Violenza domestica un po’ ovunque in Oceania. Un padre di famiglia è accusato di avere violentato sua figlia più volte nel corso di tre anni. Gli stupri sarebbero iniziati nel 2018 quando la vittima aveva 13 anni. Per tre giorni di fila, mentre la madre era via per lavoro, la bambina avrebbe subito in silenzio, facendo finta di dormire, le aggressioni sessuali del padre. Il caso di stupro familiare, avvenuto nelle Samoa Americane, è riportato dal Samoa News.
Secondo il quotidiano, la ragazza non è mai riuscita a opporsi, tranne una volta quando è stata picchiata e minacciata. Il 22 novembre è scappata di casa, riuscendo a raccontare tutto quanto alla nonna. L’uomo, però, ha ammesso di aver abusato della figlia in una sola occasione, da ubriaco, aggiungendo di essere stato preda del demonio.
La polizia deve garantire pubblica sicurezza. Ma che fare quando sono i primi a commettere violenze contro le proprie famiglie? In Australia, la Victoria Police ha lanciato un’unità specializzata per indagare su casi di violenza familiare che coinvolgono agenti dello Stato. L’obiettivo è evitare che le relazioni personali tra colleghi possano insabbiare le indagini. Secondo The Age si registra un aumento di denunce contro i membri in servizio, alle quali seguono azioni disciplinari fino alla sospensione e al licenziamento. L’ABC News ricorda che il team è reperibile 24/7.
In Nuova Caledonia e a Tahiti il problema della violenza domestica e di genere è particolarmente preoccupante. Secondo La Dépêche de Tahiti i due arcipelaghi registrano tre volte più vittime che la Francia continentale e nella Polinesia Francese gli episodi di aggressione nel 2020 sono raddoppiati.
Il canale televisivo La 1ère – Nouvelle Calédonie riporta che il centro di emergenza della provincia settentrionale dell’isola della Caledonia ha visto un aumento delle vittime del 50% dal 2019 al 2020.
“Era orribile, invadente e non mi sentivo al sicuro”, “un ordinanza restrittiva non basta a proteggermi”, queste sono solo alcune delle dichiarazioni da parte di vittime rilasciate al The NZHerald. In Nuova Zelanda un gran numero di donne ritiene che il sistema non le tuteli dagli ex partner violenti. Nella prima metà di quest’anno sono già stati avviati 2400 procedimenti per violazione delle ordinanze restrittive e sono stati violati più di 1000 ordini di sicurezza della polizia.
L’Otago Daily Times riporta il messaggio del parlamentare Jamie Addison del White Ribbon neozelandese, sezione locale dell’organizzazione mondiale contro la violenza domestica. “Insegnare agli uomini ad affrontare le proprie emozioni è l’unico modo in cui possiamo affrontare la violenza domestica in Nuova Zelanda”.
Le violenze di genere e domestiche sono un problema reale. Solo il fatto che sia stata indetta una giornata mondiale contro la violenza sulle donne rende l’idea di come la strada da fare sia ancora lunga. La speranza è che un giorno tutti “vivano e lascino vivere” invece di “vivere e lasciare lividi”.
La Voce della Minerva, Lucrezia Caminiti, Giulia Fuselli, Pauline Jauffré, Edoardo Vezzi