: la Bizzotto e, a sorpresa, pure Fabio Massimo Castaldo, M5S, vice-presidente uscente, restano fuori, mentre passa la Pd Pina Picierno.

Insediata nel giorno del suo compleanno, la Metsola, 43 anni, è la più giovane presidente di sempre dell’Assemblea eletta a suffragio universale, la cui prima presidente, nel 1979, fu una donna, Simone Veil, liberale francese – l’unica altra donna presidente fu un’altra francese, Nicole Fontaine, dal 1999 al 2002 -.

Laureata in legge, funzionaria della rappresentanza di Malta presso l’Ue, deputata europea dal 2013, la Metsola, che molti ora descrivono come “amica dell’Italia”, è la prima Erasmus a divenire presidente del Parlamento, di cui guiderà i lavori per tutta la seconda metà di questa legislatura, fino alle elezioni del 2024.

Nel programma di lavoro della Metsola, che vuole “rafforzare la cultura del dibattito” e impegnarsi per garantire “i diritti delle donne”, ci sono la Conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrebbe chiudersi il 9 Maggio, ma che andrà probabilmente ai supplementari, il coinvolgimento dell’Assemblea nel negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità, “la difesa del processo d’integrazione e dei nostri valori comuni di democrazia, dignità, giustizia, solidarietà, uguaglianza, Stato di diritto e diritti fondamentali”.

Programmi ambiziosi e leadership fragili
Un ampio spettro, come ampio è il fronte d’azione dell’Ue, che ha ora una leadership a prevalenza rosa e centrista: con la Metsola, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, tedesca, pure Ppe, e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, belga, liberale. Completa, per questo semestre, il poker d’assi il presidente francese Emmanuel Macron, perché la Francia esercita la presidenza di turno del Consiglio dei Ministri dell’Ue.

Una squadra di vertice non fortissima e politicamente sbilanciata: due popolari e due liberali, nessun socialista; la von der Leyen non più in sintonia con il governo tedesco, ora che la Cdu è fuori dalla coalizione al potere; Macron alle prese, fino a tutto aprile, con le elezioni presidenziali e, quindi, spinto a giocare il ruolo europeo in chiave nazionale.

E’ possibile, anzi probabile, che il cantiere dei grandi progetti, l’Europa della difesa, una politica delle migrazioni, una riforma dei Trattati che promuova le decisioni a maggioranza su quelle all’unanimità, non venga aperto in questi mesi. E, fra i federalisti, c’è già chi proietta le attese sulla prossima legislatura 2024/’29: nella scia delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa, il Parlamento che verrà dovrebbe – meglio, potrebbe – avere un ruolo costituente, per dare all’Unione quella Costituzione che ancora le manca, dopo il naufragio del progetto redatto nel 2003 e definitivamente abbandonato nel 2007, dopo le bocciature nei referendum francese e olandese.

Pier Virgilio Dastoli, che fu assistente di Altiero Spinelli e che seguì il varo da parte dell’Assemblea di Strasburgo del progetto di Unione europea del 1984, che gettò i semi del Trattato di Maastricht, coltiva questa prospettiva, da presidente del comitato italiano del Movimento europeo. Ma la strada per arrivarci è lunga e in salita e può anche passare attraverso le elezioni ungheresi di quest’anno: un indebolimento del premier magiaro Viktor Orban, teorico della ‘democrazia illiberale’ e perno dei sovranisti europei, potrebbe dare respiro al progetto.

La parole della Mitsola, appena assunta la presidenza, autorizzano barlumi di speranza: “Voglio che la gente recuperi un senso di fiducia e di entusiasmo per il nostro progetto … Le persone in tutta l’Europa guarderanno alla nostra istituzione per la leadership e la direzione, mentre altri continueranno a testare i limiti dei nostri valori democratici e dei principi europei. Dobbiamo lottare contro la narrativa anti-Ue che si diffonde così facilmente e così rapidamente … L’Europa, invece, rappresenta tutti noi che ci proteggiamo l’un l’altro, che avviciniamo i nostri popoli. Bisogna difendere i principi dei nostri padri e madri fondatori, che ci hanno portato dalle ceneri della guerra e dell’olocausto alla pace, alla speranza e alla prosperità … Voglio rafforzare la cultura del dibattito: la politica non può essere battaglia tra vincitori e vinti, ma deve essere al servizio dei cittadini”.

