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Russia-Usa: Putin e Biden tracciano le rispettive linee rosse

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/12/2021

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Le premesse per un negoziato di successo sulle ‘linee rosse‘ ci sono tutte: gli uni, i russi, pongono condizioni che sanno benissimo che gli altri, gli americani, non possono accettare, un potere di veto sulle loro future alleanze; e gli altri difendono un diritto – di fare aderire alla Nato Ucraina, Georgia, Moldavia e quant’altri lo voglia – che non hanno intenzione d’esercitare e che neppure possono esercitare, perché lo stesso Trattato dell’Atlantico del Nord lo esclude (Paesi con conflitti interni non possono entrare nell’Alleanza).

Ciò vuol dire che entrambe le parti sanno a priori di non potere restare fino in fondo sulle posizioni di partenza, anche se, ovviamente, le dichiarazioni iniziali sono oltranziste. Mosca invita Washington a prendere sul serio la bozza di Trattato trasmessale, perché – dice il vice-ministro degli Esteri Serguiei Ryabkov – “la situazione globale rimane piuttosto tesa”.  Washington replica, via la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, che “non ci saranno colloqui sulla sicurezza europea e sulle ‘linee rosse’ senza i nostri alleati e partner europei”.

Le bozze di Trattati inviate dalla Russia agli Usa e alla Nato sono analoghe, ma diverse: otto articoli per gli Usa, nove per la Nato. Vi viene tracciata una linea rossa già esplicitata nell’ultimo colloquio il 7 dicembre tra i presidenti russo Vladimir Putin e Usa Joe Biden: che l’Occidente si tenga fuori dalla sfera d’influenza russa, cioè dall’ex Unione sovietica – fatti salvi i Paesi Baltici, ormai perduti -, e si astenga “da qualsiasi ulteriore allargamento Nato”. I Paesi dell’Alleanza dovrebbero inoltre impegnarsi “a non condurre alcuna attività militare sul territorio dell’Ucraina e di altri Stati dell’Europa dell’Est, del Caucaso del Sud e dell’Asia Centrale”.

Putin aveva anticipato a Biden l’iniziativa diplomatica, il suo ministro degli Esteri Serguiei Lavrov l’ha trasmessa al segretario di Stato Usa Antony Blinken il 15 dicembre. Le proposte poi prevedono la creazione di una ‘hotline’ tra Mosca e la Nato, l’impegno a non spiegare “armi nucleari al di fuori del territorio nazionale” e a riportare in patria “le armi già spiegate al di fuori dei confini all’entrata in vigore del trattato”, eliminando tutte le infrastrutture all’uopo create e rinunciando ad addestrare “personale militare o civile di Paesi che non possiedono armi nucleari all’uso di tali armi”.

Le clausole nucleari, così come scritte, sono inaccettabili per gli Usa e la Nato, perché lascerebbero l’Europa esposta a un attacco nucleare russo senza possibilità di risposta immediata. Il linguaggio ha passaggi da XX Secolo, dell’epoca dei negoziati nucleare tra Usa e Urss che, comunque, garantirono il mantenimento dell’ ‘equilibrio del terrore’: non a caso, fra i documenti di riferimento citati, vi sono l’Atto di Helsinki del 1975 e la Carta per la sicurezza europea del 1999. E, ricordato che “non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare”, Putin invita Biden ad evitare l’azzardo di Barack Obama di derubricare il suo Paese a “potenza regionale”.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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