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Il Settimanale2021 Coris 3 – Migranti, direzione Russia dall’Asia centrale

Scrittoper Il Settimanale 2021 Coris 3 dello 02/12/2021

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“Mio padre era un migrante e non ha mai voluto che seguissi la sua strada. Ma alla fine, non vedevo l’ora di andare in Russia”.  Ecco le parole di Irosfil (nome di fantasia), insegnante del Tagikistan, costretto dall’aumento del costo della vita ad abbandonare la sua città Vahdat.  Irosfil è solo uno dei tanti migranti tagiki che hanno scelto di andare in Russia. 

Tra gennaio e settembre 2021, il Ministero dell’Interno russo registra l’ingresso di 1,6 milioni di tagiki su circa 9 milioni di cittadini, quasi un quarto della popolazione in età lavorativa del Tagikistan, che dichiara il lavoro come motivo ufficiale del trasferimento. Di questi, 70 mila hanno ricevuto la cittadinanza russa.

Anche i migranti dal Kirghizistan sembrano ambire alla Russia. Tra i tanti, Medet Askarov che con la sua famiglia ha dovuto abbandonare la città di Almaty in cui viveva a causa di un’alluvione. 

Secondo quanto riportato da East Journal, l’Asia Centrale è tra le regioni del Mondo che più risente del cambiamento climatico, nonostante le emissioni di Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan insieme non superino lo 0,55% delle emissioni globali.

Due risultano essere i maggiori problemi: il primo deriva dai numerosi test nucleari eseguiti in Asia centrale a partire dagli Anni ‘50; il secondo è la conseguenza della coltivazione intensiva del cotone che ha provocato danni irreversibili al Mar Caspio e più pesanti al Lago d’Aral.

Stando a quanto previsto dalla Banca Mondiale e riportato da Radio Free Europe, entro il 2050 circa 220 mila kirghisi saranno costretti a trasferirsi in altre città e regioni.

Il paese da cui sono andati via più migranti è stato l‘Uzbekistan, con 3,3 milioni – la popolazione uzbeka è di tre volte superiore quella del Tagikistan -. La preoccupazione del governo uzbeko, nelle ultime settimane, però, è stata quella di limitare i voli diretti a Minsk per i passeggeri di alcune provenienze.

Questa decisione è stata accolta con favore dall’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, il quale in un tweet ha scritto “Apprezzo la pronta risposta per chiudere questa nuova rotta del traffico di esseri umani”. L’Uzbekistan ha così evitato di subire le limitazioni di accesso al mercato europeo altrimenti previste dalla Commissione europea.

Notizie queste che non trovano eco all’interno della restante Asia Centrale. La forte censura esercitata nei confronti dei giornali nazionali non permette di raccontare le crisi economiche o ambientali che coinvolgono tali cittadini. In Kazakistan, ad esempio, si parla solo della crisi migratoria che coinvolge la Polonia e la Bielorussia.

Intanto, in Turkeminstan, Radio Azatlyk annuncia la sospensione delle reti d’informazione indipendenti e social. Le uniche connessioni che sembrano funzionare sono quelle dei dirigenti politici e dei membri della famiglia presidenziale.

Le organizzazioni internazionali criticano le autorità del Paese per questa censura, ma all’ultimo tavolo di confronto tra Ue-Asia Centrale di tali tematiche non se ne è sentito parlare.

CORIS EXPRESS, Asia Bolognesi, Fabrizio Castellucci, Serafina Di Lascio, Maria Concetta Valente

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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