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Kazakistan: sparare a vista su insorti, Ablyazov chiede aiuto a Occidente

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/01/2022

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C’è, forse, un intreccio con l’Italia nell’insurrezione che, da martedì, insanguina il Kazakistan: Mukhtar Ablyazov, un oligarca in rotta col potere kazako, oggi esule a Parigi per sottrarsi alle accuse di frode e furto, si proclama leader dell’opposizione e delle proteste.

Forse è proprio ad Ablyazov che si riferivano le fonti ruzze e kazake quando hanno denunciato “eventi ispirati dall’estero”. Ablyazov è il marito di Alma Shalabayeva, che, nel 2013, fu frettolosamente estradata dall’Italia verso il Kazakistan con la figlia Alua – allora sei anni -.

In patria, l’ex banchiere ed ex ministro è accusato di essersi illecitamente impossessato di circa cinque miliardi di dollari. Del suo ruolo nella sommossa, non si hanno finora conferme.

Da Parigi, dove ha lo statuto di rifugiato politico, Ablyazov sollecita l’Occidente a schierarsi contro il governo kazako e denuncia quella che definisce “l’occupazione russa”. Ablyazov guida il gruppo Scelta democratica e respinge le accuse mosse contro di lui come politicamente motivate.

Intanto, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha dato l’ordine di sparare senza preavviso contro i manifestanti, annunciandolo in televisione. Il presidente, che ha già sostituito il premier, respinge qualsiasi ipotesi di mediazione internazionale. “Che stupidità! Che negoziati possono esserci con assassini e criminali?”.

Ieri mattina, la tv di Stato ha riferito che 26 manifestanti erano stati uccisi e oltre tremila arrestati dall’inizio delle proteste. E almeno 18 membri delle forze di sicurezza hanno perso la vita durante gli scontri.

Per Tokayev, una folla di 20mila “banditi” ha devastato la principale città del Paese, l’ex capitale Almaty. Il presidente ha anche affermato che i “terroristi” sono guidati dall’estero, senza però dare elementi a sostegno dell’affermazione.

Grande quasi nove volte l’Italia, con meno di 19 milioni di abitanti, il Kazakistan è la maggiore delle ex Repubbliche sovietiche, dopo la Russia. In seguito a una richiesta d’aiuto del presidente Tokayev, i militari russi hanno preso il “pieno controllo” dell’aeroporto di Almaty: le truppe di Mosca collaborano con quelle kazake per ristabilire l’operatività dello scalo.

Le proteste sono state innescate dal ‘caro gas’ e da altre lamentele economiche, in un Paese dove dissentire non era mai stata un’opzione. In Russia, ci s’interroga se la crisi kazaka possa rivelarsi per Mosca un’opportunità per riaffermare il proprio primato sulle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale.

Usa, Nato e Occidente reclamano la fine delle violenze e avvertono che un coinvolgimento russo potrebbe avere vaste conseguenze. La Cina appoggia le misure ‘anti-terrorismo’ adottate. A Mosca esperti si chiedono se la Russia possa gestire una situazione d’instabilità su due fronti, Ucraina e Asia centrale.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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