Arrivano dal Sud-Est asiatico segnali positivi contro la violenza di genere. A dimostrarlo è Thelma Hungito, membro del comitato per l’azione sulla violenza sessuale e familiare che da anni combatte la violenza contro le donne e i bambini nella città di Morobe, in Papua Nuova Guinea.
Su The National si legge che Hungito sta costruendo con entusiasmo reti tra associazioni ed enti, ottenendo finanziamenti, organizzando workshop e sessioni di formazione e rafforzando i percorsi di riferimento. Thelma raccoglie dati sulla violenza di genere a Papua e stila dei rapporti.
Oltre che a Papua, molta attenzione al tema vi è anche nella regione di Bangsamaro e nella città di Baguio nelle Filippine: “Stiamo attenti alla violenza contro le donne, non sceglie né tempo né luogo. Incoraggiamo ulteriormente i nostri partner nel barangay (villaggio, ndr) a sostenere le funzioni dello sportello a supporto delle donne, che funge da prima linea di risposta alle nostre vittime sopravvissute”, dichiara al Manila Times Lisa Bulayongan, assistente del funzionario per il benessere sociale e lo sviluppo di Baguio.
Negli scorsi giorni, Bainon Karon, presidente della Bangsamoro Women Commission, ha presentato una campagna di sensibilizzazione che durerà per tutto il mese di dicembre volta ad eliminare tutte le forme di violenza e discriminazione contro donne e ragazze.
Non solo violenza di genere…
Nel Sud-Est asiatico sono numerose anche le limitazioni alla libertà di professare la propria religione.
Pochi giorni fa, infatti, si è riunita la Conferenza episcopale tedesca con un focus sui cristiani in Vietnam. Come si legge sul sito del Servizio Informazione Religiosa, monsignor Bertram Meier, presidente della Commissione per la Chiesa mondiale e vescovo di Augsburg, ha dichiarato:
“La costituzione vietnamita sancisce diritti fondamentali come la libertà di riunione e la libertà di religione e credenza. Tuttavia, questi diritti fondamentali sono chiaramente limitati dalle restrizioni statali e dai poteri speciali delle autorità. Mentre le comunità religiose in città come Ho Chi Minh City o Hanoi soffrono meno della repressione statale, soprattutto nelle aree più remote del sud e del nord del Vietnam si subiscono notevoli discriminazioni da parte delle autorità locali”.
Spostandosi in Birmania, la situazione non è molto differente. Proprio la scorsa settimana circa 200 soldati hanno fatto irruzione nel complesso della chiesa cattolica di Loikaw. Come spiega AsiaNews, la clinica del complesso è gestita dalla Chiesa, ma è stata presa di mira perché accoglie pazienti di ogni fede e ceto sociale. L’obiettivo principale dei soldati era quello di bloccare l’assistenza sanitaria inclusiva e caritatevole fornita dalla Chiesa e da cui tante minoranze dipendono.
A completare questo quadro complesso c’è l’art. 1448 del Codice civile e commerciale thailandese che sancisce la legittimità di un matrimonio solo tra un uomo e una donna di età superiore ai 17 anni. Questo mese, questa legge è passata alla Corte Costituzionale della Thailandia che, come si evince dal Bangkok Post, ha ribadito la legittimità di tale articolo in relazione alla costituzione thailandese impedendo così di fatto il matrimonio a coppie omosessuali.
Coris Express, Asia Bolognesi, Fabrizio Castellucci, Serafina Di Lascio, Maria Concetta Valente