L’elezione e l’insediamento della Mitsola, martedì, erano state precedute da una commemorazione del presidente Sassoli, lunedì. L’ex premier italiano ed ex deputato europeo, Enrico Letta, oggi leader del Pd, amico intimo di David Sassoli, ne aveva pronunciato elogio funebre: “L’Europa non è solo direttive, istituzioni e sigle. L’Europa è prima di tutto la sua gente, le sue anime, i suoi cuori … L’Unione europea è un’Unione di valori”. Discorsi erano stati pronunciati anche da Michel e da Macron, secondo cui Sassoli è stato “sia un organizzatore che un pacificatore”, poiché “confrontava le idee e mai le persone”.

Dieci raccomandazioni per un’Europa differenziata
Se l’Unione della politica è spesso impastoiata nelle sue contraddizioni e nelle sue reticenze, l’Europa dei think tank è sempre un laboratorio capace di produrre idee e prospettare soluzioni. Nicoletta Pirozzi e Matteo Bonomi, su AffarInternazionali.it, sfornano dieci proposte per il futuro dell’Unione, in concomitanza con i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa. L’attenzione si concentra sulle iniziative di integrazione e cooperazione differenziate – l’esempio più conosciuto è l’euro, cui partecipano 19 dei 27 Paesi Ue -.

Il progetto EU IDEA – Integration and Differentiation for Effectiveness and Accountability -, coordinato dall’Istituto Affari Internazionali e finanziato dal programma Ue Horizon 2020, individua le seguenti raccomandazioni per i decisori politici a livello nazionale ed europeo, articolate in sfide all’efficienza, alla sostenibilità e alla democrazia:

1) la differenziazione rappresenta una via da seguire là dove l’uniformità è indesiderabile o irraggiungibile, nonché nella proiezione dell’azione esterna dell’Ue in un contesto globale sempre più instabile, offrendo molteplici modelli di cooperazione con i Paesi terzi;

2) non c’è una soluzione univoca in termini di assetto istituzionale dei progetti di differenziazione, in quanto tali iniziative devono essere calibrate volta per volta sulla base degli specifici obiettivi, che si tratti di politiche comunitarie o di settore intergovernativi;

3) gli accordi di differenziazione dovrebbero includere meccanismi che ne prevedano l’adattabilità all’evoluzione delle circostanze e alle priorità politiche;

4) va evitato un ricorso eccessivo alla flessibilità, in quanto può produrre dinamiche centrifughe e avere un impatto negativo sull’unità politica e sulla coerenza normativa dell’Ue, portando alla frammentazione e persino alla disintegrazione nel lungo periodo;

5) dovrebbe essere stabilito un collegamento diretto con il quadro istituzionale dell’Ue anche quando si realizza una cooperazione differenziata al di fuori dei Trattati, ad esempio nel caso d’accordi stipulati da Stati membri con Paesi partner per la gestione dei flussi migratori;

6) dovrebbero essere mitigate le divisioni tra partecipanti e non ai progetti differenziati e dovrebbero essere limitati gli effetti negativi sui secondi … Sarebbe opportuno tenere le riunioni dell’Eurogruppo sempre in un format allargato ai non membri dell’Area Euro;

7) definendo l’ambito di applicazione della flessibilità, vanno individuate linee rosse per il rispetto dei valori fondanti dell’Unione come lo Stato di diritto e i diritti umani, nonché nella salvaguardia dell’integrità dell’ordinamento giuridico dell’Unione;

8) la differenziazione consente agli Stati membri dell’Ue di cooperare quando le loro preferenze non sono uniformi … Il contributo dei cittadini al processo decisionale non è ancora sufficiente;

9) è necessario migliorare la legittimità democratica attraverso il controllo parlamentare, ampliando le competenze del Parlamento europeo e la partecipazione democratica diretta dei cittadini;

10) la mancanza di meccanismi di controllo democratico diretto può essere mitigata da meccanismi di controllo amministrativo o giudiziario … o anche dalla partecipazione selettiva di rappresentanti dei cittadini esclusi … alle fasi preparatorie e di attuazione di una politica differenziata.

 

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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