Rialzo della tensione, brusco e forse strumentale, tra quello che una volta si chiamava l’Occidente e la Russia sull’Ucraina. I ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza atlantica, riuniti a Riga martedì e mercoledì, lanciano l’ennesimo monito: “Siamo uniti di fronte ad ogni azione aggressiva” russa contro l’Ucraina e “ogni ulteriori mossa ostile avrebbe gravi conseguenze politiche ed economiche”. Parole del segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, che alla vigilia del consulto aveva ricordato: “Un attacco a uno dei nostri Alleati è un attacco a tutti gli Alleati”, quasi citando l’articolo 5 del Trattato dell’Atlantico del Nord, quello finora invocato una sola volta, nonostante quarant’anni di Guerra Fredda, dopo gli attacchi all’America dell’11 Settembre 2001.
Il fulcro delle tensioni è l’aumento della presenza di forze russe ai confini ucraini – fino a 100 mila uomini, si dice -, oltre che la ‘crisi dei migranti‘ ai confini tra Bielorussia e Polonia. Mosca – chiede la Nato – “sia trasparente, riduca le tensioni ed avvii una de-escalation”.
Però, le mosse diplomatiche occidentali non hanno nulla di distensivo, in questo frangente; forse, vogliono essere preventive; certo, acuiscono le frizioni. La Nato valuta l’ipotesi dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza, che per la Russia rappresenta una linea rossa da non varcare. Gli Usa badano a non offrire il fianco ad accuse di debolezza verso Mosca e sono sensibili alle pressioni anti-russe specialmente della Polonia e dei Baltici.
Non migliorano il contesto l’allarme lanciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky d’un colpo di Stato ‘programmato’ per il 1o dicembre e neppure le repliche del presidente russo Vladimir Putin, che annuncia una visita in Crimea sua e del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che considera la penisola annessa nel 2014 “russa de iure e de facto”.
Il presidente Usa Joe Biden si ripromette di parlare sia con Putin che con Zelensky, nella speranza di stemperare le tensioni tra Russia e Ucraina: non è detto che lo faccia né che ci riesca. Del resto, l’Ucraina è solo un capitolo – probabilmente, il più grave – delle tensioni in atto fra Est e Ovest: fonti russe accusano gli Stati Uniti di preparare un’escalation del conflitto diplomatico – sarebbero già pronte decine di ulteriori espulsioni di funzionari dell’ambasciata di Mosca a Washington -, mentre i negoziati sul nucleare fra i due Paesi sono in stallo, complicati dal fatto che la Cina starebbe per diventare una potenza nucleare rilevante per numero di ogive.